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Pochi giorni fa l'editorialista di hockey su ghiaccio del sito web austriaco laola1.at e scout Bernd Freimüller ha pubblicato un articolo molto esaustivo, senza reticenze ed equilibrato nei pareri e giudizi espressi, a riguardo del tema "caldo" in ambito ICE Hockey League come quello relativo ai doppi passaporti e punteggi per regolamentare i transfer cards. 

Vogliamo ringraziare e complimentarci con l'autore per la pacatezza e onestà intellettuale del suo commento e il sito di laola1.at sempre puntuale nell'informazione inerente al nostro sport.

 

dal sito https://www.laola1.at/ : Doppia cittadinanza: i problemi di una "Legge Bolzano"  di Bernd Freimüller.

A metà aprile, alcune delle squadre ICE stanno già pianificando con decisione la prossima stagione. Tuttavia, stanno annaspando nella nebbia: oltre alla questione della modalità, i punti e i limiti giocatori stranieri nella stagione 2021/22 sono ancora da definire.
Come se non bastasse, i funzionari della lega vogliono anche trovare un regolamento riguardante le doppie cittadinanze.

Un punto di vista di Bernd Freimüller, scout ed editorialista di LAOLA1, a questa ipotetica "Lex Bozen": fin dove parliamo di clamore populista o di verità?

• Ci ricorda qual’è il problema?Flyer legio

Alcune squadre sono infastidite dal numero di doppie cittadinanze nelle file dell'HC Bolzano. Con Justin Fazio, Dylan DiPerna, Matteo Pietroniro, Nick Plastino, Domenic Alberga, Anthony Bardaro, Daniel Catenacci, Dustin Gazley, Stefano Giliati e Angelo Miceli, dieci giocatori sono cresciuti in Canada o negli USA. Pietroniro (due dei suoi fratelli giocano da tempo nell'AlpsHL) ha addirittura tre cittadinanze: USA (per diritto di nascita), Canada e Italia. 

  • E sono stati tutti naturalizzati a Bolzano?

Certo che no, anche se alcuni rappresentanti dei club avversari lo hanno lasciato intendere prima di diventare più reticenti di fronte ai fatti. Bardaro, per esempio, è arrivato all'HCB dall'AlpsHL, Giliati ha giocato a Bolzano per la prima volta dieci anni fa e Plastino ha già giocato le sue prime partite internazionali per l'Italia nella stagione 2009/10 (!).

Nel caso di Dustin Gazley - il cui cognome è l'unico che non suggerisce radici italiane - da Salisburgo sono arrivate allusioni benintenzionate sul fatto che possedeva già un passaporto italiano durante la sua apparizione come “straniero” tre anni fa. Naturalmente, questo non aiutò i Red Bulls per quanto riguarda il sistema di punti ma solo per questioni burocartiche nel momento del tesseramento.

  • Ma che dire degli altri? Bolzano li ha naturalizzati?

Coloro che si occupano di hockey da un bel po’ di tempo - certo, per molti manager e presidenti di club dell'ICE non è così... - hanno familiarità con la tipologia italo-canadese dagli anni '80. La nazionale italiana si è caratterizzata a lungo con queste doppie nazionalità, cercando solo occasionalmente di cavarsela con selezioni altoatesine o dell’arco alpino. Quindi questo è un fenomeno nuovo solo per le persone che non l'hanno veramente esaminato negli ultimi decenni. L'HCB si è servito di questo mercato da quando è entrato nella lega, e quest'anno si è solo intensificato. DiPerna, Pietroniro, Plastino e Gazley sono arrivati prima o durante la stagione di quest'anno.

  • Quindi non ci sono state nuove regole quest'anno?

Sì, curiosamente, ce n'era una che doveva rendere difficili tali trasferimenti per HCB. Sul filo di lana - come spesso accade con le modifiche ai regolamenti ICE - un nuovo paragrafo (Gamebook C/§ 2/4) è stato introdotto la scorsa estate. Questo stabilisce che il valore dei punti di un giocatore, fissato all'inizio della stagione, è valido per tutta la stagione, quindi non cambia se viene naturalizzato dopo l'inizio della stagione.

Mike Ouzas Zagabria

 

Questo era molto lontano dalla realtà: anni fa, erano Szekesfehervar e, soprattutto, Zagabria sia a naturalizzare i giocatori durante una stagione che portare a termine queste procedure.

A Zagabria, in passato, una naturalizzazione aveva richiesto appena quattro settimane e questo per giocatori come Geoff Waugh, Alan Letang, David Brine o Michael Ouzas senza alcun background croato. A nessuno importavano, allora, le doppie nazionalità di Zagabria (in numero simile a Bolzano oggi), venivano ignorate perché la squadra cedeva sistematicamente nel momento cruciale. Inoltre, qualsiasi critica alle “truffe” in Croazia è stata sempre liquidata con riferimento agli spettacolari eventi all'aperto.

L'unico giocatore importante del Bolzano che aveva messo piede sul suolo italiano senza relativo passaporto era l'attuale portiere di riserva Justin Fazio nell'estate del 2019. Per lui, c'erano ancora delle “scartoffie” da fare a Roma. Solo quando questo è stato fatto, il manager dell'HCB Dieter Knoll lo ha scritto sul foglio partita della squadra. Il suo valore di punti (0) è diventato solo allora valido, quindi non è stato affatto declassato. Così, il cambio del regolamento dell’ultima estate è andato completamente a vuoto.

  • Da dove vengono i "doppi cittadini"? Perché ce ne sono così tanti solo in Italia?

Basta una rapida ricerca su Google per trovare quattro ragioni:

- Tra il 1820 e il 2004, più di cinque milioni di italiani sono emigrati negli Stati Uniti. Ma visto che l'hockey riguarda più il Canada: nel censimento del 2016, quasi il cinque per cento della popolazione (= 1,6 milioni) ha dichiarato di aver radici italiane.

- Per l'idoneità per un passaporto italiano, le radici possono andare indietro di diverse generazioni per i nordamericani, quindi non sono affatto limitate dai genitori. 

- Il Canada e gli Stati Uniti permettono la doppia cittadinanza.

- L'Italia permette la doppia cittadinanza. 

L'ultimo punto è il più importante e spiega anche perché ci sono così pochi doppi cittadini in Austria. Anche giocatori come J.P. Lamoureux, John Hughes o Luka Gracnar, che avrebbero (quasi) acquisito il diritto al passaporto rosso-bianco-rosso attraverso la residenza o il matrimonio, esitano poi a rinunciare alla loro cittadinanza originale. Gli italiani non conoscono questo problema.

Non c'è da meravigliarsi, quindi, che questo fenomeno stia avendo un impatto anche sull'hockey canadese. Se supponiamo che lo stesso cinque per cento dei quasi 600.000 giocatori registrati in Canada - tralasciando gli Stati Uniti per il momento - abbia radici italiane, si arriva a circa 30.000 giocatori. È logico che è facile trovare un numero considerevole di “cracks” che hanno un passaporto italiano o possono richiederlo, semplicemente visitando le piste di ghiaccio di Toronto o Montreal.

  • Quindi Bolzano non naturalizza affatto i giocatori?

 FreimüllerCerto che no, e queste ridicole affermazioni si sono placate di recente. Tuttavia, l'HCB ha ovviamente un vantaggio competitivo a causa di questo pool di giocatori, e lo stesso sarà per il nuovo arrivato HC Valpusteria. Tuttavia, il fatto che le squadre ICE austriache (non si sentono lamentele del genere da Fehervar e Bratislava) arrivino a questo solo nell'ottavo (!) anno di affiliazione del Bolzano al campionato, ha piuttosto come esempio il proverbiale dormire nell'orologio a pendolo (nonostante il ticchettio, finché poi non suona il gong... ndr). Inoltre: chi spinge per l'internazionalità del campionato, come è successo quest'anno (scusa per respingere le ambizioni del Feldkirch ndr), deve convivere con condizioni molto diverse (mercato dei giocatori e tassazione) all'interno dei paesi partecipanti.

  • Cosa vogliono fare le squadre?

Beh, la prima proposta era di limitare il numero di doppia cittadinanza a uno per squadra. Ora stanno pensando di adattare lo status di giocatore nazionale e all'idoneità a giocare per la rispettiva squadra nazionale.

I giocatori devono essere registrati alla federazione nazionale per 480 giorni continui per poter giocare per la loro squadra nazionale. Questo significa che se questa proposta verrà attuata, i giocatori freschi d'oltreoceano potranno giocare a livello internazionale solo verso la metà o la fine della loro seconda stagione non gravando a “roster” come classico straniero da 4 punti.

  • Come si comportano le altre federazioni con questi doppi cittadini?

Fondamentalmente, il seguente vale ovunque: il passaporto determina la cittadinanza e quindi l'idoneità a giocare. Una discussione come quella qui da noi divampa nella DEL di tanto in tanto quando Iserlohn o Bremerhaven hanno di nuovo scovato un giocatore con radici tedesche. Per entrambe le squadre questo è molto più facile che per il resto del campionato, ma la DEL non ha la presunzione di essere un’autorità superiore allo stato e poter ignorare i passaporti tedeschi o valutarli diversamente. In altre leghe, come la Finlandia o la Svezia, non ci sono comunque restrizioni per gli stranieri.

Solo nell'AlpsHL - sotto la stessa gestione dell'ICE - la federazione italiana impone la regola dei 480 giorni alle sue squadre, poiché Asiago in particolare era considerata solitamente una squadra con eccessivo utilizzo di oriundi. Le squadre slovene e austriache non hanno adottato questa regola.

  • Insidie e problemi

Il comitato sportivo dell'ICE dovrebbe proporre un costrutto praticabile che sarà poi firmato dalle squadre. Ma non è così semplice, ed è per questo che la questione si trascina da mesi.

È sorprendente che i Vienna Capitals siano in prima linea su questo tema. Dopo tutto, è stato il loro presidente Hans Schmid che ha parlato anni fa contro una limitazione degli stranieri. Il suo ragionamento era abbastanza semplice e valido: "Non voglio andare contro le leggi dell'UE".

Giustamente, questa argomentazione ha portato per esempio in Germania e anche nel paese extracomunitario Svizzera ("libero accesso al mercato del lavoro") al fatto che le restrizioni sui “transfer cards” si applicano lì solo per "gentlemen's agreement". Nei paesi della ICEHL è stato introdotto il regolamento dei punti come compromesso.

Questo solleva la domanda logica: Non si vuole fare distinzione tra cittadini dell’unione europea ed extracomunitari, ma tra italiani e italiani sì?

È una questione complicata, ma poi non c'è quasi nulla nello sport che non si sia già visto. I vecchi come me ricordano quando gli austro-canadesi erano trattati come gli strainieri in Austria. Questo è finito in fretta, al più tardi quando Jeff Geiger (che Dio l'abbia in gloria!) si è seduto nello studio televisivo con il suo passaporto austriaco e ha detto: "Vivo e lavoro qui, ho fatto il servizio militare e nell'hockey mi calcolano come uno straniero".

Peter HochkoflerMa, anche se la lega fa finta che i doppi cittadini esistono solo in Italia, hanno anche pensato a giocatori come Niki Hartl (Germania, Austria), Julian Kornelli (Germania, Austria) o Peter Hochkofler? Quest'ultimo è un caso interessante di per sé: ha un passaporto italiano e uno austriaco, gioca a Salisburgo come locale. Costerebbe quindi quattro punti la prossima stagione? Visto che non puó giocare per la nazionale austriaca, gareggiando invece a livello internazionale per l'Italia.

E che dire dei giocatori stranieri di formazione austriaca? Giocatori, in altre parole, che sono alla pari con i locali a causa della loro attività nell'hockey giovanile in Austria. Ricordiamo Dominik Grafenthin (Graz) e Aljaz Predan (Salisburgo) come due esempi di giocatori che non sono idonei a giocare per l'Austria, ma sono trattati come austriaci in termini di punti. Si vuole seriamente considerarli ancora come austriaci e valutare giocatori con passaporto per il rispettivo paese come stranieri? Questo aspetto assurdo è mai stato discusso?

Naturalmente, l'ICE può approvare ogni sorta di regolamento, secondo il pensiero: "Dove non c'è un querelante, non c'è un giudice". E anche una volta che un querelante si presenta (come Chris Harand contro EBEL - per far cadere la regola dei punti per i giocatori nazionali ndr), una causa non significa automaticamente sconfitta. Naturalmente, poiché i giudici non hanno familiarità con le questioni di hockey, ogni risultato è sempre possibile.

Nessuna decisione è stata ancora presa, come detto, per più di otto anni questo problema non è stato nemmeno discusso, ora si suppone che sia implementato fino alla prossima stagione, anche se le liste dei punti sono già state comunicate ai club. In ogni caso, spetta alla lega assicurarsi che non emettano una loro versione di "Io mi chiamo Kolaric. Tu ti chiami Kolaric... e perché ti chiamano “zingaro”? (dispregiativo ndr)".