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Stasera alle ore 18 la gara che assegna l'Alperia Cup. Un'altra sfida ricca di storia e di ricordi... Andrea presenta i suoi "Assi di bastoni" 6° episodio. Buona lettura (9 minuti).

Il mio nuovo divano ha delle proprietà straordinarie. Che, all’atto dell’acquisto, non avrei mai potuto attribuirgli. Oltre a garantire comodità e conciliare sonni gradevoli, ha il potere di trasformarsi in uno strumento magico. Come il Pensatoio di Albus Silente. Riesce perciò a darmi la capacità di recuperare ricordi assolutamente sbiaditi, scovandoli nei cassettini più remoti della mia memoria.

Oggi, alle ore 18.00, il Palaonda ospiterà il primo face-off della nuova stagione tra l’Hockey Club Bolzano ed il Val Pusteria.

A causa di molteplici impegni professionali, il graditissimo ospite che avrei desiderato accogliere e presentarvi nella nostra rubrica, è stato costretto a rimandare la chiacchierata ad altra data. Vi basti sapere che di derby contro i pusteresi ne ha vissuti un bel po’. Ma non vorrei rovinarvi il piacere della sorpresa. Alla prima occasione buona lo proporremo.

In sua mancanza, il piano B me lo ha suggerito il mio personale Pensatoio di Poltrone&Sofà. Quello che adorna l’angolo tivù del mio soggiorno. Sono bastati pochi istanti ed un’idea dignitosa mi è balzata alla mente.

In fin dei conti, anch’io ho vissuto davvero molti derby con i pusteresi.Via Roma

Erano gli anni Ottanta, quelli in cui pagavamo l’Imu sul Palaghiaccio di via Roma. Molto più che una seconda casa. Stagioni irripetibili, vissute con un ruolo ed uno scopo.

Grazie ad un colossale colpo di... fortuna, mi proposi infatti come radiocronista a Radio Bolzano Dolomiti. Il direttore artistico dell’epoca, Carlo Dalle Luche, accettò. Catapultandomi nell’universo bianco e rosso che, meglio di qualsiasi altro, sapeva suggestionare la mia passione per lo sport.

Non avevo certamente lessico e dialettica da professionista. Suadevo l’ascolto in altro modo. Sollecitando al massimo la capacità delle mie corde vocali ed il ritmo della cronaca.

Un vero e proprio urlatore. Questo era ciò che si poteva sentire da casa. Quello che i radioascoltatori avrebbero dovuto osservare da vicino - però - era il rito della preparazione alla stessa radiocronaca. Perché i gradi di difficoltà andavano da “nullo” ad “impraticabile”.

A quell’epoca, i cellulari Gsm erano ancora lontani dall’uscire dal pensatoio in dotazione alla Nokia.

Si andava avanti con i gettoni telefonici, specialmente in via Roma. Raramente con i telefoni fissi, vedi a Cortina, Merano ed Alba di Canazei, disponibili nelle vetuste cabine riservate alla stampa.

Si doveva fare i conti anche con il veto imposto dalle “radiocronache esclusive”, che alcune radio libere, una in particolare: Quarta Dimensione, comminava alle concorrenti. In accordo con lo stesso Hockey Club Bolzano. Fattore che limitava drasticamente anche il mio lavoro.Radio BZ Dolomiti

A Radio Bolzano Dolomiti, dove cominciai la mia attività il 30 dicembre 1980, avevano escogitato un format radiofonico per eludere l’esclusiva imposta da altri.

Un regista per la parte musicale, due conduttori ed un quiz con banali domande sull’hockey, o lo sport in generale, il tutto inframmezzato dagli aggiornamenti che provenivano dalla serata di campionato. Che all’epoca, cadeva rigorosamente il mercoledì ed il sabato. Nessuna eccezione.

La parte censurabile del nostro operato era questa: quando non si riuscivano a raggiungere telefonicamente gli addetti sui campi, preposti a diffondere le informazioni in diretta, queste venivano spesso “carpite” ascoltando, in uno studiolo appartato, proprio la radio che godeva dell’esclusiva.

Capitò anche al sottoscritto, era la sera del 25 gennaio 1981, di orecchiarla da quell’angusto studiolo. La partita, guarda caso, era proprio Würth Bolzano - Brunico H47...

La stagione precedente i biancorossi erano stati detronizzati dal Gardena di Ron Ivany, Kim Gellert e Nick Sanza, un avversario praticamente insormontabile. Che vinse anche il secondo scudetto consecutivo nell’80-‘81, sostituendo Sanza con Jim Corsi, e non attendeva altro che ospitare i biancorossi al PalaSetil, proprio per dare vita a battaglie rimaste memorabili.

HCB 80 81

Jack Holmes, il tecnico di Winnipeg che salì proprio in quelle due stagioni sul pancone dell’Hockey Club Bolzano, si dovette arrendere in entrambe le circostanze alle alchimie di Ron Ivany nonostante il blocco biancorosso fosse garanzia d’origine controllata: l’Immenso Gino, Giorgione Tigliani, i fratelli Gasser e Mair, Benvenuti, Refatti, un giovanissimo Martin Pavlu, e due oriundi di provata affidabilità. Come Dave Tomassoni e Tom Milani.

Quella sera di gennaio del 1981 arrivarono al Palaghiaccio di via Roma i giovanotti pusteresi, allenati in quegli anni da Gianfranco Da Rin. Erano loro la vera sorpresa di quel campionato, uno degli ultimi senza i playoff. Che conclusero proprio alle spalle di Gardena e Bolzano.

Jack Holmes predicò prudenza. Il girone all’italiana, una sola andata e ritorno, non poteva tollerare battute d’arresto. A nessuno. E bolzanini e gardenesi erano separati da un solo punto in classifica.

Nonostante le contromisure adottate da Holmes, la prima frazione si trasformò in una sorta di salita al Calvario per il Bolzano targato Würth. Segnò subito Oberhuber, pareggiò Pavlu dopo splendida combinazione con Michael Mair ma i pusteresi replicarono immediatamente con Ciccio Endrizzi e Tomasini. Nel secondo tempo sono i due portieri, Tigliani ed Oberjakober, a catalizzare su di essi ogni applauso del Padiglione 1 della Fiera Campionaria. Tanto che il risultato si sblocca solamente grazie ad una invenzione di Rolly Benvenuti ad un minuto dalla seconda sirena. Il boato che esplode nella volta di via Roma viene smorzato immediatamente. Ciccio Endrizzi, ancora lui, ci impiega solo una ventina di secondi a riportare il Brunico sul doppio vantaggio esterno.maglia Brunico H47

Che sia una partita altamente emozionante, lo capisce anche chi - come me - è rinchiuso nello studiolo. Per uscire, da esso, solo per garantire gli aggiornamenti del risultato.

Il terzo tempo si apre alla stregua di un crescendo rossiniano. La dinamica delle battute dell’orchestra biancorossa è costante nelle sue ripetute. Gino Pasqualotto, nella cui carriera si è spesso saputo imporre come attaccante aggiunto, riesce a ridare slancio a fiati e percussioni. Un passo ancora e sarà nuova parità.

Non sembra un miracolo ma il gol del pareggio, firmato da Tom Milani, viene accolto dalle tribune come tale. Si entra negli ultimi decisivi minuti del match. Only the braves, recita un adagio caro anche allo sport. È il momento di saper cogliere le occasioni. Che il ghiaccio concede solo a chi ha fede e coraggio da vendere.

Nello studiolo, una sigaretta tira l’altra (ma per mia fortuna, il vizio l’ho smesso molto presto...). I due radiocronisti di Quarta Dimensione sono Luciano Titton ed Adriano Secchi. I loro commenti sono spettacolari, come le emozioni di questo derby.

maglia Strohmaier


A sette minuti dalla fine Herbert Strohmaier pesca il jolly e porta in vantaggio il Bolzano.

Holmes on the bench sembra indemoniato, almeno stando alla descrizione dei due commentatori. Lo speaker chiama gli ultimi due minuti di gioco. I conduttori guardano sempre più insistentemente verso il gabbiotto dove sono recluso. In attesa di avere aggiornamenti definitivi.

Ma la serata è ancora lunga ed indescrivibile. Almeno per me, più che per il Bolzano. I pusteresi la pareggiano con Franz Pramstaller. Potrebbe cadere il mondo. Anche perché il Gardena a Torre Pellice ha appena vinto contro il materasso del torneo, soltanto per 11-0.

Immagino Gianfranco Da Rin sorridere sornione sotto la sua inconfondibile coppola da picciotto. È un attimo. Adriano Secchi, l’avvocato, esclama: “Vinciamo!”. Il soffio di un ingaggio soltanto ed Herbert Strohmaier, ancora lui, fa venire giù il Palazzo. Con un gol dei suoi. Che vale una vittoria fondamentale. Anche se la storia dirà altro, alla fine.

In preda al delirio percepito alla radio, scatto verso la regia per acclarare che la vittoria è nostra. E non potrà più sfuggire. Ma non ho fatto i conti con uno stipite della porta troppo basso per i miei 187 centimetri lanciati di corsa da uno studio all’altro.

La testata contro quella porta è tremenda. Volano fogli, sigaretta, penna a sfera. Assieme al sottoscritto. Resto intontito. Per qualche minuto. Vengo soccorso dai due ragazzi alla conduzione. Mi viene tamponata la ferita con un rotolo di carta igienica. E vengo trasportato in ospedale più velocemente possibile. Prima della mezzanotte il dottor Trebo mi sutura la lesione con quattro punti. Vengo portato in astanteria, dove trascorro la nottata, in osservazione.articolo Andrea Alto Adige

L’indomani, il Quotidiano Alto Adige pubblica la pagina dell’hockey nello sport. E la notizia della mia disavventura in cronaca. Notizia che viene letta dallo stesso Herbert Strohmaier. Il quale, da gran gentiluomo, si reca a casa mia con alcuni gadget dell’Hockey Club Bolzano. Viene accolto da mia madre, che gli racconta che sono ancora dolorante. E costretto in un letto di ospedale. Strohmaier saluta cordialmente mamma Gisella, dandomi appuntamento, appena mi sarà possibile, direttamente nello spogliatoio di via Roma. Davanti al resto della squadra. Un ricordo che tuttora conservo, con la stessa emozione del ragazzo che ero.

Qualche tempo dopo, per un gioco astruso della sorte, mi capitò di invertire i ruoli, proprio con Herbert Strohmaier. Lui venne ricoverato in ospedale, dopo aver ricevuto una bastonata in viso, che gli procurò una lesione, fortunatamente non permanente, ad un occhio.

Quando lo seppe anche mamma Gisella, mi preparò una delle sue leggendarie torte alle mele. Che andai ovviamente a consegnare a “Stroi”, al vecchio ospedale in via Sernesi.

Lo trovai in uno stato di sonno profondo, dovuto agli antidolorifici. Le infermiere non mi lasciarono scelta. E fui costretto a posare quella meravigliosa torta sul suo comodino. Lasciai il mio nome, a testimonianza della visita. Ed abbandonai il reparto di Oculistica.

Da quel giorno, da 43 anni a questa parte, ogni volta che incrocio il volto sorridente di Herbert Strohmaier, il nostro grande numero 16 biancorosso degli anni Ottanta, facciamo sempre menzione di quei due distinti momenti. Grazie ai quali, uno dei miei miti, si rivelò essere non soltanto una grande persona, ma anche un caro amico...