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Assi di bastoni

Assi di bastoni #33 non poteva che essere riservato/dedicato a chi quel numero l'ha indossato e onorato a lungo con la maglia biancorossa. I 70 anni dalla nascita di Gino sono celebrati da Andrea Scolfaro nelle righe che seguono. Buona lettura.

HCB HCP

 

Alcune curiosità nella lunga storia del derby fra Bolzano e Brunico che oggi al Palaonda arriva al nr. 200. Assi di bastoni nr. 38 di Andrea Scolfaro per una sfida infinita. Buona lettura.

CHL HCB

 

Assi di bastoni #37 (𝘥𝘪 𝘈𝘯𝘥𝘳𝘦𝘢 𝘚𝘤𝘰𝘭𝘧𝘢𝘳𝘰): parlando di Europa a tinte biancorosse e della ripresa del percorso in ICE Hockey League. Buona lettura.

Dai ricordi delle sfide infinite con il Cortina all'attualità delle due partite del fine settimane: Eccovi il 34° episodio degli Assi di Bastoni di Andrea Scolfaro.

baby boomer generation.jpgBoomer, ovvero membro della generazione composta dai nati nel Dopoguerra, tra il 1946 ed il 1964, momento storico contraddistinto da un’eccezionale ripresa dell’economia e da uno straordinario incremento demografico. Un fenomeno, per il quale gli angolofoni trovarono una neologismo particolarmente azzeccato: il cosiddetto “Baby Boom”.

Personalmente, essere calato in questo preciso contesto storico, mi ha sempre trasmesso una sensazione di benessere. La stessa, molto probabilmente, che spinse i miei genitori a regalare un fratellino al loro primogenito.

Nei panni del boomer, quindi, mi sono sempre sentito a mio agio.

Essere un ragazzino, negli anni Sessanta, fu un’attività davvero formativa. Perché privilegiò, in modo esponenziale, epocali rapporti umani. Totalmente differenti da quelli attuali.

Al mattino, l’obbligo ed il dovere di recarti a scuola. Dove allacciavi quotidiane relazioni con professori e compagni di classe, liberi dall’isolamento sociale provocato dai telefonini.

A pranzo, con la propria famiglia, col televisore inevitabilmente spento - perché la programmazione Rai era distribuita su soli due canali e prendeva vita solo a pomeriggio inoltrato - durante il quale assimilavi ulteriore conoscenza dalle conversazioni con gli adulti.Bonanza

Il momento dello studio, fatto rigorosamente con mia madre accanto. Al quale seguiva una mezzoretta dedicata all’amata serie western “Bonanza” e lo svago - prima di cena - con gli amichetti sotto casa. A patto che rimanessi sempre all’interno del campo visivo dei miei genitori.

In quei meravigliosi anni, la tecnologia fu quanto di più astratto potesse esistere per quella generazione. Computer, telefoni cellulari e robot, tutti di prima concezione, furono pane quotidiano solo per geni assoluti come Isaac Asimov, uno dei precursori del genere fantascientifico ed autore -  tra il resto - delle “Tre leggi della robotica”, pietra miliare dell’intelligenza artificiale, secondo le quali un essere meccanico deve difendere e non minacciare l’integrità dell’uomo, deve obbedire al suo volere e salvaguardare se stesso.

Nonostante la mia inesauribile propensione per la fantascienza, manifestata divorando grandi quantità di pellicole e libri sul genere, ho vissuto e vivo tuttora portandomi addosso una profonda ed alquanto paradossale repulsione per tutto ciò che è tecnologico.

Il lato oscuro del mio essere boomer.

Venerdì scorso, giusto per fare un esempio calzante con l’argomento che abbiamo più a cuore, prima di potermi godere in tivù il big-match tra Red Bull e Foxes, ho aperto con timore l’icona corrispondente a DAZN (neanche fosse il pulsante di autodistruzione del televisore), mi sono iscritto gratuitamente alla piattaforma digitale, tra mille ripensamenti, ed ho trovato pace solo quando sono apparse le immagini in diretta dalla EisArena di Salisburgo.

Credo di poter affermare, senza tema di smentita, che “quelle” immagini abbiano generato in tutti noi un senso di conforto - misto a consapevolezza - che avevamo tralasciato, in qualche cassetto della memoria, da un bel po’ di tempo a questa parte.

Biancorossi dominanti, nonostante il computo finale dei tiri in porta (34-25 pro Red Bull) potrebbe dimostrare l’esatto contrario, per la loro capacità di sopperire dall’alto di una disciplina tattica tenace come basalto alla consolidata organizzazione di gioco dei salisburghesi.

KurtKurt Kleinendorst non è e non potrà mai essere paragonabile al suo predecessore, Glen Hanlon.

Il “Defense First”, predicato da coach Glen, incontra certamente alcune analogie nell’impianto tattico applicato da mister Kurt. Le differenze tra i due sembrano sostanziali nel diverso modo di dare vita al proverbiale “team building”. Momento in cui le due distinte scuole di pensiero sembrano provenire da pianeti diametralmente opposti.

Quando esce dal pancone governato da Kleinendorst, ogni giocatore è perfettamente conscio di dover rispettare anche linee di condotta sul ghiaccio che esulano dalla strategia impostata dal coach di Grand Rapids, Michigan.

Dottrina che, a livello individuale, ha letteralmente evoluto uomini come Matt Bradley (in special modo), Daniel Mantenuto, Jonny Vallini, Dylan Di Perna, lo stesso Chris DiGiacinto.

Emblematica, in tal senso, la grandissima prestazione fornita domenica sera da Enrico Miglioranzi, sceso sul ghiaccio con cambi regolari per colmare il vuoto lasciato temporaneamente da Philip Samuelsson.

L’impressione visiva che si ottiene guardando il singolo, e non il collettivo, e che sia pienamente consapevole di fare parte di una squadra. In senso strettissimo. Tutti si sentono utili e funzionali. Nel nome e nella salvaguardia del team. E dello spogliatoio.

La prima, e probabilmente più grande, conquista che ha saputo raccogliere coach Kleinendorst da quando ha fatto la sua apparizione a Bolzano.

 

Il team biancorosso sceso sul ghiaccio salisburghese ha messo splendidamente in atto ogni contromisura utile a rendere molto complicata la lettura del match ai pluricampioni in carica. Ed ha saputo raccogliere, in una progressione calma ma costante, i frutti dell’approccio corale. Tanto caro al coach biancorosso.

Quella dell’Eisarena è stata la grande serata di Jonny Vallini. Di Cole Schneider e Brett Pollock. Al termine della quale i Foxes hanno ristabilito immediatamente, e con gli interessi, le gerarchie stagionali con i Red Bull. Facendo sparire l’unica macchia sul mantello biancorosso, in questo avvio di ICE, fatta apparire proprio da Salisburgo, alla prima giornata di campionato.

Il match di venerdì scorso è stato un ottimo test anche per il divano di casa. Sollecitato da scomposte reazioni istintive, avute nelle diverse fasi dell’incontro.

Nel primo tempo si è avuta ben presto la sensazione che Gianluca Vallini fosse completamente a suo agio anche al cospetto dei Red Bull. Presente, concentrato e reattivo come solo i grandi goalies sanno essere, quando si ergono a difesa della propria gabbia.

Davanti, il Bolzano ha fatto subito capire ad Atte Tolvanen quale tipo di serata avrebbe trascorso. Minacciando, in modo grave ed efficace, il portiere finlandese fin dalle prime incursioni portate da Luca Frigo e Daniel Mantenuto.Pollock

Splendida la transizione scaturita in velocità, che ha portato al primo gol della serata. Appena Cole  entra in possesso del disco, dopo un rebound di Vallini, Brett Pollock parte come un missile sulla sinistra del terzo difensivo biancorosso. La difesa delle Lattine viene colta letteralmente di sorpresa e Pollock può giocarsi come preferisce il breakaway su Tolvanen. Disco sul rovescio ed incrocio dei pali spolverato di precisione. 

Bolzano è avanti. E ci rimarrà fino all’ultima sirena. Nonostante Matt Bradley si divori il 2-0.

Salzburg avrebbe anche diverse soluzioni per recuperare lo svantaggio. Ma sul solissimo Lukas Thaler, ad esempio, Vallini compie un’altra grandissima parata, a sventare la solare occasione.

Nel secondo periodo i padroni di casa evidenziano, ancora una volta, limiti nella copertura difensiva, già pagati a caro prezzo a Brunico.

Dennis Robertson esce col disco, dietro la gabbia di Tolvanen, con troppa leggerezza. Brett Pollock invece è predatorio nell’istinto di voler recuperare il puck. Assist al bacio per Cole Schneider, appostato sulla sua mattonella di competenza sulla sinistra del portiere, e Bolzano che centra il doppio vantaggio.

La terza frazione non è certo una comoda passerella per i biancorossi. Che devono affidarsi ancora al momento di grazia attraversato dal loro portiere per garantirsi l’auspicata immunità.

L’ideale muro, alle spalle di Vallini, resiste ad ogni assalto. E davanti è sempre un ispiratissimo Brett Pollock a procurare le grane peggiori all’avversario.

In questo modo si giunge al minuto 14, alla vera giocata di classe della serata.

GildonMax Gildon raccoglie il disco dietro la gabbia di Vallini, avanza fingendo lo scarico alle sue spalle prendendo così in contropiede Michael Raffl, appostato in zona neutra. Quella mezza pattinata di vantaggio sul numero 12 di Salisburgo risulta fondamentale quando Gildon oltrepassa la linea blu. Nonostante la difesa si chiuda a tenaglia sul nostro difensore, questi ha già deciso dove colpire Tolvanen. Disco sulla destra del portiere e divano che tiene in bellezza, senza scomporsi minimamente.

Sul 3-0 si gestisce meglio, osserverebbero anche i meno avvezzi. Tanto che Dustin Gazley avrebbe anche la possibilità di chiudere ogni discorso, con Bolzano in inferiorità numerica. Ma il quarto gol biancorosso è solo rimandato di qualche minuto.

Vallini prolunga il suo show, annichilendo sia Nikolaus Kraus che Michael Raffl. A coach Manny Viveiros non rimangono molte altre carte da giocare. Gli resta però, con grande anticipo, l’estremo azzardo di togliere Tolvanen per il sesto uomo di movimento.

L’assalto all’arma bianca dei Red Bull è feroce ma scomposto. E da una feritoia lasciata scoperta alle loro spalle, Brice Misley può partire di slancio, verso la gabbia vuota. 

È il gol dell’apoteosi, che genera quell’attimo di rilassamento collettivo temuto da Jonny Vallini, proteso all’inseguimento del suo terzo invidiabilissimo shutout della sua personale stagione. Benjamin Nissner recepisce l’opportunità lasciata dal nemico sul ghiaccio. E può finalmente infilarsi con più agio nello spazio libero, lasciato ad un metro dal portiere biancorosso.

Nello slancio, Nissner ed il disco vengono letteralmente avvolti dalla gabbia del Bolzano.RBS e HKO

Il dispetto delle Lattine è compiuto. Il terzo shutout di Gianluca Vallini viene meno. Ma finisce 4-1. Ed i tre fondamentali punti in palio alla EisArena sarà il Bolzano a portarli a casa.

Nemmeno il tempo di disfare i borsoni, e recuperare le energie fisiche e mentali, che i Foxes si sono presentati domenica pomeriggio al Palaonda per respingere l’assalto portato dalla capolista, l’Olimpija Ljubljana. Ergo, il miglior attacco della ICE opposto alla miglior difesa.

Feriti nell’orgoglio proprio venerdì scorso a Vienna, dove i Caps si sono affidati alla vena realizzativa di un ritrovato Sam Antonitsch (2 pregevoli gol su altrettanti assist del compagno di linea Christoph Kromp) per fare loro lo scalpo, i Draghi Verdi lubianesi sono stati costretti a mettere  in palio il loro primato sul ghiaccio di via Galvani.

L’avvio della gara è favorevole agli sloveni, molto brillanti e veloci nel terzo difensivo avversario e sorretti magnificamente davanti alla gabbia da un Lukas Horak in grandi condizioni di forma.

La prima penalità del match è propizia al Bolzano. Ma, in inferiorità numerica, con una transizione tanto repentina quanto efficace, il suo special team porta in vantaggio l’Olimpija con Miha Bericic, che buca un Sam Harvey non impeccabile, con un disco collocato tra pinza e gambale.

I biancorossi non subiscono il colpo e reagiscono immediatamente, sospinti dall’ammirevole incitamento della Curva Nord. I ripetuti attacchi portati alla gabbia ospite sono caricati a salve. Horak resiste e può levare il bastone al cielo quando due ex biancorossi confezionano la splendida azione che porta Lubiana sul doppio vantaggio esterno.

Alex Petan, conduce il puck dietro la gabbia di Harvey. In un istante scaturisce l’intesa con Ziga Pance, il quale taglia in due il terzo difensivo per superare implacabilmente Sam Harvey.

Per riaprire il match prima dello scadere del primo periodo, Bolzano avrebbe anche l’occasione giusta con Cole Schneider. Immagine fotocopia del gran gol di Pollock a Salisburgo. Disco sul rovescio ma traiettoria intercettata in modo miracoloso dal gambale sinistro di Horak.

Quando rientra sul ghiaccio, per dare vita alla seconda frazione, l’Armata Biancorossa deve aver recepito alla lettera le indicazioni del proprio coach. Perché riesce a sfoderare 20 minuti effettivi di hockey ad altissimo livello.

I biancorossi sono costantemente in anticipo sul disco, sulle diagonali di passaggio c’è sempre un uomo libero ad attendere lo scarico del compagno ed, alla lunga, la velocità delle giocate ha l’effetto di sgretolare inesorabilmente le certezze accumulate da Lubiana nel primo parziale.

SchneiderIn sette minuti Bolzano ribalta letteralmente gli sloveni.

In superiorità ci pensa lui, con la specialità della casa: il tocco sotto la traversa a ribadire in rete un disco vagante da un precedente rebound. Quando si declama il senso della posizione e del gol non si può fare altro riferimento se non a Cole Schneider.

Poco dopo il Bolzano potrebbe addirittura pareggiare con Chris DiGiacinto, sul quale Lukas Horak si salva in qualche modo. Dalla posizione privilegiata della curva sembra che il disco finisca in rete. Ma, per gli arbitri, si può proseguire. Poco male comunque. Qualche istante dopo, il 2-2 legittimo lo insacca Brad McClure, assistito perfettamente da un ispiratissimo Cole Schneider.

I Draghi Verdi spariscono progressivamente dalle parti di Harvey e Ben Cooper, l’Uomo di Vancouver, non sa più come impostare la difesa di Lubiana, nel tentativo di arginare quel vero e proprio fiume in piena che risulta essere il Bolzano del periodo centrale.

Nemmeno i time out ed i cool break giungono a soccorso dell’ex associato dei Red Bull. I biancorossi si spingono con sempre maggiore decisione in avanti ed ottengono il gol del vantaggio con Matt Bradley, messo davanti alla porta da un assist millimetrico di Enrico Miglioranzi.

L’Olimpija è alla deriva e Bolzano potrebbe addirittura dilagare, ancora con McClure e successivamente con Luca Frigo e Daniel Mantenuto.

La platea del Palaonda (3.000 anime entusiaste) è consapevole di quanto l’impresa biancorossa sia fruibile ed a portata di mano. E tende ad elevare con sempre maggior intensità il proprio sostegno, dai primissimi istanti del terzo e conclusivo periodo.

Mentre i tifosi si godono le giocate spettacolari dei biancorossi, al culmine di una di queste Scott Valentine e Brad McClure chiudono virtualmente il match grazie ad un’intesa che sfocia nel 4-2 interno.

Cooper si ritrova nella stessa condizione di Viveiros, quella di due giorni prima a Salisburgo.

Non sa più a quale santo appellarsi, anche se il dovere gli impone di pescare le ultime opzioni offensive disponibili nel suo book.

L’Olimpija va all’assalto della gabbia di Sam Harvey.Harvey

Alex Petan e Ziga Pance avrebbero anche il disco buono. Che Alex sbuccia sul palo interno e Ziga, a rimorchio, spedisce incredibilmente largo dai pali, ad Harvey battuto. Un segno del destino.

Nei minuti finali, nemmeno una doppia superiorità numerica, ed il successivo sesto uomo di movimento, corrono in soccorso di T.J. Brennan. L’Uomo della Provvidenza, il capocannoniere (6 gol e 7 assist) di questa Olimpija molto più che apprezzabile.

Lo special team sloveno, dove maggiormente brilla la classe cristallina dell’ex NHLer, è l’ultima arma a disposizione di Cooper a doversi arrendere all’evidenza.

Bolzano l’ha letteralmente ribaltata. Un altro pregio attribuibile a Kurt Kleinendorst.

Dopo i due fondamentali successi ottobrini di inizio mese, su Red Bull e Draghi Verdi in ICE, ed aver preso il comando di questa Lega addirittura con una partita in meno rispetto alle immediate inseguitrici (Lubiana e Salisburgo), questa sera (alle ore 19.45) un PalaOnda mai sazio di emozioni ospiterà il quinto appuntamento stagionale dei biancorossi in Champions Hockey League.

Gli ospiti, nella circostanza, saranno i tedeschi dell’ERC (Eishockey und Rollschuh Club) Ingolstadt, diretto concorrente del Bolzano nella corsa alla qualificazione verso gli ottavi di finale.

I Panthers, vincitori in primavera della regular season in DEL, di diritto per questo in CHL, sono guidati per il quarto anno consecutivo dal 54enne coach canadese Mark French ed hanno un solo punto in più in classifica rispetto al Bolzano (6, contro 5 dei biancorossi).

A due lezioni di finlandese, subite in casa alla Saturn Arena (1-3 con Ilves Tampere ed 1-4 con KalPa, le due regine in vetta alla classifica di Champions), sono seguite due nette vittorie consecutive in Svizzera: 7-3 a Zugo, con il locale Eissportverein, e 3-1 a Losanna.

In DEL, invece, il collettivo germanico ha un’andatura altanenante assai.

Insta QUAD. IngolsIn casa è capace di fornire prestazioni eclatanti, come la vittoria all’overtime di venerdì scorso per 6-5 su Straubing (secondo in classifica, dietro soltanto alle voracissime Adler di Mannheim) dopo un match ricchissimo di emozioni e ribaltamenti di fronte.

In trasferta invece arriva da tre sconfitte consecutive. L’ultima delle quali a Berlino (0-3).

Per trovare una vittoria di Ingolstadt fuori dalle mura domestiche, bisogna risalire allo scorso 14 settembre, quando i Panthers si imposero a Dresda per 4-2 contro gli Eislöwen dell’ex coach biancorosso, Niklas Sundblad.

L’avversario dell’Armata Biancorossa di questa sera ha punti di forza alquanto definiti.

La porta dei Panthers è difesa dall’esperto goalie statunitense Devin Williams, 29enne con doppio passaporto, da tre stagioni ad Ingolstadt.

In difesa, oltre all’ex biancorosso Peter Spornberger, risalta la presenza di Alex Breton, due titoli in Slovacchia con Banska Bystrica e Kosice. Un giocatore universale, che ama impostare la manovra ed uscire di zona per proporsi a rimorchio della linea d’attacco. Il perfetto identikit del giocatore eclettico. Come Mark Barberio o Max Gildon, giusto per fare paragoni a noi cari.

Il sistema difensivo adottato di Kleinendorst dovrà fare molta attenzione alle incursioni di Breton, capace di incasellare 4 gol ed altrettanti assist nelle prime otto uscite di DEL.

In attacco, infine, Ingolstadt esibisce due linee molto produttive, in termini di punti.

In prima viaggia decisamente forte il centro statunitense Myles Powell (4 gol, 2 assist in DEL) mentre in seconda, vera e propria punta di diamante, troviamo l’ala Riley Barber (6+4) uno sniper che ha saputo trovare il giusto affiatamento con i suoi due compagni di reparto: Daniel Schmolz e Peter Abbandonato (la scorsa estate in trattativa con i Foxes Bolzano, prima che il Dottor Knoll virasse definitivamente su Cole Schneider).

Il match di questa sera, vista l’importanza capitale - in chiave qualificazione - dei tre punti in palio,  sarà una vera e propria partita a scacchi, tra opposti panconi.

Da un lato Kleinendorst, dall’altro un coach altrettanto qualificato come French.

Bolzano arriva al primo bivio stagionale in piena fiducia ma Ingolstadt siamo certi che non si offrirà al PalaOnda come vittima sacrificale.

Quando si sarà chiusa la quinta parentesi stagionale di Champions, i Foxes potranno tornare a concentrarsi sulla ICE e sul primo attesissimo derby della stagione col Valpusteria, in programma venerdì 10 alla Intercable Arena di Brunico.

Il settore ospite è già esaurito da giorni. A testimonianza delle grandi aspettative riposte sul match.

All’interno dell’astronave gialla di Brunico il clima sarà rovente.

Sarà battaglia vera. Come da copione

Header derby

Palazzo via Piranesi

28 dicembre 1923, Milano.

È arrivato finalmente il gran giorno.

Nel quartiere di nuova concezione, sorto rubando una porzione di verde spontaneo dietro Porta Vittoria, l’atmosfera è quella tipica della festa.

Esauriti gli iter progettuali, ed i tempi tecnici per l’edificazione, sta per essere inaugurata un’avveniristica struttura in stile Liberty, abbellita da ampie vetrate e virtuosi pinnacoli.

In attesa dell’imminente taglio del nastro in velluto rosso, in posa sul patio giacciono pazienti due illustri figure, assai care al popolo milanese.

Marco Innocente Mangili ed un nobiluomo. Il Conte Alberto Bonacossa.

 Il primo è un manager di successo che ha elevato la città grazie alle sue ardite iniziative imprenditoriali. La più famosa delle quali è senza dubbio l’impresa di famiglia: la “Frigoriferi Milanesi”. La “Fabbrica del Giazz”, come veniva affettuosamente chiamata da tutta Milano.

Grazie alla sua eloquenza, Mangili ha ottenuto dall’ente pubblico il via libera affinché il manufatto potesse sorgere a fianco della sua amata fabbrica. In modo che i due elementi generassero un’ideale influenza reciproca.

Estesa su duemila metri quadri - e capace di contenere comodamente altrettante persone - la struttura venne denominata “Palazzo d’Inverno”. In ossequio al suo status.Porta Vittoria Palazzo del Ghiaccio di via Piranesi 1925

Quell’opera altro non era se non: il Palazzo del Ghiaccio di via Piranesi.

Alberto Bonacossa, il Conte, è invece un ingegnere di spessore. Mosso da una rara forma di filantropia e da un’inusuale passione per l’agonismo. E la polivalenza.

Stella del pattinaggio artistico, tennista e calciatore di ottimo livello, Bonacossa ricevette dalla sua comunità ripetuti attestati di stima - e riconoscenza - per la sua generosità non comune.

Che lui esprimeva attraverso idee ed azioni imprenditoriali, di assoluto prestigio, per la sua città.

Alcune delle sue proverbiali levate d’ingegno rappresentarono un crocevia fondamentale per la nascita e l’espansione del movimento “hockey su ghiaccio” per il nostro Paese.

Attraverso la sua rete tentacolare di conoscenze nel mondo dello sport, riuscì nell’impresa di assemblare il primo team di discatori milanesi. E lo consegnò nelle mani di Leonard Quaglia, attaccante di razza della Nazionale francese e primo allenatore professionista a Milano.

Milano 1925L’8 marzo 1925 venne idealmente posata la prima pietra sulla storia dell’hockey su ghiaccio in Italia. In via Piranesi venne messo in palio il primo trofeo nazionale: la “Coppa Cinzano”.

Sul ghiaccio, l’Hockey Club Milano e la Sportivi Ghiaccio di Cortina d’Ampezzo.

Il match si concluse con un netto 9-0 per i meneghini. Tra i quali emersero i primi talenti dell’hockey italiano. Il genovese Decio Trovati e l’oriundo argentino Guido Botturi.

Successivamente, il 15 ottobre dello stesso anno, la Federazione Italiana Hockey Ghiaccio (presieduta proprio da Alberto Bonacossa) diede a questo trofeo la qualifica di “Campionato italiano di serie A” attribuendo in questo modo il primo scudetto della storia all’H.C. Milano.

In un ideale parallelismo con l’hockey italiano, con analogie cronologiche importanti, a nord della linea orografica del valico del Brennero, nella primavera del 1923, il massimo campionato austriaco vide attribuire il primo titolo - dalla sua costituzione - al Wiener EV.

Il WEV fu uno squadrone implacabile. Trascinato dai fratelli Walter ed Herbert Brück. Capace di superare ogni avversario, affibbiandogli almeno una decina di gol di scarto. Una capacità affinata enormemente negli anni, attraverso la pratica del “bandy”, un hockey primordiale, giocato con una pallina in luogo del disco, nato in Europa in contrapposizione a quello praticato in Canada.

Dietro alla corazzata viennese si classificarono altre tre realtà della capitale: ovvero Pötzleinsdorfer SK, Wiener AC e Wiener Amateur, il Cottage EV, lo Stockerauer AV e l’SC Ostmark.Wiener Eislauf Verein Team 1923

L’albo d’oro del campionato austriaco, poi evolutosi nei 102 anni della sua esistenza fino a giungere all’attuale format, l’International Central European Hockey League, resta lì a ricordare ai posteri che il dominio del Wiener Eislauf-Verein fu alquanto duraturo.

Un’egemonia durata la bellezza di nove stagioni.

Ed interrotta solamente il 29 gennaio del 1932, quando l’eterno rivale, il Pötzleinsdorfer SK, riuscì ad imporsi per 2-1 sui pluri-campioni.

Esattamente, un anno prima della fondazione... dell’Hockey Club Bolzano.

Quando venne costituita la società biancorossa, nel 1933, una delle prime decisioni prese dal suo neoeletto consiglio direttivo fu l’ingaggio del primo allenatore della sua quasi secolare storia.

La scelta cadde su Ulrich Lederer. Uno dei tre attaccanti da favola dei Wiener EV. Quello capace di esplodere il tiro più potente. Ma inferiore tecnicamente ai due fratelli Brück.

Oggi, venerdì 12 settembre 2025, queste due secolari identità dell’hockey europeo riprenderanno a confrontarsi tra loro, lanciando il guanto di sfida anche in direzione della scuola ungherese e quella slovena, nella ICE Hockey League.13 ICE logo new

Ognuna con la propria singola ambizione, di conquistare l’ambitissimo Karl Nedwed Trophy.

Signori, il duello è inevitabilmente destinato a riaprirsi.

Non quello vecchio di un secolo, tra Wiener EV e Pötzleinsdorfer SK, ma il più attuale.

Tra Red Bull Salisburgo ed Hockey Club Bolzano.

Questa sera, al Palaonda, per uno scherzo del destino e del calendario, gli ospiti d’onore del vernissage saranno proprio i quattro volte Campioni in carica della Ice Hockey League. Un primo importantissimo riscontro sia per Kurt Kleinendorst che per Manny Viveiros (il nuovo condottiero dei Red Bull).

L’Armata Biancorossa è tra le squadre della ICE che ha cambiato in modo più profondo l’identità del suo roster. Con gli innesti del mercato estivo il team è cresciuto in chili e centimetri. E la qualità individuale è lievitata in modo esponenziale.

In meno di venti giorni, per mano del Bolzano, sono cadute squadre come I Nürnberg Ice Tigers e lo Skoda Plzen, nel Südtirol Summer Classic, il Lukko Rauma ed i campioni dell’Extraliga del Kometa Brno in Champions.

 Un incoraggiante viatico verso l’esordio di questa sera.

Avendo analizzato i biancorossi nei minimi dettagli, nelle ultime uscite della nostra rubrica, oggi mettiamo in evidenza pregi e virtù del mercato estivo delle sue avversarie.

EC Red Bull Salisburgo (allenatore: Manny Viveiros, nuovo) Red Bull Salzburg Logo

Sette i match in preseason per i quattro volte detentori del titolo. Bilancio non positivo. Cinque sconfitte, le ultime maturate in Champions, nella doppia trasferta finlandese a Kuopio e Tampere.

È uscito di scena Ryan Murphy, eccezionale regista del gioco salisburghese. E, nel blocco difensivo, Chad Genoway ha chiuso con l’hockey giocato. Al suo posto giostrerà Connor Corcoran, pescato in AHL dai Bakersfield Condors, già affiancato in prima linea a Dennis Robertson.

In attacco risalta la presenza del nuovo arrivo: Travis St. Denis, proveniente da Straubing. Giocatore che fu fondamentale sullo scacchiere di Tom Pokel, prima che il coach caro al Bolzano fosse costretto a lasciare i Tigers. Attaccante molto incisivo quando la posta in palio diventa alta.

Ha fatto sensazione l’ingaggio del fratello minore di Thomas Raffl, Michael. Otto stagioni a Philadelphia, scampoli a Washington ed un ultimo squillo di tromba a Dallas, prima di tornare in Europa ed aggiungere tre stagioni a Losanna nel suo luccicante palmares. Lo aspettiamo al varco.

Curiosità per un altro volto nuovo della difesa: Devante Stephens, alla prima esperienza europea dopo una vita scorsa sulle arene della AHL. Ultima stagione nei Colorado Eagles.

I Red Bull saranno costretti a rinunciare per diversi mesi ad Ali Wukowits. Dopo anni di cure conservative, a sostenere la sua anca infortunata, il giocatore ha deciso in concerto con la società di ricorrere all’intervento chirurgico.

EC Klagenfurter AC (allenatore: Kirk Furey, confermato) EC KAC Log

Due vittorie e due sconfitte nelle prime quattro uscite in CHL. Ora i carinziani prenotano di diritto un posto di rilievo al tavolo delle eccellenze della prossima ICE, soprattutto dopo aver confermato in blocco i giocatori più importanti della scorsa stagione.

Mercato molto intrigante quello delle Rotjacken. Due tasselli su tutti. Dalla DEL è arrivato il canadese Jordan Murray, tosto difensore di 32 anni, tre dei quali ad indossare le maglie di Wolfsburg, Mannheim e Schwenninger. In 215 presenze in Germania, Murray ha raccolto ben 113 punti. Saprà sopperire al ritorno a Villach di Steven Strong?

Riflettori puntati anche su Mario Kempe, attaccante svedese di 36 anni, 42 presenze in Nazionale, due gol e tre assist nella vittoria per 6-3 ad Odense in Champions, molto abile sia al centro dell’attacco che all’ala. Una carriera spesa a combattere nei tornei piu performanti, sia in Europa che in Nord America. Qualche esempio? 70 gettoni in NHL con Arizona Coyotes, 362 in SHL tra Rögle, Djurgarden, Modo e Luleå e 279 in KHL tra CSKA Mosca e Dinamo Minsk.

EHC Black Wings Linz (allenatore: Philipp Lukas, confermato) BWL Linz logo

Le “Ali Nere” non scrivono il loro nome nell’Albo d’oro della competizione dal lontano 2012. Il tour europeo programmato nel corso della preseason si è chiuso senza infamia e senza lode. Nell’ultima uscita in Germania però, ad Augsburg, Linz ha chiuso con una sconfitta per 4-1 ed ha soprattutto perso per infortunio, per un paio di mesi almeno, l’attaccante Sean Collins.

Per quanto concerne il mercato, confermata a furor di popolo l’asse difensiva composta da Rasmus Tirronen e Logan Roe. Coach Philipp Lukas potrà nuovamente contare anche su Shawn St-Amant, il 25enne attaccante da brivido delle “Ali Nere” e sul promettentissimo ventenne Patrick Söllinger, prodotto del vivaio, una delle più grandi sorprese dell’ultima edizione della ICE.

Due acquisti di rilievo da segnalare: Travis Barron, centro canadese di 27 anni, draftato da Colorado Avalanche nel 2016, alla prima esperienza europea per lui, ha nella prestanza fisica una qualità da non trascurare. Nelle ultime quattro stagioni spese in AHL con i Tucson Roadrunners, Barron non ha mai fatto mancare il suo contributo, in termini di gol ed assist.

Il secondo acquisto di un certo interesse per le Black Wings è il difensore canadese 31enne Ryan Mac Kinnon, reduce da un’ottima esperienza in Slovacchia, con lo Spisska Nova Ves, dove ha totalizzato 33 punti in 39 incontri, al suo primo anno nel Vecchio Continente.

EC Graz 99ers (allenatore: Harry Lange, confermato) Graz99ers black

Tra tutte le franchigie presenti nel firmamento dell’ICE Hockey League, è quella con la bacheca più sguarnita dell’intero pacchetto. Due soli titoli austriaci, ottenuti negli oramai lontanissimi anni Settanta (‘75 e ‘78), con l’acronimo ATSE Graz.

Dopo aver speso una barca di quattrini lo scorso anno, uscendo in modo clamoroso ai quarti di finale contro Linz, i Graz 99ers hanno nuovamente rifatto il look alla franchigia.

Il direttore sportivo Philipp Pinter non ha rinnovato con Sam Antonitsch, Jacob Pfeffer, Michael Kernberger, Ramon Schnetzer, Rok Tičar e Stephen Harper.

Per contro, Pinter ha chiuso con un neo-campione: il gigantesco difensore dei Red Bull, Paul Stapelfeldt. Che ha accettato di buon grado il biennale propostogli. Nel blocco arretrato un’altra novità è rappresentata da Anders Koch, 27enne difensore danese dotato di un gran fisico, nel giro della Nazionale, ultima stagione in Finlandia al Kiekko-Espoo.

Novità importanti nella batteria a difesa della gabbia: Maxime Lagacè ha lasciato il Färjestad dopo due stagioni per accasarsi a Graz. Non è un goalie di primo pelo. Ma ha un curriculum di tutto rispetto dove sono in evidenza le sue 20 presenze in NHL tra Las Vegas, Pittsburgh e Tampa Bay. Farà coppia con il confermato Nicolas Wieser.

Bel colpo anche per l’attacco, dove Pinter si è assicurato Josh Currie, solido centro canadese di 32 anni, ultima stagione con i Kölner Haie e due precedenti in KHL con i Metallurg Magnitogorsk. Currie nel 2018/19 ha totalizzato 21 presenze in NHL ad Edmonton.

Non da meno pure il rientro del centro canadese Chris Collins sul palcoscenico della ICE. Dopo 4 stagioni di spessore a Villach, dal 2019 al 2023, Collins ha speso due altrettanto valide stagioni ad Augsburg con i Panther, prima di accettare la corte di Philipp Pinter e firmare per Graz.VSV

EC Villacher SV (allenatore: Tray Tuomie, confermato) 

Usciti nuovamente ai quarti di finale per mano dell’Armata Biancorossa, nella scorsa stagione, il mercato di rafforzamento non è stato banale per i carinziani. Detto del ritorno all’ovile di Steven Strong, a Villach sono arrivati in sequenza: Luca Erne, giovanissimo attaccante prelevato dai Pioneers Vorarlberg; l’esperto centro statunitense Nick Hutchinson - ottima corporatura e già in evidenza in Allsvenskan con Västeras IK ed in Baviera a Landshut (33 punti in 28 incontri) ed una vecchia conoscenza biancorossa, ovvero Adam Helewka, che con la sua intelligenza tattica e la sua prestanza fisica garantirà gol ed assist ai biancoazzurri.

A loro si sono aggiunte le conferme dei giocatori maggiormente fidelizzati tra le aquile carinziane, tra i quali Max Rebernig, Max Coatta e Philipp Lindner.

HK Olimpija Ljubljana (allenatore: Ben Cooper, nuovo) Lubiana new

Saranno gli sloveni la mina vagante del torneo? Di certo hanno lavorato benissimo quest’estate, sia sull’assemblaggio dello staff tecnico che la costruzione del roster. Forti di una proprietà solida, e con disponibilità importanti, i Draghi Verdi hanno scelto Ben Cooper come loro nuovo head coach, un profilo assai noto nella ICE essendo stato l’associato dei Red Bull Salisburgo nelle loro ultime quattro stagioni. Prima di venire a lavorare in Europa, coi danesi dell’Herning nel 2019, Cooper ha ricoperto il ruolo di video coach a casa sua, nei Vancouver Canucks, per poi trasferirsi per due stagioni ai Florida Panthers, sempre come associato. Un uomo con i giusti connotati, in grado di far compiere l’auspicato salto di qualità all’Olimpija.

Assolutamente sontuosa la campagna di rafforzamento, dove risalta immediatamente la figura del roccioso difensore T.J. Brennan, 700 match in AHL e 53 in NHL raccolti a Buffalo, Miami e Toronto. Già in ICE Hockey League, sempre con i Red Bull, nel 2021/22 (56 gare e 55 punti per lui), Terrence James ha 36 anni e 100 chili di potenza da esprimere sul ghiaccio.

A Lubiana sono sbarcati anche due suoi compagni di reparto non banali. Ovvero Nathanael Halbert, 30 anni, nazionale britannico, ultima stagione a Zvolen ma già nella ICE nel 2023 ad Innsbruck. E Clayton Kirichenko, 29enne e vecchia conoscenza in questa Lega essendo transitato per due stagioni in Vorarlberg con i Pioneers. Confermato invece Shawn Lalonde, il 35enne di Orleans, Ontario, girovago dell’hockey europeo, già apparso in Slovenia durante gli scorsi playoff.

Noti ed importanti anche i movimenti nel reparto d’attacco. A cominciare dal nazionale italiano Alex Petan. Bolzano, Fehérvár, Valpusteria ed ora Lubiana. La ICE sa tutto di lui e conosce bene il suo livello di rendimento sul ghiaccio. Dai Fischtown Pinguins, DEL, giunge invece Marly Quince, centro canadese di 31 anni che ha sempre distribuito molti punti dalle sue mani. Ovunque andasse. Da Stavanger, invece, è approdato in maglia verde Evan Polei, ala sinistra canadese 29enne, alla prima in ICE. Dopo quattro felici stagioni agli Eisbären Berlin arriva invece Zach Boychuk, ottimo centro versatile di 35 anni, molto pericoloso in fase offensiva. L’ultima chicca riservata al pubblico della Lega è l’ingaggio del nazionale danese Nicolai Meyer, il giustiziere in maglia Red Bull, che con i suoi gol annichilì l’Armata Biancorossa sia nel 2023 che nel 2024. Un vero e proprio spauracchio.

EV Vienna Capitals (allenatore: Gerry Fleming, confermato) Vienna C. logo

I Caps vogliono elevarsi almeno fino a quota periscopio nella prossima stagione, giusto per lasciarsi alle spalle l’anonimato dei bassifondi. Il presidente Martin Reiss ha avviato quest’estate una vera e propria rivoluzione sul mercato. La prima mossa è stata quella di prolungare l’accordo con il top-scorer Zane Franklin, operazione alla quale è seguito il ritorno nello spogliatoio viennese del 29enne Marco Richter, convinto con un biennale a vestire nuovamente la maglia giallonera dei Capitals. A Bolzano rivedremo giocare insieme il difensore Simon Bourque ed i fratelli Hults, Cole e Mitch, ingaggiati insieme dal team della capitale. Da Villach è sbarcato a Vienna Benjamin Lanzinger, figlio del leggendario Günther, old star dei carinziani. Benjamin aveva bisogno di rilanciarsi dopo una stagione non felicissima. Ed ha sposato il progetto Vienna. Da Klagenfurt ecco la giovane ala destra austro-belga Senna Peeters, nazionale austriaco, svezzato da Innsbruck per due stagioni, dal 2022 al 2024. Da Södertälje un altro giovane attaccante di 23 anni ha intrapreso il percorso verso Vienna, ovvero Carter Souch, di cui si parla un gran bene. Da Graz invece si è aggregato alla causa il 29enne Sam Antonitsch, anch’esso alla ricerca del puro riscatto dopo un anno in chiaroscuro. La gabbia viennese verrà salvaguardata da Evan Cowley, 29 anni, ultima stagione in Svezia con Oskarshamn e già in Italia ad Asiago in tempi recenti. A sua difesa agiranno due pezzi da novanta, soprattutto a livello fisico, il primo dei quali è ben noto alla ICE. Ovvero il gigantesco difensore salisburghese Raphael Wolf, ultima stagione con i Black Wings Linz. L’altro invece è il figlio d’arte Nelson Nogier, canadese 29enne lasciato libero da Straubing al termine della scorsa stagione. A completare la difesa dei Caps, infine, dopo tre stagioni ad Asiago è salito fino alla Steffl Arena l’affidabile Randy Gazzola, nel giro della Nazionale.

HC Pustertal - Valpusteria (allenatore: Jason Jaspers, confermato) HC Pusteral

Chi vorrà misurare le proprie ambizioni, quest’anno dovrà avere per i lupi pusteresi più di un occhio di riguardo. In primis proprio il Bolzano, conscio dell’importanza che rivestiranno al solito i quattro derby, o sarebbe meglio dire il “poker di battaglie” in regular season.

Nelle mani del confermato head coach canadese Jason Jaspers è stata consegnata una squadra rinnovata nella sostanza. Ed irrobustita in special modo in solidità ed esperienza.

Partiamo dal reparto difensivo, quindi da Jon Blum, 36enne di Long Beach, 91 presenze in NHL con i Nashville Predators e 19 con i Minnesota Wilds. Un vincente, da dieci anni in Europa, a battagliare in KHL, SHL e DEL. In Germania nelle ultime quattro stagioni a Monaco di Baviera.

Un altro profilo decisamente performante sarà quello di Markus Lauridsen, 34enne stella della Nazionale danese, formatosi in un lungo girovagare in Svezia e nelle ultime due stagioni in DEL a Francoforte. Sarà al suo primo impatto con la ICE. 

Passiamo all’ex cortinese Greg DiTomaso, italo-canadese di 29 anni, in Nazionale dal 2023, il ragazzo di Toronto sbarca in ICE con la stessa determinazione con la quale scende sul ghiaccio.

Niente male anche i correttivi che sono stati apportati al reparto offensivo. A cominciare da Cole Bardreau, volitivo centro 32enne che ha scelto per la prima volta l’Europa, ed in particolare l’Italia, dopo aver vissuto diverse stagioni nella galassia Islanders, alternandosi con la franchigia di New York tra NHL ed AHL (con Bridgeport). Curiosità, invece, per Henry Bowlby. 28enne di Edina, Minnesota, che non ha difficoltà a giostrare al centro o lungo l’out sinistro. Reduce da due stagioni in SHL con Rögle, non ha molti punti nelle mani ma in Ice potrebbe trovare l’ambiente ideale per imporsi. Un giocatore che l’Italia conosce molto bene è invece Alex Ierullo, italo-canadese di 28 anni, che ha dovuto cambiare aria dopo il salto del banco ad Asiago. Grande assistman, da quest’anno è anche nel giro della Nazionale, pronto ad affrontare una stagione impegnativa. Da spendere tra il club pusterese ed il contest olimpico. Ritroverà, comunque, nello spogliatoio pusterese, un ex compagno di squadra, Nick Saracino, reduce da una parentesi poco felice in maglia biancorossa e desideroso di un personale riscatto. Fari puntati anche su JC Lipon, 32 anni, ala destra, canadese di Regina, vittima dell’epurazione estiva di Straubing, dove ha lasciato comunque ottimi ricordi in termini di punti acquisiti. Anche lui conosce bene KHL, SHL e DEL ed è all’esordio in ICE. Un altro volto nuovo per la League, sarà quello di Austin Rueschhoff, colosso statunitense di 2 metri per 104 chili proveniente dalla Liiga, dove con Kärpät è riuscito a dare un saggio del suo talento e delle sue qualità fisiche (30 punti in 60 match). Chiudiamo con un atleta che non ha bisogno di grandi presentazioni: Rok Tičar. 36 anni, centro della Nazionale slovena, è stato tra i giocatori liberati da Graz al termine della scorsa stagione. Ma si è fatto sempre apprezzare sia a Klagenfurt che a Vienna. Gioca per i compagni, come dimostrano i moltissimi assist raccolti in carriera. Ed è pronto alla sfida che i Lupi lanceranno alla ICE nella stagione che sta per cominciare.

Fehérvár AV19 SC (allenatore: David Kiss, confermato) Fehérvár AV 19 Logo

Apriamo il duplice capitolo ungherese partendo dall’Alba Volan. La squadra che lo scorso anno si sciolse letteralmente proprio in vista del playoff, dopo aver condotto ai vertici della classifica buona parte della stagione regolare, alternandosi in vetta con l’HC Bolzano. Pochi i movimenti di mercato. A dimostrazione che la franchigia proseguirà nella sua politica autoctona, un bene anche per la Nazionale. In questa stagione Fehérvár è atteso al varco dai quattro derby stagionali con i rivali del Ferencvárosi Torna Club. A riguardo, Bolzano e Valpusteria ne sanno già qualcosa...

Confermata la batteria dei goalie: il finnico Rasmus Reijola e l’oramai fidelizzato Dominik Horváth.

In difesa risalta il nome del nuovo arrivato: dal Valpusteria ecco Ole Einar Engeland Andersen, norvegese 26enne di stecca sinistra, molto abile nella lettura del gioco, sveglio di testa e con due mani particolarmente educate. Come dimostrano i 24 assist sfornati per Brunico.

Minimali anche i rinforzi nel reparto offensivo. Dopo quattro stagioni spese in favore dei Grizzlys Wolfsburg, al cospetto del confermato head coach David Kiss arriva Darren Archibald, 35enne ala di ottima prestanza atletica, già a Vienna - in uno scorcio di stagione nel 2021 -. Archibald ha trascorsi non trascurabili in NHL, soprattutto a Vancouver (36 match e 11 punti).

Da Orlando, Florida, ecco il 27enne Justin Richards, centro formatosi con gli Ohio Blue Jackets. Due estemporanee apparizioni in carriera nell’Olimpo della NHL con New York Rangers ed ancora in Ohio a Columbus, è reduce da una stagione non esaltante a Düsseldorf, augurandosi che in Ungheria possa trovare la terra promessa. A Székesfehérvár troverà un compagno di squadra avuto in DEL, ovvero l’ottimo Drake Rymsha, per una ventina di match a far parlare di sé come valente centro dei Red Bull prima di incontrare Richards a Düsseldorf.

 Ferencvárosi TC (allenatore: Timo Saarikoski, nuovo) Ferencvárosi TC hockey logo

I biancoverdi di Budapest sono una novità assoluta per la ICE. Quindi anche lo staff tecnico ed il roster sono tutti da scoprire, come il lato oscuro della luna. Cominciamo dal nuovo head coach, il 56enne finlandese Timo Saarikoski. Ha fatto crescere il settore giovanile del Lukko Rauma per sette lunghi anni prima di intraprendere un’avventura professionale molto variegata. Trascorrendo due stagioni a Chamonix ed altrettante a Kosice (come associato) e ultimamente con l’EHC Freiburg come head coach. Ha dimostrato di saper lavorare con i giovani ed ora vorrebbe stupire alla guida della new-entry nella ICE. In bocca al lupo!

Le novità tra i giocatori partono fin dal nucleo dei portieri. Dopo un giro esplorativo di tre stagioni in Polonia (Jastrzebie) e Norvegia (Sarpsborg) il 35enne Bence Bálizs è tornato in Patria. A difendere la gabbia coi confermati Gergely Arany e Kristof Nagy.

In difesa svettano le presenze di tre atleti svedesi: Rasmus Bengtsson, 32 anni di Landskrona, una carriera spesa in Patria prima di affrontare la sfida propostagli dal club magiaro, Jesper Lindgren, 28enne di Umeå, reduce da quattro stagioni con l’IF Björklöven ed Alexander Ytterell, 34 anni, un lungo girovagare per i club scandinavi prima di scegliere i biancoverdi dopo l’ultima stagione con i Stavanger Oilers, in Norvegia. Il terzetto svedese andrà ad aggiungersi al finlandese Paavo Tyni, già a Budapest nella scorsa stagione. Tra i giocatori ungheresi del reparto arretrato il più esperto è Gergely Tóth, 27 anni, prelevato in estate dalla squadra della sua città: lo Dunaújvarosi Acelbikak.

In attacco sono ben sette i giocatori stranieri: cominciamo dai canadesi Tyler Coulter (ex Valpusteria e già ad Innsbruck per una stagione nel 2022), Brady Shaw (ala destra 32enne reduce da una sessantina di match giocati per Angers e noto in ICE per due stagioni ad Innsbruck spese dal 2022 al 2024) e Maxime Trepanier, ala versatile di 26 anni proveniente dalla Danimarca, dove ha giocato l’ultima stagione per le Herlev Eagles, con ottimi riscontri statistici.

Tre sono anche i finlandesi: Aku Kestilä (31 anni, al quarto anno a Budapest), Topi Rönni (centro di appena 21 anni, gran fisico ed ottima esperienza nell’ultima stagione spesa al Dukla Michalovce, in Slovacchia) e Jussi Tammela, 26enne centro irrobustitosi in Norvegia nelle ultime tre stagioni con Grüner, Ringerike e Sparta Sarpsborg.

L’uomo di maggior esperienza in attacco è senza ombra di dubbio il 37enne István Sofron, in possesso della doppia cittadinanza, rumena ed ungherese, un’ala destra che la EBEL prima e la ICE in seguito hanno conosciuto molto bene, avendo battuto i ghiacci delle arene di Fehérvár, Klagenfurt e Villach.

Pioneers Vorarlberg (allenatore: Johannes Nygård, confermato) Pioneers Vorarlberg

Con il budget di cui dispongono a Feldkirch, non possono fare miracoli. Certamente riescono ad allestire una squadra dignitosa, molto ostica da approcciare - come sa bene l’Hockey Club Bolzano - che saprà togliersi delle soddisfazioni anche al prossimo giro della ICE. 

Confermati Alex Caffi e David Madlener a difesa della gabbia. Nel blocco difensivo riappare il 26enne di Rovaniemi, Roni Allén. Sarà lui ad accogliere ed introdurre in questa Lega il suo compatriota Julius Reini nel contesto del Vorarlberg, il 25enne arrivato quest’estate e che, in carriera, non ha mai valicato i confini del suo Paese. Una vera scommessa, invece, è il 27enne statunitense Louie Roehl, le ultime tre stagioni in ECHL con i Wheeling Nailers, alla prima avventura europea. La chioccia del reparto, molto giovane in verità, sarà Ramón Schnetzer, nazionale austriaco, alla seconda stagione a Feldkirch e già con la “A” cucita sulla casacca.

In attacco risaltano cinque rinforzi nordamericani. Collin Adams, 27 anni, centro-ala alla seconda esperienza europea dopo una valida stagione (29 punti in 43 match) trascorsa in Slovacchia a Banská Bystrica; Nathan Burke, 26enne di Scottsdale, Arizona, al primo stint europeo dopo tantissima NCAA e la palestra in ECHL (recentemente con Utah Grizzlies ed Indy Fuel); Casey Dornbach, 28enne centro proveniente da Helsinki, sponda Jukurit, e Cole Gallant, altro centro 27enne che non ha mai conosciuto in carriera un palcoscenico europeo ed è un ex compagno di team proprio di Burke in Utah; infine il canadese Eric Florchuk, 25enne di belle speranze, anch’egli in attesa di spendere il primo inverno in Europa dopo aver vissuto le ultime quattro stagioni per la University of Alberta, in USports.

Starà al capitano Kevin Macierzynski, 33 anni, di cui 4 a Feldkirch, ad indicare la strada ed a illustrare lo stile ed i valori di questa franchigia, a chi indosserà la sua maglia per la prima volta.

HC Innsbruck "die Haie" (allenatore: Ryan Kinasewich, nuovo) HCI

Ennesimo “anno zero” per gli Squali di Innsbruck, che in bacheca esibiscono comunque sette titoli nazionali ma sono costretti dal lontano 1989 ad attendere l’oramai utopico appuntamento con la vittoria. Partiamo dal presupposto del nuovo head-coach. Si tratta di Ryan Kinasewich, doppia nazionalità croata e canadese, ex attaccante di ottimo livello (103 punti in 59 incontri con gli Utah Grizzlies nel 2010 in ECHL, la sua stagione migliore) che ha vestito le casacche di numerose squadre della EBEL (Medveščak Zagabria, Salisburgo, Graz, Dornbirn e Fehérvár) giocando anche 26 match per Milano Rossoblù nel 2013. Quando ha chiuso la sua carriera di giocatore, “Kina” ha intrapreso subito quella di coach, tornando all’origine. Agli Utah Grizzlies. Otto stagioni dopo le quali ha deciso per il grande salto oltre Oceano, per rispondere all’offerta di lavoro offertagli da Innsbruck. Una scommessa, a tutti gli effetti. Ma il coach è abituato ad affrontarne.

Il roster è tutto da scoprire. Molti Under 24 e qualche solida pedina straniera. Kinasewich dovrà armarsi di molta pazienza per ricavarne una squadra, in grado di fronteggiare i marosi della ICE.

Partiamo dai goalie: Matt Vernon, 27 anni arriva in Europa per la prima volta dagli Jacksonville Icemen (ECHL). Dovrà caricarsi sulle spalle l’intera batteria, completata da Jakob Brandner e Markus Gratzer, e portarla fino al termine della stagione.

Difesa: il canadese 29enne di Guelph, Patrick Kudla, fungerà da regista del reparto. Ottimo giocatore, già noto in Europa per le sue esperienze passate con Nové Zámky e Dukla Trenčín in Slovacchia e Litvinov in Repubblica Ceka, nelle ultime tre stagioni Kudla ha totalizzato in East Coast Hockey League - con gli Idaho Steelheads - la bellezza di 140 punti in 171 match. Una gran mano gliela darà Jan Lattner, 35enne di Znojmo, all’ottava stagione ad Innsbruck. Esordio assoluto nel Vecchio Continente, invece, per Cole Moberg, 24enne di North Vancouver, ottima prestanza fisica ma pochi punti nelle ultime tre stagioni con i Florida Everblades in ECHL.

Attacco: ben sei rinforzi canadesi ed uno svedese in un reparto che ha un’età media davvero bassa. Partiamo dall’unico svedese: Sebastian Benker, 33 anni, ala sinistra, prima volta in ICE ed ultima esperienza in Danimarca, a Frederikshavn. Nella sua lunga carriera Benker, il suo, lo ha sempre fatto.

Passiamo alla flotta canadese e partiamo da Benjamin Corbeil, ala di 24 anni, alla prima esperienza europea; proseguiamo con Darien Craighead (centro-ala), 28 anni, lo scorso inverno ad Aalborg con i Pirates dove ha totalizzato ben 68 punti in 44 gare, un ottimo sniper, non c’è che dire; Troy Lajeunesse era compagno di Craighead in Danimarca (57 punti in 46 incontri) e tutto lascia intendere che non dovranno costruire l’intesa tra di loro; Steven Owre, invece, arriva da La Chaux-de-Fonds dove ha salutato con 43 punti su 41 gare. E conosce bene la ICE avendo giocato a Feldkirch due anni fa (62 punti! in quella stagione 31 + 31 in 48 partite); Emmett Sproule arriva dalla Usports, l’identità in cui si propongono le squadre universitarie, dove a New Brunswick ha raccolto l’ultimo anno 43 punti su 29 impegni); chiudiamo infine con Matt Wilkins, un giramondo che si è fatto apprezzare per due stagioni anche con il Gherdëina ed ha conosciuto realtà come Germania, Svizzera, Slovacchia e la Francia...

È tempo di tornare in pista; è nuovamente il momento della ICE Hockey League! 

13 teams ICE 22 23 Copia