Le lacrime di Daniel Mantenuto. E quella sua diabolica premonizione.
Cosciente di aver commesso una penalità totalmente fuori da ogni contesto, l'attaccante biancorosso si è seduto in panca puniti nel momento peggiore di gara 4 di semifinale.
Ovvero il secondo supplementare.
Quello in cui le squadre si sono attenute, da regolamento, a giocare in tre contro tre.
Leggendo negli occhi dei suoi compagni l'improvvisa preoccupazione, Daniel ha intimamente avvertito quanto sarebbe stato vantaggioso l'uomo di movimento in più per i Red Bull.
Ha stretto i denti, pregando. Che il penalty killing riuscisse nel miracolo.
Per un minuto e trenta, i tre uomini di movimento del Bolzano hanno chiuso ogni linea di passaggio ai campioni austriaci.
Poi, quando Troy Bourke e Mario Huber hanno colto lo spiraglio, propiziando il fulminante slap vincente di Scott Kosmachuk, Daniel Mantenuto ha abbassato lo sguardo, scoppiando in un pianto liberatorio.
Il momento della resa.
Suo e dell'Hockey Club Bolzano.
Il peccato mortale di concedere tre match-point al Salisburgo ha segnato indelebilmente il destino dei Foxes.
La successiva trasferta nella città di Mozart, permeata dall'umana speranza di riportare nuovamente i salisburghesi al Palaonda, un'ultima volta, è servita invece alla guarnigione del tifo biancorosso per consegnare alla squadra il proprio amaro commiato.
Arrivato troppo presto. Rispetto agli entusiasti pronostici d'inizio stagione.
Ovvero, al minuto 45'57” di gara 5 di semifinale.
Il momento in cui, le funeree note della Messa di requiem di Wolfgang Amadeus, hanno idealmente accompagnato la terza esclusione consecutiva dell'Armata Biancorossa dalla griglia dei playoff di Ice Hockey League. Per mano degli odiati Tori Rossi di Salisburgo.
Capaci, e questo dev'essere un merito che gli va riconosciuto, di aver avuto bisogno soltanto di nove match per agguantare la quarta finale, in altrettante stagioni.
Dopo aver liquidato, con un clamoroso sweep, i maestri ungheresi dell'Alba Volàn Fehérvár, dominatori di buona parte della regular season assieme ai biancorossi, i tre volte campioni consecutivi hanno lasciato solo gara 3 nella ciotola delle Volpi.
Il resto, lo hanno chiuso a chiave. Nella Fortezza che domina la loro città.
Confidando sul talento, l'astuzia e la buona sorte.
La semifinale 2024-2025 Red Bull Salisburgo - Foxes Bolzano rimarrà negli annali di questa Lega per un dettaglio inequivocabile.
Nei cinque incontri della serie di semifinale, tra le storiche rivali, i biancorossi non sono mai stati capaci di passare in vantaggio. Un limite imperdonabile. Che ha dissipato tutte le probabilità che i bookmaker avevano attribuito all'HCB.
Narra la gloriosa storia biancorossa che ai playoff non è mai accaduto un evento analogo.
Nemmeno in occasione degli abbinamenti contro Linz, Villach o Klagenfurt.
Nella finalissima tra Bolzano e Salisburgo, dell'aprile 2023, memorabile fu il gol di rapina di Christian Thomas, proprio sotto il settore ospiti, che decise gara 1.
I Red Bull reagirono a quella sconfitta in modo pressoché spietato. Portandosi sul 3-1 nella serie.
Ma quel Bolzano, nonostante avesse le spalle al muro, riuscì nell'impresa di ricucire lo strappo. Affidandosi agli uomini di maggior talento.
Matt Frattin, decise gara 5 con un gol spaccacuore, al terzo overtime.
Ed in gara 6 l'Armata Biancorossa si affidò all'allora Linea dei Sogni.
Composta da Mike Halmo, Dustin Gazley e Brad McClure.
Il twister che risucchiò nel suo malefico occhio sia Atte Tolvanen che i suoi compagni di squadra.
Poi, tre giorni dopo, si compì al Palaonda la “Vendetta” dei Red Bull. Per i torti patiti nel 2014 e nel 2018 nella balera di casa, alla EisArena.
Sette partite furono necessarie anche l'anno scorso, in semifinale.
Una serie che seppe offrire uno spettacolo al limite dell'inverosimile.
Con ben tre ribaltamenti di fronte, tra italiani ed austriaci.
Bolzano subito avanti nella serie, grazie alle prodezze di Connor Ford e Dustin Gazley in gara 1.
La Red Bull ha risposto "presenti!" al Palaonda ed in gara 3, in casa loro, riescono a rimontare addirittura tre gol al Bolzano.
A quel punto riemerge il Cuore Biancorosso.
Le Volpi apparecchiano la tavola ad una possibile finale, ribaltando a loro volta la serie.
Grazie al gol del 2-3, come dimenticarlo?, di Dylan Di Perna in gara 5, alla EisArena.
Il peso psicologico del match-point in gara 6, al Palaonda, si divora la prestazione dei biancorossi. E gara 7, bando alle congetture ed alle polemiche, verrà ricordata per il fantomatico icing non fischiato dalla terza squadra in campo.
Due anni. Di emozioni, gol e spettacolo. Di altissimo livello.
Conditi da un'incertezza senza riscontro alcuno.
Da una parte, gli straordinari interpreti che i Red Bull hanno a libro paga. Grazie ad un potere economico che in via Galvani vorrebbero ma non possono avere.
Dall'altra l'essenza dei valori umani. Da quasi un secolo, peculiarità di una squadra che ha sempre fatto leva sul peso della maglia, l'orgoglio, il senso di appartenenza. E soprattutto sul Cuore Biancorosso. In poche parole, la voglia di superare le difficoltà, laddove altri declinano.
Nulla di ciò che si è visto, purtroppo per il Bolzano, nella serie di quest'anno.
Ad esclusione di gara 1, vinta dai Red Bull senza particolari patemi, nella semifinale di quest'anno i biancorossi non avrebbero meritato di perdere i due match giocati al Palaonda. E sono andati vicini a riaprire gara 5, il loro fatale canto del cigno.
La differenza più evidente, tra Bolzano e Salisburgo, è stato il netto cinismo con il quale Salisburgo ha saputo orientare la propria bussola verso il porto sicuro della vittoria.
Nonostante interi periodi giocati da grandissima squadra, assolutamente meritevole della finale, il Bolzano si è sempre trovato nella condizione di dover rimontare due gol di scarto agli avversari. Handicap davvero complicati da annullare, al cospetto di una squadra con pochi punti deboli.
Nel primo tempo di gara 2, un paio di leggerezze difensive sono costati altrettanti break-away ed il doppio vantaggio esterno. Rimontato il quale, dopo abbondante esborso di energie, è giunta la fortunosa rete della vittoria di Peter Schneider, a soli 55 secondi dal termine.
Ecco un altro aspetto determinante: Red Bull supportato anche dalla fortuna.
Quella che i Foxes non hanno mai avuto in dote dal proprio destino.
I biancorossi hanno gettato alle ortiche, in modo irreale, colossali occasioni da rete, lungo tutta la serie. Un ulteriore limite che, unito ad una certa sterilità del power-play, non li ha certo favoriti.
Se aggiungiamo che la gabbia avversaria è stata difesa in modo quasi impeccabile da un gigantesco Atte Tolvanen, il saldo delle differenze tra le due squadre è pressoché completo.
Tornando a gara 4, quella di Daniel Mantenuto, durante il primo dei due overtime sembrava sul punto di premiare i padroni di casa.
Ma il Bolzano non è stato capace di convertire in moneta sonante una superiorità apparsa schiacciante ai più. Il penalty killing di Salisburgo ha annullato due power-play pressoché consecutivi. Dopo i quali Tolvanen si è salvato in modo miracoloso su tre tentativi a colpo sicuro dei biancorossi.
Gara 5, infine, ha rispettato un canovaccio già visto.
Salisburgo avanti 2-0, Brad McClure che la riapre.
Scott Valentine che risponde al 3-1 di Benji Nissner.
Il gol del kappaò definitivo, quello di Peter Schneider.
Caduto, come anticipato in apertura, al 5'57” del terzo periodo.
Quello che ha sancito il fatidico Game Over dell'Armata Biancorossa...
Se riavvolgessimo il nastro della stagione dell'Hockey Club Bolzano, ci accorgeremmo di quanto l'ottima campagna di rafforzamento dalla società abbia avuto l'effetto di infiammare l'ambiente. Soprattutto i tifosi.
Lo scorso agosto, i “botti” messi a segno in via Galvani indussero anche i media ad azzardare che questa sarebbe potuta diventare: “La miglior squadra di sempre, con l'equipaggiamento e le giuste ambizioni per puntare al bersaglio grosso”.
I primi 30 match di Ice (23 vittorie e 7 sconfitte), conditi anche dal primato europeo stagionale di vittorie consecutive all'overtime (8 su 8), hanno effettivamente sognato l'impresa.
Aspettative che trovarono conferme quando, il 15 gennaio scorso, arrivò anche la prima attesa vittoria su Salisburgo. Il 2-0 maturato grazie a Tony Salinitri ed all'empty-net-gol di Matt Bradley.
Il resto rimane classificato nell'attualità.
Quattro i jolly che l'Hockey Club Bolzano ha avuto in mano all'inizio dei suoi playoff:
Sam Harvey, portiere in stato di grazia;
Adam Helewka, Brad Christoffer e Dustin Gazley: una linea offensiva da urlo;
Un ruolo sempre preponderante, nello “storico” delle fasi che contano;
L'impagabile sostegno del Palaonda.
Peculiarità che non avrebbero potuto cancellare del tutto gli inveterati limiti del power-play biancorosso o la dichiarata imprecisione sotto porta. Ma che li avrebbero quanto meno mitigati.
Il quarto di finale contro Villach non ha portato l'auspicato salto di qualità nelle prestazioni biancorosse. Quello che tutti i supporter si sarebbero augurati.
“La squadra migliore di tutti i tempi”, come più di qualcuno l'aveva etichettata, in realtà si è invece portata appresso dalla regular season una pericolosa tendenza a concedere interi periodi agli avversari. Un difetto di fabbricazione.
Che, alla lunga, è costata l'uscita di scena anticipata del team di coach Glen Hanlon.
Oggi, il tecnico di Vancouver sembra deciso a voler chiudere la seconda carriera agonistica della sua esistenza. Quella dell'allenatore. Togliendo l'incombenza di un “congedo forzato” al Dottor Key.
La difficile gestione dello spogliatoio è purtroppo pesata in modo significativo nel rapporto tra squadra e suo coaching staff. E la prestazione sul ghiaccio ne ha ovviamente risentito.
Ai tifosi biancorossi non sono sfuggiti i passaggi a vuoto con i quali alcuni dei giocatori più rappresentativi hanno marcato le loro prestazioni nella fase decisiva della stagione.
In primis, Matt Bradley.
Altri protagonisti, comunque, hanno dato l'impressione di non essere riusciti a dare alla causa quanto era nelle loro possibilità. Ma questo deve anche leggersi come un ulteriore merito che va doverosamente attribuito ai campioni salisburghesi.
Avrà dato l'impressione di essere sulla carta il miglior Bolzano di tutti i tempi. Ma, oggettivamente, è fallito nel momento decisivo della stagione. Quando, con quattro jolly a disposizione, si è visto chiudere in mano. Dal giurato nemico di sempre...
L’eliminazione dell’Hockey Club Bolzano, in semifinale di ICE, è stata mitigata martedì sera dalla notizia dell’avvenuta qualificazione alla prossima edizione della Champions Hockey League. Grazie al terzo posto finale in regular season ed alla contemporanea esclusione delle Black Wings Linz dalla corsa per il titolo. Condizioni essenziali perché i biancorossi potessero salire, in seconda battuta, sul treno delle 24 qualificate.
Le storie della Champions e dell’Armata Biancorossa sono oramai legate da una cadenza temporale che ha generato una certa continuità. Con quella del prossimo anno, saliranno a cinque le partecipazioni dei biancorossi alla competizione continentale.
Tutto ebbe inizio dopo la conquista della prima EBEL, nel 2014. In un girone abbastanza complicato, vista la contemporanea presenza di Tps Turku, Linköping e Pardubice. Tre vittorie su sei incontri non furono sufficienti al Bolzano per qualificarsi alla fase successiva.
Cosa che invece accadde nell’edizione 2018.
Inserito nel quadrangolare di qualificazione ai sedicesimi assieme a Skellefteå, Ifk Helsinki e Tychy, l’HCB riuscì nell’impresa di centrare la qualificazione. Guadagnandosi una sfida di prestigio contro i pellerossa di Plzen, squadrone fuori dalla sua portata.
Nel 2020, con Greg Ireland come allenatore, i biancorossi vinsero a mani basse la regular season. Ma, proprio alla vigilia dei quarti contro Orli Znojmo, quando già godevano dei favori del pronostico per la vittoria finale, la manifestazione venne cancellata a causa del progredire della pandemia.
Bolzano ci riprovò, riuscendoci, l’anno successivo.
Ancora un trionfo in stagione regolare, sempre con Ireland al comando. E conseguente girone di CHL con Salzburgo, Frisk Asker e Jastrzębie.
Grazie ai successi contro norvegesi e polacchi i biancorossi videro spalancarsi le porte dei sedicesimi. Dove, ad attenderli, ci sarebbero stati i finlandesi del Lukko Rauma.
Uno dei capitoli più amari e controversi della ultra-novantennale storia dell’Hockey Club Bolzano.
A causa di un esteso focolaio di coronavirus, che dimezzò il team finnico e lo costrinse alla quarantena proprio alla vigilia del match di ritorno in casa loro, il board della Champions decise di attribuire comunque la qualificazione al Lukko Rauma, sulla base dell’unico match disputato e vinto al Palaonda. Nonostante il team biancorosso avesse regolarmente raggiunto l’impianto di Rauma, e fosse pronto a scendere sul ghiaccio. Una decisione che lasciò Hockeytown totalmente incredula.
Nel 2023, il primo anno di Glen Hanlon a Bolzano si chiuse con un altro primo posto in regular season. Che spalancò nuovamente le porte della Champions al cospetto delle Volpi.
Sul pancone, però, si accomodò Niklas Sundblad, a causa dell’iniziale indisponibilità dello stesso Hanlon.
Il nuovo formato della Chl ed una certa incompatibilità tra Sundblad e la squadra trasformarono quell’edizione in una sorta di Calvario per i biancorossi. Battuti, anche sonoramente, in tutti i sei incontri di qualificazione, contro Adler Mannheim, Ilves Tampere, Servette Ginevra, Giants Belfast, Pelicans Lahti e Stavanger Oilers.
Nel settembre di quest’anno l’Hockey Club Bolzano riassaporerà quindi il piacevole sapore della competizione internazionale. Durante i Mondiali Top Division, nel prossimo mese di maggio, avverrà il sorteggio. Ci faremo trovare puntuali e preparati, per potervelo commentare.
Gli ultimi doverosi capoversi della nostra rubrica sono dedicati alla finalissima di Ice Hockey League. Che avrà inizio questa sera sul ghiaccio di Klagenfurt.
Si tratta della replica della finale dello scorso anno, terminata anch’essa a gara 7, dopo uno spettacolare testa a testa che, alla fine, premiò Salzburgo.
Anche in quella circostanza ci fu, praticamente immancabile, il solito vespaio di polemiche ad accompagnare i commenti su presunti favori arbitrali, rivolti unilateralmente verso i Red Bull.
In stagione regolare 2024-2025, le Rotjacken hanno già superato Salzburgo tre volte su quattro.
A Klagenfurt hanno già dissotterrato da tempo le asce da usare nella prossima battaglia.
Che sarà, prevedibilmente, senza esclusione di colpi...