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L’ultimo pit-stop della regular season nella ICE Hockey League. Quello decisivo.
Dove è ancora possibile correggere le strategie.
Per ottenere il piazzamento più soddisfacente possibile. A salvare i programmi, gli investimenti e la stagione.
Un grande telecronista del passato, Mario Poltronieri, passò da icona a leggenda il 1° luglio del 1979. Quando commentò il memorabile duello tra René Arnoux e Gilles Villeneuve a Digione.
Inutile star qui a rammentare ai più giovani cosa accadde in quella circostanza.
Basterà loro una banale ricerca su internet per conoscere i contorni di una delle più emozionanti pagine dello sport motoristico (➡️ https://www.youtube.com/watch?v=QnLRaHxdukk&t=14s) Quando l’elettronica era pura utopia. Ed il pilota poteva contare solo sulle sue capacità. E sulla resistenza del suo bolide. Come un trapezista senza rete.
Soltanto Poltronieri, “The Voice”, voce per eccellenza della Formula Uno, saprebbe dosare con la proverbiale sobrietà ogni sillaba ed ogni aggettivo nel descrivere ciò che sta accadendo nel Gran Premio della Lega hockeistica d’Oltralpe. Prima dei fantomatici giri finali dei playoff, quelli che decideranno il titolo.
Proprio all’Österreichring, negli anni Settanta, un gruppo di tifosi del Cavallino espose un eloquente striscione a testimonianza del grande riscontro che la competenza di Mario Poltronieri suscitava sul pubblico degli appassionati. Striscione che recitava più o meno così:
“Mamma, non stare coi pensieri. Sono qua con Poltronieri”.
Più intenso ed accattivante di uno slogan pubblicitario.
Tornando a noi, al muretto delle scuderie che hanno tirato il resto del gruppo, fin dal giro di formazione prima del via, la preoccupazione è diventata comune e tangibile.
Hockey Club Bolzano ed AVS Fehérvár, le due battistrada rimaste al comando dallo scorso fine settembre, sono state inesorabilmente inghiottite nel gruppo alle loro spalle. Ed oggi, devono tenere sotto controllo sia il KAC, il nuovo leader volato a cinque punti di distacco dagli immediati inseguitori, che la lotta per l’accesso alla Top Six. La cui soglia si è pericolosamente accorciata.
Non ci sono ingegneri nel box del bolide biancorosso. Ma un Dottore.
Colui che in tempi non sospetti seppe ribaltare clamorosamente una stagione alquanto deficitaria.
Permettendo alla sua scuderia di alzare la Coppa più bella e meno probabile della sua storia.
Dieter Knoll di bolidi se ne intende assai. Ci ha costruito intorno una brillante attività, trasferendo la sua filosofia manageriale all’interno del mondo dell’hockey.
Non sorprenderebbe nessuno, se il Dottore volesse mettere mano al suo fulmine biancorosso.
Per sostituire, come fece in passato anche in modo drastico, qualche componente del motore o della meccanica.
Non sappiamo con certezza quanto Knoll possa essere deluso o preoccupato dalle altalenanti prestazioni dell’Hockey Club Bolzano. Proprio nel momento cruciale della stagione.
Dopo lo zuccherino della convincente prova contro Vienna, soltanto due giorni dopo è arrivata a Salzburgo una sconfitta netta e pesante, davvero difficile da interpretare.
Limiti e difetti della squadra sono oramai evidenti, davanti agli occhi di tutti. E coinvolge tutta la struttura. Dal comparto tecnico a quello agonistico.
Di cavalli il motore biancorosso ne dispone molti più di gran parte della concorrenza. Ma non riesce ad esprimerli, a sfogarli totalmente sull’asfalto. E questo è un bel problema. Per chi di auto se ne intende.
Comunque, in questo ultimo pit-stop della stagione, la ICE concede alle sue franchigie ogni test ed ogni diavoleria tecnica, ritenuti utili a corroborare la sostanza delle proprie prestazioni.
La situazione in casa biancorossa è tutt’altro che drammatica. Ne abbiamo vissute di peggiori.
Quando nel 2018 si affacciò all’improvviso Kai Suikkanen sul pancone dell’Hockey Club Bolzano, nessuno avrebbe potuto immaginare cosa sarebbe potuto accadere.
Quindi non è avventato restare ottimisti. Il Dottore sa il fatto suo. Lasciamo che ponderi bene la situazione e vedremo cosa accadrà.
Entriamo ora nei dettagli della nostra analisi di fine stagione regolare.
La classifica, a quattro giornate dalla fine, è molto corta. Specialmente dal secondo al settimo posto. Ci sono ancora troppi punti a disposizione. E potrebbero innescare un vero e proprio ribaltone nel pacchetto della Top Six.
Klagenfurt e Salzburgo sono in netta ripresa, dopo mesi di atteggiamento ondivago. A causa del loro duplice impegno tra ICE e CHL.
Le Rotjacken (con 88 punti in testa alla classifica) sono state prese per mano dai loro condottieri norreni: Sebastian Dahm, Jesper Jensen Aabo
e soprattutto Mathias From, quest’ultimo sempre a bersaglio nelle ultime uscite.
Kirk Furey ha saputo fiutare il vento e come un navigato lupo di mare ha restituito alla squadra la sua proverbiale identità vincente.
A Klagenfurt ci credono molto più di prima. Si può calare in questo contesto il recente ingaggio di Kevin Clark in luogo dell’infortunato Johannes Bischofberger.
Il nuovo arrivato è un attaccante di grandissima esperienza, che ha saputo dare prestigio alla propria carriera vincendo il titolo di top scorer del campionato svedese, indossando la casacca dei Brynas IF, nel 2017. Avrà anche 37 anni ma Furey è convinto che sia il prospetto giusto da inserire in corsa in uno spogliatoio di grandissime individualità e già di per sé unito e motivato.
Il Kac è padrone assoluto del proprio destino. Ha cinque punti di vantaggio sulla coppia formata da Red Bull e Bolzano. Un tesoretto da gestire con sagacia. Perché affronterà Vorarlberg e Val Pusteria in casa, Asiago e Linz in trasferta.
Salzburgo invece (secondo ad 83), è risalito a grandi falcate verso posizioni di classifica ad esso più congeniali.
Unica vera insidia per i Red Bull potrebbero essere i due recuperi con Asiago ed Olimpija Lubiana, incastonati nelle ultime quattro giornate. Che farebbero salire a sei i loro incontri da disputare in soli 10 giorni. Con il delicatissimo big match contro Fehérvár, proprio all’ultimo turno, in Ungheria.
L’Armata Biancorossa (ex-aequo, ad 83, con i campioni in carica) ora ha una decisione importante da prendere. Se puntare ancora al primo posto in classifica, che gli permetterebbe di tornare nell’orbita continentale della Champions Hockey League, oppure amministrare più saggiamente i punti in palio. E le energie.
Bolzano deve comunque valutare con molta prudenza ed attenzione il suo calendario residuo.
Due derby consecutivi: il primo al Palaonda con Asiago il 12 febbraio (e tutti ricorderete le otto reti incassate dai biancorossi nella prima circostanza della stagione). Poi, quello sempre insidioso del 14, a Brunico. Ai quali seguirà la trasferta ungherese, da “O la va o la spacca”, ed in ultima battuta il match casalingo contro Innsbruck. Anch’esso un derby, da prendere con le pinze.
I biancorossi attendono gli sviluppi delle convalescenze dei loro lungodegenti.
Dustin Gazley è stato preservato, al pari di Daniel Frank, in una bolla permeata di discrezione. Anche questo aspetto ha una sua insita strategia. Ma è indubbio che la squadra abbia bisogno sia di uno dei suoi giocatori più estrosi ed importanti che del suo capitano. Vedere nuovamente entrambi sul ghiaccio, in occasione della prima giornata dei playoff, sarebbe puro sollievo.
Se lo specifico lavoro, condotto da Glen Hanlon e Fabio Armani durante la sosta, dovesse produrre gli auspicati correttivi al powerplay - utili a migliorare la circolazione del disco e le percentuali realizzative - potremmo ritenere davvero opportuno l’ultimo dei tre pit-stop della stagione.
Guardiamo ora alla squadra magiara. Fehérvár (quarta ad 82) ha pagato, al pari del Bolzano, la stessa identica flessione nella capacità realizzativa. Da un mese a questa parte la scuderia ungherese ha raccolto solo tre successi nelle ultime otto uscite in Ice, due dei quali contro le Cenerentole della Lega (Vorarlberg ed Innsbruck). Venendo sconfitto anche dal Ferencvaros per 3-1, nella finale di Coppa magiara, di sabato scorso.
La società è corsa ai ripari, tornando precipitosamente sul mercato e richiamando dalla Finlandia uno dei prodotti più performanti della sua Academy: Balàzs Varga.
20 anni, molto più di una semplice promessa, lo abbiamo potuto ammirare al Palaonda nel corso del Mondiale dello scorso aprile. Quando realizzò cinque punti in altrettante partite.
In Finlandia si è fatto le ossa al KooKoo ed al JYP. Affinando anche la specialità della casa: la potenza del tiro. Un’arma affilata in più a disposizione di David Kiss, head coach dell’Alba Volan.
Quinti in classifica (con 81 punti) stazionano i 99ers di Graz.
Al Merkur-Eisstadion le aspettative riposte sulla squadra, in quella che doveva essere la stagione del riscatto, erano un tantino più elevate. Specialmente dopo il mercato da favola operato nella scorsa estate. Non sono lontanissimi dal secondo posto ed hanno salvato a gennaio (sette vittorie e tre sconfitte, ma con Fehérvár, Salzburgo e KAC) ciò che hanno gettato nel pattume nei mesi precedenti. Ne sanno qualcosa i biancorossi, da loro battuti per due volte in altrettanti match.
Harald Lange, il tecnico, sta forse pagando l’ultima rata del suo noviziato. A 41 anni devi avere il giusto carattere - ed una forte personalità - per importi su uno spogliatoio in cui il talento e la classe individuale esonda anche dal buco della serratura. Arricchito, perdippiù, non più tardi della scorsa settimana, dall’arrivo di Stephen Harper, attaccante canadese di 29 anni, in rotta con gli slovacchi dello Spisska Nova Ves.
I 99ers hanno tre soli match sui quali poter contare prima dello scadere della regular season. Quello casalingo contro Val Pusteria alla ripresa e due trasferte, a questo punto cruciali, a Salzburgo e Linz.
Proprio le Black Wings (seste a 79), si giocheranno presumibilmente proprio contro Graz e Villach l’accesso alla Top Six. Linz ha una partita in meno rispetto alle dirette concorrenti e forse questo è uno dei pochi vantaggi di cui può disporre. Al rientro dalla sosta, infatti, ospiterà proprio i 99ers in quello che sarà il classico confronto da “dentro o fuori”. Dopo la successiva trasferta a Lubiana, oramai qualificata per gli ottavi, farà gli onori di casa al Klagenfurt alla penultima.
Tutto dipenderà dalla fame di punti che il KAC getterà sul ghiaccio della AG EisArena.
Poi la regular season delle “Ali Nere” si chiuderà proprio in casa ospitando Vorarlberg, al canto del cigno.
Allo stato attuale, non è noto sapere se Philipp Lukas, il coach oramai entrato nella storia della squadra dell’Alta Austria, potrà contare su qualche innesto dell’ultima ora. Perché ne avrebbe davvero bisogno. Visti gli ultimi decisivi impegni nella lotta per la conquista della fatidica Top Six.
Al settimo posto in classifica ci sono quindi i carinziani di Villach (77 punti).
Con 13 punti nelle ultime sei partite, coach Tray Tuomie ha parzialmente raddrizzato una stagione che sembrava già sull’orlo del deficit.
Fondamentale il successo ai supplementari (4-3) contro Linz dello scorso 28 gennaio. Di grande prestigio il sacco operato a Salzburgo nel match successivo (2-3) mentre, invece, non è certo stato accompagnato dalla fortuna il duello con il KAC, passato a Villach solo grazie alla lotteria dei rigori.
Il calendario non dovrebbe riservare eccessivi pericoli alla Linea delle Meraviglie, composta da John Hughes, Kevin Hancock e Maximilian Rebernig. Ma ci sono sempre e comunque due trasferte non certo semplici alla ripresa, a Vienna e Lubiana, prima della chiusura. In casa contro l’Asiago. L’accesso alla Top Six per i carinziani non pare improbabile. A meno che non perdano malauguratamente qualche punto di troppo in queste ultime tre uscite.
Scaliamo di una posizione. E troviamo all’ottavo posto (a quota 63) proprio l’Olimpija Lubiana. I Draghi sloveni sono già certi della qualificazione agli ottavi di finale. Agli ultimi impegni di ICE, si sono accavallati quelli in Hokejska Liga, dove Lubiana ha chiuso in suo favore (2-0) la serie di semifinale dei playoff, surclassando Triglav Kranj all’Hala Tivoli per 13-0.
Fino ad ora per l’Olimpija non è stata una stagione all’altezza delle attese. Attraverso il mercato d’agosto la nuova proprietà aveva riportato in patria alcuni dei giocatori più rappresentativi. Tra tutti il Gigante: Robert Sabolic.
Prima degli ottavi di finale, gli sloveni dovranno onorare sia l’ultimo lembo di stagione regolare della ICE, che la finalissima del campionato sloveno contro lo storico rivale dello Jesenice.
Lubiana, che ha perso qualche giorno fa l’apporto di Miha Zajc, passato proprio ai rivali sloveni che affronteranno in finale slovena, sarà un po’ l’ago della bilancia della lotta per l’accesso alla Top Six. Perché dovrà affrontare in casa sia Linz che Villach. Proprio alla ripresa dei giochi. E poi chiuderà con le trasferte a Salzburgo e Vienna, prima della qualificazione ai playoff.
Passiamo al Val Pusteria, nono a quota 56.
Due punti nelle ultime quattro gare, i pusteresi sembrano trascinarsi svogliatamente verso gli ottavi di finale. Pesante la sconfitta dello scorso 31 gennaio, in casa contro Vorarlberg (1-4) e l’ultima trasferta prima della pausa. Quella di Linz (2-7).
Non vorremmo sbagliarci, ma l’impressione è che a Brunico stiano solo aspettando il momento in cui si apriranno gli ottavi di finale.
Il Valpusteria è assestato nove punti sopra Vorarlberg, attualmente primo degli esclusi da tutto. I lupi gialloneri non dovrebbero quindi avere particolari patemi nel raggiungere l’obiettivo (minimo?) delle qualificazioni. Ma i quattro avversari da affrontare nelle rimanenti partite di regular season saranno, nell’ordine: Salzburgo, Bolzano, Graz e Klagenfurt.
Per tenere a distanza Vorarlberg, sulla carta, servirebbero almeno tre punti. Lo stimolo della partita casalinga contro “l’odiata” Armata Biancorossa potrebbe rappresentare l’unica concreta opportunità, a riguardo.
L’ultima posizione utile per accedere alle qualificazioni per i quarti di finale dei playoff è occupata attualmente, e forse definitivamente, da Vienna (con 53 punti). Anche quest’anno, alla Steffl Arena, si è consumata una lunghissima Quaresima, certamente non all’altezza del blasone della società e dell’importanza della piazza. L’ultimo titolo è stato celebrato nel lontano 2017. Dopo di allora la franchigia non è stata quasi mai in grado di lottare per le prime quattro posizioni finali. Ieri nella EBEL, oggi nella ICE. Segno della mancanza di appeal nell’ambiente. Gli ultimi a non demordere, ed a sperare nella rinascita, sono quelle poche migliaia di fedelissimi che ancora riempiono con la loro presenza i seggiolini della Steffl Arena. Che ha assoluta necessità di individuare il profilo giusto. A cui affidare la resurrezione dell’hockey viennese.
Solo per la cronaca, Vienna dovrà saper gestire i sei punti di vantaggio su Vorarlberg. Incontrerà Villach e Lubiana in casa, andrà ad Innsbruck ma, all’orizzonte della penultima giornata, ci sarà proprio lo scontro diretto a Feldkirch. Sempre che le speranze dei Pioneers rimangano tali fino al prossimo 15 febbraio.
Gli ultimi capoversi della nostra analisi li riserviamo alle tre scuderie che attualmente costituiscono il pacchetto delle escluse, in concomitanza con la chiusura della stagione regolare.
Vorarlberg (47 punti) tiene ancora acceso il classico lumicino della speranza. Non è ancora condannato dall’aritmetica. Ma dovrà vedersela con Klagenfurt e Fehérvár alla ripresa delle ostilità. Eppoi avrà a disposizione, come sottolineato, il vantaggio del ghiaccio di casa nel potenziale confronto diretto con Vienna. Per poi chiudere le fatiche a Linz.
Diciamo che le probabilità di qualificazione per i Pioneers, da 1 a 100, si contano comodamente sulle dita di una mano. A meno che non avvenga un vero e proprio miracolo.
Asiago (36) ed Innsbruck (30), e poi chiudiamo, non hanno più nulla da chiedere a questa stagione. Certamente, veneti e tirolesi onoreranno l’impegno fino all’ultima sirena della stagione. Poi dovranno necessariamente interrogarsi, sui ruoli che vorranno interpretare nel corso della prossima.
Mamma, non stare coi pensieri. Sono qua con Poltronieri”.