Giusto 2 settimane fa Robert "the Chief" Oberrauch ha compiuto 55 anni e il quotidiano Alto Adige, qualche giorno dopo, lo ha omaggiato con un articolo/intervista molto bello, magistralmente scritto dal giornalista Filippo Rosace,
che ne fa risaltare i tratti salienti che lo hanno portato ad essere il Capitano del HC Bolzano e della Nazionale.
Un uomo che, con semplicità, ha imparato ad essere carismatico e uno dei simboli dello sport cittadino.
Trascriviamo l'intervista tratta dal quotidiano locale del 10 novembre anche con lo scopo di archiviarla e custodirla tra le pagine di HCBfans.net "il sito dei tifosi del HC Bolzano".
«Chi ha ricevuto tanto dallo sport ha il dovere di restituirlo ai giovani»
di FILIPPO ROSACE
Bolzano - Heroes. Il tempo ha bisogno di eroi. Ogni tempo. Per essere un vero eroe non basta essere l'idolo delle folle, ma bisogna anche sapersi proporre come un forziere di esperienze e di insegnamenti. Esistono ancora oggi gli eroi? La risposta è scontata quando si allarga lo sguardo anche al mondo dello sport locale, dove personaggi storici come Robert Oberrauch hanno dedicato gran parte della propria vita agonistica nel tenere alto il vessillo bolzanino e del tricolore, e, dopo aver smesso la tuta, dedicarsi anima e corpo a distribuire le "ricchezze" conquistate sul campo: ovvero esperienze, consigli, sostegni ed impegni. Una sorta di mecenatismo perpetrato direttamente dall'"artista" e non dal mecenate, motivo in più per dedicargli l'etichetta di eroe.
• Signor Oberrauch, almeno 30 dei suoi 55 anni li ha dedicati all'hockey attivo e una volta archiviati i pattini, si è dedicato all'impegno nel ruolo di presidente della Virtus Bolzano. Dopo centinaia di allenamenti, partite epiche ed allori conquistati, cosa l'ha spinta nove anni fa ad intraprendere questo percorso?"
Penso che chi abbia ricevuto tanto dallo sport, abbia il dovere di restituirlo, quanto più possibile, alle nuove leve. - dichiara Robert Oberrauch - Il valore di un vero sportivo non si misura soltanto durante la carriera agonistica ma anche quando smette di misurarsi sul campo da gioco. Per me giocare ad hockey è stata una figata... sono stato un uomo fortunato che ha avuto la possibilità praticare la propria passione vestita da lavoro è veramente una fortuna. Proprio per questo sono convinto che chi ha preso tanto dalla città in termini di passione, entusiasmo, gratificazioni e possibilità debba avere quasi un obbligo morale nel puntare ad essere riconoscente partecipando attivamente alla crescita altrui. Per questo nove anni fa non ho avuto tentennamenti nel prendere in carico prima la Virtus Don Bosco e poi la Virtus Bolzano. Con la mia presidenza ho puntato a restituire alla società la passione ed il prestigio di un tempo e, soprattutto, farla tornare ad essere al centro delle attenzioni di tanti giovani e ragazzi. A quasi due lustri di presidenza devo dire che sono molto soddisfatto per quello che stiamo facendo".
• Da giocatore affermato a Presidente visionario, questo basta per farla considerare un eroe dei nostri tempi?
"Beh diciamo che non mi sono mai considerato un eroe... anzi a dirla tutta per com'era iniziata la mia avventura sportiva diciamo che di eroe c'era ben poco. Perché? Pensi che ho iniziato a giocare a calcio a dieci anni nella Bolzanese in porta, ma con scarsi successi. Sono sempre stato affascinato dai portieri, ecco quelli erano i miei eroi, mi allenavo con loro e li seguivo ogni istante...ma io non ero bravo in porta".Il vero eroe è anche chi spesso agita le vesti del prossimo protagonista, ovvero chi in qualche misura partecipa nel dare la spinta decisiva.
• E' successo anche per lei?"
Ecco in questo senso ci sono davanti ai miei occhi due eroi ben precisi: mia madre e Gino Pasqualotto. La storia è questa: Gino frequentava una ragazza che viveva sullo stesso piano dove abita la mia famiglia. Fu così che mia madre chiese a Gino (aveva dieci anni più di me) di portarmi con lui ad iniziarmi nel gioco dell'hockey. Ma non furono i soli eroi!"
• Quali altri?"
Penso a Jaroslav Pavlu con il quale feci il provino. Fu così che venni selezionato da quel momento cominciai a giocare dalla mattina alla sera. Mi recavo in via Roma alle tre del pomeriggio facevo allenamento con la mia squadra, finito cominciavo a pattinare con il pubblico, per poi rimanere (e pattinare) a guardare l'allenamento della prima squadra. Iniziavo alle 15 per tornare a casa alle 20. Papà Pavlu è stato un altro eroe dei nostri tempi, perchè è riuscito a costruire generazioni di hockeisti. E' stato lui a consegnarmi il giusto approccio allo sport, ai sui valori".
• La mitologia insegna che gli eroi vengono forgiati dal sacro fuoco della passione ed anche alla cieca obbedienza dei veterani di mille battaglie. Esperienze che ritiene di aver vissuto?
"Certamente si risponde sicuro Oberrauch - e sotto ogni punto di vista. Quando passai a giocare in serie B con la Latemar (era la seconda squadra del Bolzano) avevo quindici anni e li mi trovai al fianco di giocatori che sarebbero andati in serie A o anche i cosiddetti "anziani" che stavano concludendo la carriera. Il livello era molto alto e quindi c'era solo da imparare e non solo sul ghiaccio. Cosa voglio dire? Oggi c'è una cultura diversa...ma ai miei tempi quando andavamo in trasferta il giovane doveva scaricare i sacchi dei giocatori più anziani e caricarli quando bisognava ripartire. Gli altri bevevano il caffè.
C'erano questo spirito: dove il "bocia" fa il "bocia" ed il grande fa il grande. Nella giusta proporzione questa scena ha un senso, anche se non so se comunque oggi funzionerebbe. Che dire della trasferta di Valpellice.
In quell'occasione alla matricola del gruppo venivano tagliati i capelli alla moicana, Martin Pavlu era il barbiere...una trasferta odiosa! (ride)"
• I gesti degli eroi vengono esaltati dal pubblico in visibilio nell'arena... spettacolo che lei probabilmente ha vissuto allo stadio di via Roma e non solo...
"Con il pubblico, i nostri tifosi siamo stati sempre un tutt'uno. E quella passione, quell'entusiasmo l'avvertivi sulla tua pelle perché a quei tempi il tifoso stava ad un metro da te. Quando scendevamo in pista sentivamo il profumo dei wuerstel e del brulè...eravamo davvero un tutt'uno! In via Roma con lo stadio pieno dalle cinque del pomeriggio, abbiamo vissute dei momenti davvero epici. Non ho mai visto nessuno agitarsi, forse anche perchè abbiamo avuto la fortuna di avere grandi capitani, prima dime. Quando sono arrivato ad esempio c'era Hubert Gasser un grande uomo di sport. La concorrenza era tanta ma non c'è stata mai un travisamento dei contenuti... abbiamo discusso animatamente... erano più duri gli allenamenti che le partite.
• L'amarezza di un eroe?
Indosso la maglia della nazionale e giochiamo contro la Russia una gara del mondiale all'Olimpia Halle. Vincevamo 2-1 ad un minuto e mezzo dalla fine e la Russia fece gol in fuorigioco. Una rabbia! C'era un arbitro NHL e da capitano andai a protestare ed al termine dell'insistenza conclusi dicendogli: vincere con la Russia quando ci ricapita? L'arbitro allargò le braccia restituendomi solo la sconsolazione del momento."
• Già... la Nazionale, la maglia azzurra che per un eroe ha il significato dell'investitura con il mantello rosso porpora.
"A 19 giocai il primo mondiale gruppo B, per poi vincere quello successivo a Lubjana approdando al gruppo A. Andare è sempre un grande onore ed emozione. Con Bryan Lefley facemmo un salto qualitativo incredibile, passando dall'essere la "spaghetti League" a diventare una nazionale forte e considerata la pari delle altre più forti. Le Olimpiadi? Li ti senti un atleta vero. Albertville, Lillehammer e Nagano hanno avuto per me un'emozione incredibile. Un brivido intenso ed irripetibile".L'eroe Oberrauch ha deposto l'elmo ed il mantello (pattini e stecca), sistemandosi al seggio della Virtus Bolzano, nel segno della storia che continua. Una storia fatta di eroi e di leggende...di protagonisti e di fatti che rotolano sul campo da calcio.
• • • Le foto nell'ordine:
• Robert alla Legends Night (01/10/2017)
• Orgoglioso con la maglia della sua Virtus
• 08/12/94 Robet alza da Capitano la Coppa del Trofeo 6 nazioni
• Con Rosati e la coppa Torneo 6 Nazioni
• Legends Night 01/10/2017 con Beattie, Topatigh e Vostrikov
• La "C" anche con la maglia della nazionale
• 01/10/2017 Legends Hockey Night: Pasqualotto, Rolando Benvenuti, Pavlu, Oberrauch e Hubert Gasser