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Il grande e spazioso divano di Igor e Thomas è il più comodo di tutta la Ice Hockey League.
Avevo sentito in giro la voce, tra noi amici storici di Piazza Matteotti, ma non avevo mai approfondito la questione. Nella circostanza, ovvero il derby tra Valpusteria e Bolzano, ho avuto la fortuna di testarlo. E vi garantisco che ciò che si dice su questo sofà corrisponde al vero.
Come vuole la tradizione, ogni invitato che arriva a casa di Igor e Thomas, deposita svariati generi di conforto sulla destra del tavolo del soggiorno, allestito di tutto punto per l’occasione. Lasciando rigorosamente libera la parte sinistra. All’imminente arrivo delle succulente pizze maxi, ordinate all’amico pizzaiolo del quartiere.
Nell’innocente confusione generata da Thomas e Martin, gli unici bimbi autorizzati a stazionare lungo il corridoio umanitario tra la tivù ed il canapè, ne approfitto per occupare l’ampio cuscino centrale del mega divano, quello che garantisce una visione ottimale sul maxischermo di ultima generazione. Dove già stanno scorrendo le immagini del catino della Intercable Arena, esaurito in ogni ordine di posti, prima che prenda vita la prevedibile battaglia - senza esclusione di colpi - tra le due storiche nemiche dell’hockey nostrano.
Il commento tecnico dell’attesissimo derby tra Foxes biancorosse e Lupi pusteresi, non è garantito solo da Laconi ed Hofer. Ma anche da Luca, uno degli amici di vecchia data della Piazza, grande appassionato di sport e noto praticante polivalente. Anche nell’ambiente dell’hockey.
Luca è stato un buon giocatore di football americano, costretto a togliersi l’armatura solo per sopraggiunti limiti d’età. Per contro, nell’hockey su ghiaccio ed inline, è considerato ancora idoneo ad indossare il corpetto di portiere amatoriale. E ciò gli permette di alimentare, chissà per quanto tempo ancora, la sua ciclopica fame di agonismo, nonostante i 50 li abbia superati da un pezzo.
Non appena il primo disco del match viene scodellato sul ghiaccio, Igor potrebbe tranquillamente azzerare il volume della tivù dal suo telecomando. Tanto ci penserà Luca a descrivere, alla sua maniera, ogni singola azione che si svilupperà sul ghiaccio. Uno spettacolo nello spettacolo.
Si capisce fin dai primi istanti che il match sarà vibrante, nervoso ed intenso. Non solo sul ghiaccio. Ma anche sulle contrapposte barricate del.
Bolzano è alla ricerca della sua quinta vittoria consecutiva nell’arena gialla dei suoi ostici rivali. Che, per contro, intendono rafforzare il posto conquistato nella Top Six. Ed impedire, soprattutto, che la serie vincente dei biancorossi si allunghi.
I contrasti sulla balaustra ed in campo aperto sono subito bollenti. La curva giallonera si infiamma alla prima occasione pusterese, creata da Tyler Coulter. Ma è il Bolzano a passare con Matt Bradley, assistito nel traffico da Brad Christoffer. Il numero 67 è il più lesto ad ipnotizzare il disco in mischia. Ed a collocarlo in porta, tra i gambali di Andreas Bernard.
L’urlo che liberiamo in soggiorno è di quelli ampi ed improvvisi.
Anche i bimbi interrompono i loro giochi, nell’intento di capire cosa sia accaduto.
Un istante dopo, interpretando a modo suo l’Arcangelo Gabriele, Igor annuncia con malcelata soddisfazione l’imminente consegna delle maxi pizze.
Nel frattempo, il gioco all’Intercable Arena è ripreso. Con il Valpusteria fortemente determinato a non lasciar crogiolare troppo il nobile avversario sul suo vantaggio appena acquisito.
Alex Petan avrebbe anche l’occasione giusta per riagganciare la capolista. Ma Sam Harvey non ha esitazioni. Uscendo vincente dal primo di tanti duelli della serata.
Il secondo trancio di pizza che sto addentando rischia di andarmi di traverso quando, a metà del primo periodo, Matthias Mantinger si dimostra molto più furbo ed opportunista di Petan. Perché elude la difesa sul corto rebound del nostro eccelso guardiano, infilando il puck alla sua destra.
Il momento è catartico, come amava ricordare Flavio Oreglio a Zelig.
Subito dopo aver incassato il pareggio, il Bolzano può giocare il primo powerplay di questo derby. Anche i bimbi abbandonano le loro ludiche attività. Ma a parte un tentativo di Simon Bourque, nei minuti di superiorità i Foxes palesano ancora una volta i loro limiti.
Al momento l’Armata Biancorossa riesce a sprigionare tutto il potenziale solo quando le squadre sono in parità numerica. Ne dà una dimostrazione pratica Matt Bradley, poco prima dello scadere del primo periodo. Fuggendo tra le maglie della difesa, nel più classico dei breakaway.
Andreas Bernard spiana l’apertura alare, neutralizzando la favorevolissima occasione.
Il primo atto del derby va in archivio con un interrogativo. Dopo tutte le evidenti schermaglie e le minacce che si sono scambiati sul ghiaccio nei primi venti effettivi, tra tutti quelli che se le sono promesse, quali saranno i giocatori a suonarsele di santa ragione?
La prima sirena giunge opportuna. Perché ci regala alcuni momenti di relax. Durante i quali, sul tavolo del soggiorno, fanno la loro comparsa i dolci acquistati ad hoc per la nostra serata a base di hockey e consumata fratellanza.
Sul maxischermo continuano a scorrere immagini di repertorio. Che riempiono idealmente i minuti mancanti alla ripresa del gioco. Il volume dell’audio è impercettibile. Ma sono facilmente intuibili i commenti a margine. Perchè arriva un momento in cui viene riproposta la sintesi di quell’incredibile serie di finale di Alps tra Valpusteria ed Olimpia Lubiana, quella in cui i pusteresi stavano già pavesando di giallonero la gigantesca coppa del vincitore. Nella convinzione che il vantaggio acquisito sull’avversario fosse sufficiente per aggiudicarsi il primo titolo della loro storia.
Tanta sicurezza nei loro mezzi che ingannò anche il titolista del Giornale Alto Adige, a cui venne affidato il compito di chiudere la prima pagina con il richiamo lasciato libero per l’occasione. E che, per questione di tempi tecnici da rispettare, venne editato in sciagurato anticipo.
Morale: nonostante la Coppa fosse già stata esibita al pubblico osannante, il Valpusteria venne incredibilmente rimontato e battuto nei pochissimi minuti a disposizione dell’Olimpia Lubiana. Che compì un vero e proprio miracolo conquistando quella coppa che imprudentemente i pusteresi ritenevano già loro.
La doppia beffa per i Lupi si presentò il mattino seguente. Quando, nelle edicole della provincia - e non solo - il quotidiano Alto Adige esibì in prima il richiamo dell’hockey editato prima del dovuto.
“Il Valpusteria batte l’Olimpia e si aggiudica la Alps”.
Sono certo che i tifosi pusteresi non lo ammetteranno mai. Ma quella finale persa e soprattutto quel richiamo beffardo non li digeriranno nemmeno nelle loro prossime sette vite...
Il derby riprende ed il Bolzano prende con decisione le sue redini. Il primo a creare scompiglio è Tony Salinitri ma Andreas Bernard risponde “Presente!”.
A Brunico non sarà semplice scegliere il portiere titolare tra lui ed Eddie Pasquale.
Andreas vede alzarsi d’un soffio sopra la traversa il maligno rovescino di Brad McClure ma nulla può quando la fucilata in diagonale di Michele Marchetti sbuca all’improvviso davanti al suo slot trafiggendolo, per il nuovo vantaggio esterno.
Il Valpusteria rischia ancora su successivo episodio che ha Brad Christoffer per protagonista. Dall’altra parte Sam Harvey è sempre lucido ed attento.
La gara si fa molto più ruvida, gli equilibri si sono rotti al gol di Marchetti e gli effetti dei contrasti sul ghiaccio debordano dal tollerabile. Tanto che i due referees sono obbligati agli straordinari.
Filano per primi, in panca puniti, Mike Halmo e Mats Frycklund. Ma è solo l’inizio.
Chris DiGiacinto e Cedric Lacroix entrano per l’ennesima volta pesantemente a contatto. Gli arbitri ravvisano penalità per il pusterese. Ma nel parapiglia che si genera, il fighter biancorosso esce dalla lotta trascinando dietro di sè John Svedberg, stesso protocollo usato nei confronti di Paul Stapelfeldt, durante la battaglia persa al Palaonda con i Red Bull.
Svedberg e Stapelfeldt vantano alcune cose in comune: peso ed altezza. Entrambi superano comodamente i due metri d’altezza. E, sulla bilancia, sfiorano la quintalata.
Tutto questo sembra non importare più di tanto a Chris DiGiacinto. Fedele alla regola che: più grandi sono, più rumore fanno quando cadono sul ghiaccio.
A nove secondi dal termine del secondo periodo Chris e John si levano i guanti.
In allungo Svedberg potrebbe avere un evidente vantaggio. Ma DiGia è un furetto difficile da inquadrare. Perché gli si para davanti a scatti. E la mascella del biancorosso, presa di mira un istante prima, scompare in quello dopo.
Quando è Chris a mettere nel mirino il volto del gigante giallonero, partono tre montanti che bruciano gli zigomi a Svedberg. Il quale incassa senza reagire. E, nello strattonamento successivo, collassa proprio sul suo avversario.
Prima di tornare in spogliatoio, DiGiacinto si rivolge alla curva biancorossa urlando e mostrando i pugni. Con tutta la grinta che oramai gli è riconosciuta. Un’immagine che è stata immortalata da qualcuno e che è già diventata virale sui social. Una foto che contiene anche altro. Sulla sinistra, il sorriso guascone di Brad McClure, rivolto al suo compagno. Sulla destra, la reazione non certo composta di un riconoscibile addetto di campo giallonero. Cose che si commentano da sole...
Proprio allo scadere del secondo infuocato periodo saltano i nervi anche ad Austin Osmanski. Colpo di bastone e Bolzano che avrà a disposizione un ghiotto 5 contro 3 al rientro delle squadre sul ghiaccio.
La doppia superiorità è un vantaggio che i biancorossi non possono scialare. Ed infatti, Adam Helewka, dopo appena un minuto, netta l’incrocio dei pali con un gran tiro che vale il doppio vantaggio. Bolzano non si rilassa ed è ancora lo sniper biancorosso a rendersi pericoloso sotto la curva giallonera. Ma il palo, questa volta, si sostituisce a Bernard.
I biancorossi subiscono la prima di ben quattro penalità consecutive accumulate nel terzo e decisivo periodo. Glen Hanlon non ha proprio nulla di cui compiacersi. Ma tant’è.
Ci vuole tutto il mestiere di Sam Harvey perché i biancorossi possano continuare ad amministrare il doppio vantaggio. Luca Frigo potrebbe chiudere i conti su assist di Daniel Mantenuto ma è ancora il palo a salvare Andreas Bernard.
Ad otto dal termine Scott Valentine entra sconsolato in panca puniti ed il Valpusteria la riapre con Tommy Purdeller. Un uomo che toglieremmo volentieri ai pusteresi. Capace di gettare sempre sul ghiaccio il fuoco dell’agonismo che alberga nel suo cuore.
L’assalto all’Ok Corral dell’Armata Biancorossa è quanto di più prevedibile possa accadere. Ma Sam Harvey è un muro invalicabile, anche quando il Bolzano è costretto a difendersi in quattro contro sei, per le ultime penalità della serata, a Christoffer e Mantenuto.
Con Andreas Bernard richiamato in panchina, il disco di platino che serve ai Foxes per chiudere in proprio favore il quinto derby consecutivo all’Intercable Arena capita sulla spatola di Luca Frigo. Il quale lo accarezza verso la porta vuota, per il 4-2 definitivo.
Fa la sua comparsa un’ottima bottiglia di lambrusco rosè, presa di recente da Laura in un’azienda agricola mantovana. Un brindisi alla vittoria. Ed alla nostra trentennale amicizia.
Il giorno dopo, alzarsi dal letto è un esercizio particolarmente difficoltoso.
Le ossa indolenzite, il naso chiuso, la voce di Amanda Lear.
Temo che anche i biancorossi abbiano più o meno le stesse difficoltà.
Non dev’essere facile scendere subito sul ghiaccio dopo aver bruciato, la sera precedente, una montagna di energie nervose. La risposta la darà come sempre il ghiaccio di via Galvani. Anche se un’idea a riguardo risulta abbastanza prevedibile.
In questo momento, il Fehérvár è il peggior avversario che possa capitarti. A testimonianza di ciò gli ungheresi vantano ben sette vittorie consecutive. Inanellate dopo lo 0-3 casalingo patito proprio dai Foxes, il 6 ottobre scorso. È molto probabile che diventino otto. Per i motivi di cui sopra.
Il match mette subito in evidenza il grado di condizione smagliante attraversato dai magiari. Gli ungheresi pattinano molto più dei biancorossi. Ed in attacco hanno soluzioni davvero brillanti.
Bolzano non è un esercito di soldatini di piombo. Non resta a guardare passivamente l’avversario anche se, qualche spazio di troppo glielo concede.
I biancorossi colpiscono il palo con Marchetti e si rendono pericolosi con Finoro, Christoffer e Frigo. Ma la difesa ungherese al momento è la migliore della Ice. E Dominik Horvath è davvero un brutto cliente per le linee d’attacco avversarie.
I Foxes potrebbero sbloccarla grazie ad una superiorità numerica. Il pattinaggio e la circolazione del disco non mancano. Ma le conclusioni verso la porta sono frutto di scelte inappropriate. E rese complicate dalla pressione del penalty killing.
Si va al primo riposo su uno 0-0 che lascia la sensazione della provvisorietà.
L’inizio del secondo periodo è ancor più emblematico.
Fehérvár è estremamente determinato e deciso nel volersi prendere il loggione più prestigioso nel teatro della Ice. Spodestando proprio i biancorossi. Per i quali, il drittel centrale, diventa un vero e proprio supplizio.
Gli ungheresi possono contare anche su episodi favorevoli. Come in occasione del gol che sblocca l’incontro. Sul tiro di Janos Hari, il nostro portiere ribatte corto ma è sfortunato nel trascinare il disco in rete con il gambale sulla ribattuta a colpo sicuro dell’attaccante.
Fehérvár insiste, Bolzano insegue. Anche se il distacco sembra via via dilatarsi ad occhio nudo.
È Chris Brown ad infilare sotto la traversa della gabbia di Sam Harvey, quando siamo quasi al giro di boa dell’incontro.
Il momento topico del match cade proprio allo scadere del secondo periodo. Daniel Mantenuto viene vistosamente trattenuto quando è in prossimità di scaricare il tiro di polso verso Horvath. Il fallo non viene ravvisato. L’azione prosegue e Luca Frigo, a sua volta, viene invece punito per un’interferenza al limite del dubbio. Adam Helewka non riesce a trattenere il suo personale disappunto. Il referee è costretto a mostrargli la panca puniti a causa delle sue accese proteste.
In 5 contro 3, il team magiaro porta a tre le reti di vantaggio con Balazs Sebok quando manca solo 1”8 alla sirena, nonostante un Sam Harvey miracoloso in due circostanze.
Fehérvár procede alla posa della prima pietra. Sul quale potrà costruire il proprio successo nell’ultimo periodo.
Bolzano non è ancora al gancio. Anche se recuperare tre gol ad un avversario in simili condizioni di forma è davvero complicato. Ma i Foxes ci provano comunque. Le energie nervose stanno per accendere la fatidica spia rossa sul cruscotto. Tentare, non costa nulla.
L’Armata Biancorossa sa di non avere molta benzina nel serbatoio ma parte subito in quarta. Ed il Palaonda dimostra di gradire la forza di volontà dei padroni di casa. Di vendere a caro prezzo la propria pelle ed il proprio posto in prima fila.
Ci prova Brad Christoffer, poi Adam Helewka. Ma la gabbia di Dominik Horvath resta in piedi.
“Date il disco a Simon!”, sembra urlare Glen Hanlon al suo team.
In effetti è proprio Bourque a scuotere i compagni con efficaci uscite di zona. Venendo premiato al 6’44” con una conclusione che finalmente elude la rete protettiva costruita da Horvath intorno a sé.
Mike Halmo procede a passi veloci verso il completo recupero. È lui, assistito da McClure, a sfiorare la seconda marcatura.
Nessuno può aspettarsi ciò che accadrà negli ultimi minuti del match. Ma Bolzano è ancora sotto di due reti. Il fulmine cade però sulla testa dei magiari a meno di 6’ dal termine. Quando Tony Salinitri in powerplay - finalmente! - raccoglie l’assist di Matt Bradley fulminando Horvath.
La partita diventa improvvisamente intensa. Bellissima ed incerta.
Cameron Gaunce si rende protagonista di un fallo avventato, che potrebbe costare il risicato vantaggio Fehérvár.
Bolzano va vicinissimo al pareggio. Che gli viene negato in tre distinti tentativi da un Horvath davvero monumentale.
Ad un minuto dal termine, Hanlon toglie Harvey. Ma la mossa non paga. Perché Anze Kuralt colloca il disco nella porta vuota.
Sembra finita. Ma nove secondi dopo Luca Frigo rimette in gioco i biancorossi.
Negli ultimi 36 secondi Harvey ripiomba sul pancone, liberando il sesto uomo di movimento. Gesto disperato. Che nuovamente non paga. Perché Janos Hari fa calare il sipario. Su un finale dai contorni drammatici ed ampiamente spettacolari.
I biancorossi raccolgono comunque gli applausi che scendono dalle tribune. Anche se il primo posto ora è occupato dal Fehérvár.
Soffia un vento nuovo all’interno della Lega.
Alla prima sosta riservata alle Nazionali, infatti, nei primi cinque posti della classifica di austriaco c’è solo il Graz.
Salzburgo e Klagenfurt non danno continuità alle loro prestazioni.
Vienna, Villach e Linz galleggiano nel limbo tra il settimo ed il decimo posto.
Innsbruck e Vorarlberg anche quest’anno vinceranno il prossimo.
La stagione è solo al primo pit-stop.
Ma il Bolzano ha già individuato altri pretendenti al titolo.