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Prima di gara 6 dei quarti a Villach, il portale d’informazione www.sportnews.bz ha pubblicato un'interessante intervista al giovane attaccante #77 del HCB Pascal Brunner.
Ve la proponiamo ringraziando per la gentile concessione e congratulandoci con Alex Foppa che l'ha realizzata. L’articolo originale (pubblicato il 14/3/2025) QUI 👉🏼https://www.sportnews.bz/artikel/eishockey/icehl/pascal-brunner-er-serviert-bozner-playoff-leckerbissen
Leggi tutto: Pascal Brunner: serve a tavola le prelibatezze dei playoff per l’HCB
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Prima di gara 6 dei quarti a Villach, il portale d’informazione www.sportnews.bz e il quotidiano locale Dolomiten hanno pubblicato un'interessante intervista al direttore sportivo e amministratore delegato del HCB Dott. Dieter Knoll.
Ve la proponiamo ringraziando per la gentile concessione e congratulandoci con Kurt Platter che l'ha realizzata.
L’articolo originale (pubblicato il 13/3/2025) QUI 👉🏼https://www.sportnews.bz/artikel/eishockey/icehl/kindergarten-jetzt-wehrt-sich-der-hcb-boss
Leggi tutto: Intervista prima di gara 6 VSV-HCB di Kurt Platter al Dr. Dieter Knoll
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di Andrea Scolfaro
“Se lo costruisci, lui tornerà...”.
Un amante della cinematografia sportiva saprebbe in quale film collocare uno dei momenti più iconici di una delle più belle pellicole dedicate al gioco del baseball. Ed alla sacralità con la quale il popolo americano (nel termine più ad ampio respiro geografico possibile) accompagna con devozione ogni evento legato alla disciplina del “batti e corri”.
Per chi legittimamente non conosce, o non ha mai visto, “L’uomo dei sogni”, film del 1989 che ha per protagonista centrale un assai giovane Kevin Costner (star del cinema che non ha mai nascosto la sua predilezione per il baseball, avendo dato il volto anche al ricevitore Crash Davis in “Bull Durham” ed al lanciatore Bill Chapel in “Gioco d’amore”), è basato su uno splendido romanzo di William Patrick Kinsella, del 1982: “Shoeless Joe” e ripercorre la storia di un agricoltore dell’Iowa che, suggestionato dalla ripetitiva frase “Se lo costruisci, lui tornerà...” percepita nel nulla della distesa dei suoi ettari coltivati a mais, decide di distruggere un intero raccolto di pannocchie per costruire al suo posto un campo da baseball a norma. Sul quale, una notte, appare lo spirito del grande Shoeless Joe Jackson e dei suoi sette compagni di squadra nei Chicago White Sox. Tutti implicati nello scandalo delle partite vendute durante le World Series del 1919 e che, per questo, furono squalificati a vita.
“L’uomo dei sogni” ha un forte impatto emotivo su coloro che amano il baseball. Per la cura della narrativa. Grazie alla quale Phil Alden Robinson, il regista, gioca con ogni singolo componente della fede e della religiosità che si celano nelle molteplici implicazioni di questo meraviglioso sport.
Pur non esistendo una definizione concreta, che possa spiegare il legame esistente tra Baseball ed Hockey, le due discipline hanno moltissimi punti di contatto. Ed è probabilmente per questo motivo che sono davvero tanti i praticanti di uno a mettersi in gioco anche nell’altro.
Anche nella nostra amata Hockeytown, in passato, molti hockeisti si dedicarono al baseball in estate. Tra i più noti certamente i fratelli Romeo e Giorgio Tigliani.
In un passato più recente invece, è più precisamente a metà degli anni Ottanta, fu Bruno Baseotto ad essere protagonista, con i compagni del Bolzano Baseball Club, di una clamorosa promozione in Serie A, ottenuta al termine di un drammatico spareggio col Cus Padova. Determinato proprio dalla decisiva eliminazione al volo in terza base - con la mano non guantata - di “The Fox” (alias, Bruno Baseotto).
Giorgio, Thomas e il papà Romeo Tigliani
L’uomo dei sogni ha avuto un forte impatto emotivo anche venerdì sera. Al PalaOnda.
Questa volta però il baseball, Shoeless Joe e Kevin Costner non hanno nulla a che spartire.
Perché dobbiamo doverosamente aprire il capitolo “Playoff 2025” descrivendo l’emozione che ha suscitato in tutto il palazzo l’apparizione di un grandissimo ed indimenticabile protagonista di un recente e glorioso passato. Uno che la maglia biancorossa l’ebbe tatuata sulla pelle. E che regalò al Bolzano, ed ai suoi devoti appassionati, stagioni e stagioni di inenarrabili gioie e soddisfazioni.
Stiamo parlando di Igor' Valentinovič Maslennikov.
A Bolzano, sbarcò un torrido giorno d’estate. Esattamente il 20 agosto del 1992. Ma non da solo. Assieme ad un fraterno amico e collega del CSKA Mosca. Tale Sergej Leont'evič Vostrikov.
Fu Pietro Nicolodi ad avere il privilegio di realizzare la prima intervista ufficiale - con tanto di interprete - alla fenomenale coppia di attaccanti. I quali, abituati alle monumentali strutture dei centri sportivi nell’ex Unione Sovietica, quando si ritrovarono al cospetto del Palaghiaccio di via Roma (l’anno prima che venisse inaugurato il PalaOnda) non poterono nascondere una certa perplessità.
All’epoca, l’allenatore dell’Hockey Club Bolzano era Ron Ivany e la società biancorossa era quasi sull’orlo del fallimento. Fu per questo motivo che incaricarono il generale manager Ron Chipperfield di sondare il mercato russo, molto più abbordabile rispetto a quello nordamericano, grazie alle riforme politico-sociali introdotte dalla perestrojka.
“Istruito sulle necessità che aveva il Bolzano di contrastare il dominio delle milanesi - ci raccontò tempo fa proprio Chipperfield sull’argomento - parlai con il secondo allenatore dell’allora Saima Milano, Juri Karmanov. Cercando di capire la situazione in cui versava il mercato dell’hockey a Mosca. Juri mi fece capire subito che in quel settore soldi non ne giravano. Che ci sarebbe stata la ghiotta opportunità di giungere a trattative vantaggiose. Andai a Mosca, per visionare alcuni giocatori. E mi focalizzai proprio su Vostrikov e Maslennikov. Sfortuna volle che persi l’unica occasione di vederli sul ghiaccio, perché indisponibili. Ricorsi ad alcuni video dei loro precedenti incontri giocati, ed avviai i contatti. Mi chiesero 150 milioni delle vecchie lire. Mi accordai per 30. Tanta era la carenza di liquidi sul mercato, in quel preciso momento epocale”.
Superato il netto scetticismo di Ivany, che non li vedeva minimamente nell’impianto di gioco che aveva in mente, tanto da essere già pronto a restituirli al mittente, Igor e Sergej vennero affiancati in prima linea da Martin Pavlu (l’unico della squadra in grado di sostenere la loro stessa intensità di pattinaggio). Ed a Bolzano iniziò una nuova era. Durata la bellezza di sette anni.
Quella del “Volga Express”.
Oltre 400 partite a testa per Igor e Sergej, 1.400 punti tra gol ed assist, 4 scudetti, un’Alpenliga
e soprattutto un Torneo Sei Nazioni.
“Semplicemente - scrisse di loro Michele Bolognini nel volume che celebrò i 75 anni di vita dell’Hockey Club Bolzano - la linea biancorossa più forte di tutti i tempi. Sette stagioni da sogno, cariche di gol, numeri
da circo e difensori a caccia di un analgesico per il mal di testa”.
Quando venerdì sera Igor Valentinovich Maslennikov ha scodellato simbolicamente il disco dell’ingaggio d’apertura prima di gara 3 tra Foxes Bolzano e EC Villacher SV, moltissime delle quattromila anime del PalaOnda hanno ripercorso con la memoria quegli attimi pressoché irripetibili. Che Igor ha poi potuto riassaporare, tra mille aneddoti, durante la cena con alcuni dei suoi vecchi compagni di squadra (Martin Pavlu, Kiki e Patrick Timpone, Ruggero Rossi De Mio, Christian Alderucci e Manuel Bergamo). Momenti di sorpresa mista a commozione quando qualcuno ha selezionato la più classica delle videochiamate perché anche Mike Rosati si unisse alla compagnia. Che si è poi congedata alla Sparkasse Arena, a notte fonda, proprio sotto il gigantesco murales dedicato a Gino Pasqualotto.
Il match di gara 4 dei quarti di finale tra Armata Biancorossa e carinziani, previsto alla Stadthalle di Villach questo pomeriggio - a partire dalle ore 17.30 - chiude idealmente la prima settimana del programma dei “Playoff” 2025 per la Ice Hockey League. Durante la quale molte cose sono accadute. E, aggiungeremmo: purtroppo, molte altre sono state dette.
Anche in maniera improvvida.
Domenica scorsa, i Foxes hanno saputo rompere lo spesso ghiaccio di una serie “best-of-seven” tutt’altro che agevole. Contro la stessa squadra che incrociò proprio ai quarti nel 2024. Lo scorso anno i biancorossi portarono subito il tabellone della serie sul 3-0 in loro favore. Ed il primo match-point venne in seguito annullato dal VSV proprio tra le mura amiche, al termine di un match nel quale il Bolzano non incise minimamente (perse 6-1). Anche a causa della serata di grazia attraversata dal suo goalie: il quarantenne Jean-Philippe Lamoureux.
Poi, l’11 marzo 2024, grazie alle reti di Brad McClure e Christian Thomas, i biancorossi staccarono il pass per la semifinale, superando i carinziani al Palaonda per 2-1.
Anche nell’attuale circostanza, il tabellone riporterebbe un 3-0 da comfort zone per la nostra squadra del cuore. Se, dopo la netta vittoria per 4-1 di domenica scorsa, maturata grazie ad un Dustin Gazley in grande spolvero ed uno Scott Valentine decisamente calatosi nello spirito dei playoff, non fosse susseguita la bruciante sconfitta (4-3) all’overtime di martedì scorso in Carinzia. Maturata nel modo che un po’ tutti hanno potuto notare.
A riguardo, non è assolutamente il caso di manipolare i contorni della realtà, affidandosi alla dietrologia o ad un certo fanatismo per i colori biancorossi.
Alexander Rauchenwald, il capitano delle aquile biancoblù, al termine della serata ha portato a casa il simbolico puck griffato con il suo eccezionale hat-trick. Evento che coniuga la serata di grazia attraversata dal giocatore con una quota parte di congiunzioni astrali a lui assolutamente favorevoli. Su quella decisiva, Sam Harvey, protagonista al solito di parate eccezionali ed autore di due strepitosi salvataggi sulla linea di porta, è arrivato sull’ultimo disco scagliato da Rauchenwald con un fottuto centesimo di ritardo. La pinza del Santo ha solo smorzato il proiettile. Che è andato a depositarsi lento e beffardo nella gabbia del Bolzano.
I fatti accaduti martedì corso hanno portato a galla alcune evidenze che vanno sottolineate.
Ai playoff, se concedi un intero periodo a qualsiasi avversario, non puoi pretendere di affidarti immancabilmente al tuo straordinario portiere. Nella speranza che sappia sempre come sopperire al gap di squadra.
Essere riusciti a recuperare due reti al Villach nel secondo periodo, ed un ulteriore svantaggio nel terzo, è un segnale positivo. I biancorossi sanno mettere il cuore. Soprattutto nelle situazioni sfavorevoli. Ma questo già lo sapevamo.
Le decisioni arbitrali in occasione dell’overtime hanno indirizzato l’esito del match. Il che non significa che siano state prese scientificamente nel modo sbagliato. Se il bastone alto che ha portato all’annullamento del gol di Benjamin Lanzinger è stato fin troppo evidente, in avvio di overtime invece è parsa alquanto dubbia l’ostruzione portata da Luca Frigo a Joe Cannata.
Si può e si deve imparare a rispettare l’operato della terza squadra in campo, per carità.
Ma l’espressione incredula del nostro numero 93, solitamente sobrio ed ineccepibile nelle sue valutazioni, resterà a nostro avviso un indizio rilevante sull’effettiva trasparenza - o meno - del video-review.
L’esito di gara 2 ha innescato inevitabilmente le reazioni più o meno composte dei tradizionali media che trattano l’evento hockey in via continuativa.
A nostro avviso, qualcuno è andato abbondantemente oltre la misura consentita dal buon senso.
Si possono - e si devono - ricercare le cause degli insuccessi. Come stiamo cercando di fare anche noi, dopo tutto. Ma nulla può autorizzare la critica a percorrere ambiti che non hanno nulla di sobrio e convenzionale. Ci riferiamo alla “sparata” che vorrebbe già Glen Hanlon al gate per l’imbarco di un volo senza ritorno. A prescindere dall’esito dei playoff. Reo di non avere la squadra in pugno - secondo l’analisi - e di aver già tirato i remi in barca. Non prima di aver addossato cause e responsabilità della situazione in direzione del suo staff, in primis: il suo assistente.
Valutazione che riteniamo ben più che inelegante. Anche per i toni. E la tempistica.
La reazione della squadra, al passo falso di Villach, è stata positiva.
I Foxes sono tornati in vantaggio nella serie. Grazie ad una vittoria di fondamentale importanza. In un momento topico del percorso nel ginepraio dei quarti di finale.
Il successo per 3-1 di venerdì sera è stato distillato dopo oltre due ore condite anche da una sofferenza che non si conosceva dai tempi della semifinale dello scorso anno contro Salzburgo.
Il gol sporco di Marco Richter, a due minuti dal termine del primo periodo, ha obbligato i biancorossi ad un inseguimento quasi affannoso. Ma che si è trasformato in atto concreto quando il Bolzano ha sottoposto Joe Cannata ad un vero e proprio bombardamento.
Allo stato attuale, le linee d’attacco del Bolzano denotano una marcata imprecisione sotto porta. Segno di una malcelata ansia da prestazione.
Serve uno deciso cambiamento, in tal senso. Uno switch importante. Magari una vittoria di spessore. Già da questasera. Perché l’Armata Biancorossa possa cambiare registro nel secondo campionato della stagione. Quello delle decisioni inappellabili.
Bolzano ha tutte le potenzialità per emergere definitivamente, anche in questi playoff.
Potrà riuscirci solo se saprà gettare, ancora una volta, sul ghiaccio tre elementi fondamentali.
Cuore, carattere e generosità. Da sempre nel suo DNA.
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Alla vigilia dei playoff, Carlo Bassetti, del portale d’informazione e social network bilingue www.salto.bz ha intervistato coach 3Glen Hanlon: la sua analisi della regular season e le ragioni delle sue scelte.
Ve la proponiamo, ringraziando per la gentile concessione, e congratulandoci con chi l'ha realizzata.
L’articolo originale (pubblicato il 28/02/2025) QUI 👉🏼https://salto.bz/de/article/28022025/hanlon-due-fattori-metodo-e-vittoria
Foto: SALTO Carlo Bassetti
In vista dei playoff dell'ICE Hockey League che inizieranno domenica prossima 2 marzo alle ore 18.00 alla Sparkasse Arena di Bolzano abbiamo incontrato il coach biancorosso Glen Hanlon. Persona estremamente amichevole, trasmette carisma e leadership fin dalla prima stretta di mano. Ne è uscita una lunga chiacchierata sul campionato in corso e sul mondo dell'hockey in generale. Stasera intanto, dopo la partita Fehérvár -Vienna si terrà il pick, al termine del quale di conosceranno gli accoppiamenti dei quarti di finale in base alle scelte delle prime squadre.
SALTO: Buongiorno Coach Hanlon. La scorsa settimana si è conclusa la stagione regolare con il Bolzano al terzo posto. Come giudica il cammino fatto finora?
Glan Hanlon: Sono sicuramente soddisfatto di alcuni aspetti del nostro gioco. Abbiamo finito al terzo posto, a un punto dal secondo e a tre dal primo. È però ovvio che questo sia quel momento in cui ogni squadra guarda la propria classifica e dice: “Avremmo dovuto battere questa squadra, non è nemmeno nei playoff…”. Alla fine però penso che i top team si equivalgano abbastanza. Fin da inizio stagione avevo in mente che con 92-100 punti saremmo entrati nelle prime tre. Eccoci qui. Questo è importante.
Che Bolzano vedremo nei play off?
Penso che di base vedremo lo stesso Bolzano che avete visto qui per tre anni: abbiamo sempre parlato di difesa di squadra come sistema su cui costruire il gioco. Quest'anno siamo la squadra con meno gol subiti, il che significa molto per me. Lo dico anche in prospettiva playoff: adesso iniziano partite intense e a basso punteggio. Dobbiamo giocare al meglio il nostro sistema e segnare qualche gol in più. È molto importante che i nostri giocatori interpretino al meglio il sistema perchè giocare la fase difensiva non è pattinare, andare all'indietro. È attaccare, conquistare il disco. Per avere un gioco efficace dobbiamo essere organizzati e veloci nella zona difensiva per uscire velocemente.
Oggi (28 febbraio) si conoscerà chi tra Vienna e Fehérvár sarà l'ottava squadra dei quarti di finale. Subito dopo la partita verrà effettuato il pick per i quarti di finale. Il Bolzano avrà la terza scelta. Dovrebbero rimanere da scegliere Graz e Villach. Che valutazioni avete fatto?
Non credo sarà così semplice. Potrebbero esserci situazioni sorprendenti nei pick prima di noi. Abbiamo analizzato a fondo i vari scenari. Potrebbe essere che le squadre prima di noi scelgano per valutazioni diverse da quelle che sarebbero prevedibili. Per quanto riguarda noi ho le idee chiare. Ne abbiamo già palato apertamente con la squadra. Qualunque sia il nostro avversario dei quarti di finale dobbiamo solo applicare il nostro sistema di gioco al meglio, come se non conoscessimo chi abbiamo di fronte. Non dobbiamo cambiare la nostra natura per l’avversario che abbiamo di fronte. Sarebbe un errore e un vantaggio per lui.
La squadra alla lavagna tattica Foto: Carlo Bassetti
Come ci ha detto recentemente Luca Frigo, i playoff sono un altro campionato. Quasi un altro sport. È vero o è solo un modo di dire?
È vero. La penso così: ci sono due fattori di base su cui costruire una squadra. Il metodo e la vittoria. Ognio stagione ha i suoi ritmi. In questa stagione siamo partiti con la giusta calma nel training camp di agosto. Quello è il momento dello studio e della riflessione sul modello di hockey che giocherai. Lo devi fare con i giusti tempi. Questo è il processo, il miglioramento del gioco, dell’intesa, dei meccanismi. Con l’avanzare della stagione la vittoria diventa priorità rispetto a questo. Quindi una volta arrivati ai playoff il processo non c'è più, conta vincere. Non si dice più “Ok, dobbiamo migliorare, dobbiamo lavorare su questo, dobbiamo fare quest’altro”. Ai playoff si dice “Vai e vinci le partite”. Un’altra cosa.
Si dice anche che nell'hockey alcuni giocatori siano da playoff e altri no. Una questione tecnica ma anche mentale. I giocatori del Bolzano sono da playoff?
La questione è che in stagione regolare ci sono 13 squadre. Ai playoff ne rimangono 8, poi 4… Mettiamola così, non voglio essere irrispettoso, ma alla fine squadre che in 48 partite hanno fatto 35 o 40 punti sono diverse da quelle che ne hanno fatti magari 95. Queste squadre sono per forza di cose più veloci e più efficaci… se si commette un errore, con loro si prende gol. Sono questi i team che incontreremo ai playoff, sia chiaro. Segneranno di potenza. Ci sarà per forza un gioco più fisico e credo che alcuni giocatori abbiano caratteristiche più adatte a questo gioco. Credo che saremo all’altezza.
Foto: Carlo Bassetti
Pensa ci siano squadre favorite?
No, non credo che ci sia un gruppo di favorite sulle altre. Le otto che rimangono possono veramente farcela tutte. Lo avete visto anche qui a Bolzano. Quando la squadra ha vinto l'ultima coppa si era piazzata molto in dietro in stagione regolare. E poi ha vinto il campionato.
Il Bolzano ha iniziato la stagione in modo dominante, mentre nella seconda parte della stagione i risultati sono un po' calati. Cosa succede?
In realtà credo che questo sia legato più al calendario e all’andamento della regular season. L’inizio è stato certamente positivo con la vittoria netta con Linz alla prima giornata, ma successivamente il calendario non voglio dire fosse morbido ma certamente non avevamo le partite più difficili. Dopo la pausa di dicembre invece abbiamo giocato qualcosa come 13 partite in 26 giorni. È stato un calendario molto fitto e duro. Nel periodo natalizio abbiamo giocato in pochi giorni con Linz e due volte con Salzburg. Alla fine guardando la classifica la differenza tra noi e il sesto posto (Villach) è di soli 7 punti. Si tratta di 3 vittorie. Considerato quanto detto credo che siamo stati piuttosto costanti.
Foto: Carlo Bassetti
Quest'anno la squadra ha avuto problemi con gli special team. Il Penalty Killing (PK) è migliorato nell'ultima parte della stagione, ma il Power Play (PP) sembra essere ancora un problema.
Abbiamo avuto un periodo davvero pessimo nel Penalty Killing tra novembre e dicembre. Nel PK in quel periodo siamo passati dal quarto posto a quasi l’ultimo. A metà dicembre abbiamo vinto ai rigori con Voralberg. È da quella partita che abbiamo messo un po’ in ordine il PK. Finiamo la regular season con la quinta miglior statistica. Potevamo migliorare ancora. Non c’è dubbio che prima di quella partita con Voralberg sono stati fatti degli errori di valutazione e scelte sbagliate di cui mi prendo la responsabilità. Erano decisioni mie. In merito al Power Play finiamo la stagione con il 19% o poco più. Avevamo iniziato intorno al 20%, volevamo però finire al 23-24. Ho pensato spesso di aver bisogno di qualche punto in più dal PP.
Alla fine penso che le percentuali abbiano veramente qualche importanza, ma il gioco va analizzato non solo coi numeri. Spesso si sottovaluta un altro fattore fondamentale: quando si fanno i gol. Si può essere già 5 a 2 e segnare, magari in superiorità, il gol 6, 7 e 8. Poco utile alla fine. Ci sono state poi partite dure ed equilibrate in cui abbiamo giocato bene 5 contro 5 ma la vittoria è venuta proprio con un gol in power play. Per le statistiche quei gol valgono uguale…. Quando facciamo l’analisi della partita diamo importanza anche a quando abbiamo ottenuto la superiorità e con quale punteggio in quel momento. Poi, certo, guardiamo anche le percentuali.
Quando abbiamo intervistato Sam Harvey ci ha detto di stare attenti alle statistiche, perché possono essere una trappola.
Chi ama le statistiche, magari è primo nel power play, ma poi se si guarda meglio, si vede che non ha segnato contro le prime cinque squadre. Chissà se deve essere veramente contento. Perché alla fine non devi avere un gol in più nei power play. Devi avere un gol di più dell’avversario alla fine della partita.
Foto: Carlo Bassetti
Una differenza evidente rispetto alle stagioni passate è il continuo cambiamento delle linee offensive. È un segno di difficoltà nel trovare un equilibrio?
No. È un segno di profondità e qualità del roster. Basta dire che quest’anno potenzialmente abbiamo sei centri: Finoro, McClure, Halewka, Mantenuto, Bradley e Christoffer. Per due anni abbiamo avuto giusto i quattro centri su cui costruire le quattro linee di attacco. Cambiare le linee può dare molti vantaggi perché si possono fare cose diverse sul ghiaccio.
Ma questo non è negativo per il feeling e gli automatismi tra i giocatori?
Non credo che sia così. È nella tradizione hockeistica nordamericana avere roster ampi ed è normale per ogni attaccante giocare con tutti i compagni di reparto. Non importa con chi giochi. Vai sul ghiaccio, fai il tuo lavoro al massimo con chiunque tu lo stia facendo. Devi essere nel posto giusto al momento giusto. Nel tempo abbiamo comunque costruito delle coppie più stabilizzate, centro - ala. Bradley gioca con Salinitri a sinistra, Helewka è ala sinistra con Christoffer centro, Frigo con Mantenuto. McClure ha giocato a lungo con Gazley, che però è stato fuori a lungo per l’infortunio alla mano per cui questa coppia è stata meno costante recentemente.
McClure a inizio stagione ha giocato anche ala destra.
Certo, abbiamo costruito il roster pensando anche a queste opzioni. Alla fine della passata stagione avevo parlato con Brad che mi ha detto di poter tornare senza problemi a destra, dove ha giocato gran parte della sua carriera. Lo abbiamo fatto per dei tratti della stagione, quando serviva. Durante la stagione ho poi deciso che la nostra squadra fosse migliore con lui al centro. Brad gioca ovunque serve. È questo che mi piace di lui ed è per questo che continuo a volerlo qui. Per Brad la squadra viene prima di tutto.
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Passando invece alla difesa, la situazione sembra più stabile. Rimarranno gli accoppiamenti degli ultimi mesi?
Il discorso con la difesa è un po’ diverso. Innanzitutto i difensori da schierare sono 6 e non 12. Con Enrico (Miglioranzi) settimo da inserire a rotazione al posto di Valentine e Seed, che facendo parte della PK unit hanno molti minuti sul ghiaccio. A inizio stagione Hults e Burque erano divisi. A metà stagione ho deciso di metterli assieme perché sono i due difensori maggiormente d’attacco e volevo costruire una griglia adatta per le situazioni in cui serve più pressione offensiva. Di Perna e Spornberger sanno pattinare e insieme ci danno grande solidità. Un’accoppiata robusta. Siamo soddisfatti.
1985, Gan Hanlon portiere dei New York Rangers. Figurina originale autografata in occasione dell'intervista. Foto: collezione privata
Sam Harvey sta disputando una grande stagione. La scorsa partita, però, era fuori dal roster. Qual è la situazione? È tutto a posto?
Tutto secondo programma. Dopo la partita a Fehérvár domenica 16, giocata da Sam, avevamo ancora solo la partita in casa di venerdì scorso con Innsbruck. Quella partita volevo la giocasse Jonny. È stato perfetto per dare una settimana di riposo a Sam e permettergli comunque questa settimana di rientrare nella routine di gioco/allenamento in vista dell’inizio dei playoff domenica.
Harvey ci ha detto che avere un ex portiere di livello top come lei come capo allenatore è un vantaggio. Una questione mentale e di feeling. Anche i suoi modelli di gioco e di allenamento sono legati al fatto che lei era un portiere?
Ho detto chiaramente in spogliatoio che non è così. Non è una battuta. Ho imparato come giocano i portieri e come allenarli quando giocavo io. E parliamoci chiaro, l’hockey di adesso e ancora di più il ruolo del portiere non si avvicinano neppure a quello che erano ai miei tempi. Praticamente siamo in un altro mondo. Certo, so come ci si sente da soli in mezzo a quei pali e sono a disposizione per un sostegno o una riflessione in proposito. Una cosa che aiuta tutti, sia tecnicamente che mentalmente, è avere due portieri di grande livello. Con Jonny Vallini in squadra, con il suo record è di 20 vittorie e 3 sconfitte negli ultimi 2 anni, posso far giocare Sam esattamente le partite che penso debba giocare per essere al top per la successiva. Non ho mai problemi nella rotazione. È una squadra portieri perfetta, sono amici e si supportano a vicenda. E questo è molto importante.
Per concludere, qualche parola sull'hockey nordamericano. Il torneo 4 Nations Face Off è stato uno spettacolo straordinario. A differenza dell'all-star game è sembrato vero hockey. Ha seguito il 4 Nations?
Beh sì, ho fatto il possibile. La gran parte delle partite era a notte fonda, le ho guardate in differita. Mi è piaciuto molto ascoltare i giocatori e gli allenatori che avevano il microfono live. Mi è piaciuto moltissimo ascoltare John Cooper (allenatore del team Canada) prima in panchina e poi nei commenti post game. Mi è piaciuto anche sentire McDavid parlare in campo coi compagni di squadra e con gli avversari. Queste cose me le sono proprio godute. Questa nuova formula del 4 Nations al posto dell’all-star game mi sembra molto buona. Ha avuto grande successo in Nord America.
Lei è canadese di nascita e di passaporto, ma ha anche cittadinanza statunitense. È soddisfatto di come è andata la finale USA-Canada?
Si lo sono. Sono nato in Canada, lì sono cresciuto e lì è nato il mio hockey. Certo ho giocato e lavorato per molti anni in USA e sono anche cittadino americano. Sono legato a entrambe le nazioni e sono grato ad entrambe, ma se devo tracciare una linea di demarcazione e dire dove sono, dico sicuramente che faccio il tifo per il Canada.
Foto: Carlo Bassetti
A proposito di NHL. L'anno scorso ci ha detto di tenere per Vancouver. Stanno vivendo una stagione difficile. Al momento stanno lottando per la wild card. Pensa che riusciranno a raggiungere i playoff?
Potrebbero farcela. Ma sono di nuovo senza il loro portiere numero umo, Demko che è già stato fuori per buona parte della stagione. Potrebbe però rientrare a breve e questo significherebbe molto. Poi Petterson in attacco non sta giocando bene e in più hanno avuto problemi di spogliatoio tutto l’anno. J.T. Miller è stato ceduto per questo, ma i problemi sono rimasti, pare. Lo spogliatoio deve essere un luogo divertente e sereno, non si può avere a che fare con tensioni e problemi ancora prima di mettere i pattini. Dico di più, se si guadagnano 80 milioni o più si può trovare un modo per andare d’accordo. Anzi si deve!
Chi vincerà la Stanley Cup?
Domanda difficile a cui rispondere. Con il sistema del salary cap il livello è molto uniforme, difficile scegliere un favorito. Ma se dovessi davvero sbilanciarmi, odio doverlo dire, ma sarà Edmonton. Credo che alla fine sarà il portiere a decidere, ma loro hanno i due migliori giocatori del mondo in campo. (Hanlon si riferisce a Connor McDavid e Leon Draisaitl).
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Andrea ci guida attraverso le sensazioni che turbinano attorno al mondo dell'hockey con l'avvicinarsi dei playoff. Si combatterà, senza esclusione di colpi, per guadagnarsi un posto al turno successivo e prolungare eccitazione ed emozioni, se possibile, fino alle gare di finale.
di Andrea Scolfaro
Leggi tutto: AdB 24 - È tempo di March Madness. Il momento dei playoff
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Analisi dell'assegnazione del Premio a Cristiano Digiacinto - di Podlosky -
La 9ª edizione del Premio Combattività – Gino Pasqualotto 2024/25 se l’aggiudica il #11 biancorosso che succede a Daniel Mantenuto nell’Albo d’Oro del premio.
La stagione regolare 2024/25 è stata abbastanza altalenante e combattuta per i primi posti… con frenate e accelerazioni.
La squadra per tutto l’arco del torneo non è riuscita avere una vera costanza nei risultati e ad esprimere tutto il potenziale di tasso tecnico di cui è dotata. Nonostante questi aspetti l’attaccante numero 11 Cristiano Digiacinto è riuscito ad esprimere sul ghiaccio un impegno costante e una dedizione alla maglia biancorossa, cosa che già aveva messo in mostra lo scorso anno quando a febbraio si era unito ai Foxes, meritando in maniera inequivocabile di alzare il trofeo per quest’anno.
Ora, ad evento concluso, e consegnato sul ghiaccio il trofeo, è possibile analizzare il voto in dettaglio proponendo la classifica finale per i primi 5 posti con le percentuali dei voti validi:
Analisi del voto dei soci di HCBfans e della stampa specializzata (3 preferenze)
Dall’analisi dei dati si nota un vero plebiscito, infatti vi è un’ampia forbice tra i primi due: Digiacinto è al primo posto nelle scelte nel 55% dei casi e al secondo posto nel 16%
Analisi del voto degli abbonati Stesso eisto ha ottenuto il voto tra gli abbonati (che disponevano di un solo voto) dai quali Digiacinto ha preso il 50.0% dei voti di questa categoria, lasciando solo le briciole ai compagni.
Applicazione HCB Foxes La novità, introdotta già da diverse stagioni, di poter indicare il voto attraverso l’applicazione per smartphone fornita dall’HCB, ha dato un buon riscontro numerico di votanti individuando come vincitore Cristiano Digiacinto con il 55,2% che riteniamo possa essere una valida cartina al tornasole per il buon esito generale di tutta la votazione, sapendo che via app. possono votare anche giurati che non hanno per forza seguito con attenzione e regolarità tutta la stagione, il voto è irisultato infatti più disperso.
Sperando che la stagione sia ancora molto lunga, siamo già col pensiero al prossimo giocatore che cercherà di scalzare Cristiano Digiacintodal trono di più “combattivo” per il prossimo anno. Come conclusione è possibile sottolineare il compiacimento della nostra associazione per la partecipazione alla votazione e per tutto il lavoro e l’impegno che ha comportato l’organizzazione e realizzazione di questo evento che, va ricordato, organizziamo annualmente in collaborazione con l’Hockey Club Bolzano.
Adesso cala davvero il sipario su questa edizione con un arrivederci alla stagione 2025/26. Grazie a tutti, il Premio Combattività - Gino Pasqualotto vi da appuntamento al ragguardevole (e, all'inizio di questa avventura insperato) traguardo della 10ª edizione. • Qui il link che vi rimanda alla galleria delle immagini della serata di premiazione 👉🏼 https://mmxx.hcbfans.net/index.php/gallery?2024-2025&events-press&premiazione-p-combattivita-9-edizione |