Come HCBfans siamo veramente contenti di annunciare l'inizio della collaborazione con Andrea. Con la passione per i colori biancorossi, che ci accomuna, riesce spesso a cogliere sensazioni e valutazioni diffuse e condivisibili. O semplicemente che possono diventare motivo di confronto e discussione. Siamo certi che vi unirete nel dare un cordiale benvento ad Andrea.
Buona lettura. (questo articolo prevede un tempo di lettura di 12 minuti)
• Sono tre notti che i miei sogni sono abbastanza ripetitivi.
No, non è colpa di questo torrido agosto. E nemmeno delle mie ultime cene all’ingrasso.
La causa del mio sonno, non troppo agitato in verità, è solamente da attribuire alla mia amata passione. Quella per l’Hockey Su Ghiaccio (le maiuscole non siano intese come casuali).
Sono tre notti, insomma, che sogno di dover andare alla partita. Ma, una notte non trovo il biglietto dove lo avevo lasciato. Un’altra, la mia auto non vuole saperne di partire. E stanotte, sono certo fosse il Palaghiaccio di via Roma, l’ingresso alle tribune pareva il labirinto del Minotauro.
I sogni sono magnifici rivelatori. Del nostro stato d’animo.
Nel mio caso, sono certo sia l’attesa per l’inizio della nuova stagione dei Foxes Bolzano.
Molti di noi erano al mare, al lago, in montagna. O, più prosaicamente, ancora al lavoro in città. Ad assistere, collegati al proprio cellulare, alla sequenza dei tradizionali “Botti alle Otto” degli scorsi mesi. Quelli per i quali fremiamo e magari ci entusiasmiamo. Ogni fatidica estate.
Dieter Knoll, oramai, è diventato un vero e proprio regista del brivido. Quello che scorre lungo la schiena quando la città si affaccia sul rullo delle notizie in tempo reale. Per avere tutte le informazioni sull’allestimento della nostra amata squadra biancorossa. Notizie che diventano subito virali, sui social, specialmente quando il Botto è di quelli che fanno vibrare idealmente i muri.
Quello del Bolzano, a cui ovviamente ho assistito anch’io, è stato un mercato che mi trova alla fine piacevolmente soddisfatto del lavoro compiuto da Dì Kei, il nostro regista.
2, 7 e 14.
Se desiderate, giocate questo terno su tutte e Venezia. Sappiate, almeno, che altri non sono se non i quantitativi - per ruolo - del nuovo roster dell’Hockey Club Bolzano (qui le maiuscole son doverose).
2, come i portieri.
La coppia non si è sciolta. L’abbiamo apprezzata lo scorso anno e, logica sulla quale si basa l’armonia, fiducia ha voluto che venisse riconfermata.
Sam (o San) Harvey e Johnny Vallini.
Al primo, innanzitutto, vanno doverose le nostre premure per il contraccolpo che ha subìto a causa del gravissimo lutto dei giorni scorsi. La perdita del padre Michel. L’hockey, per ora, può aspettare.
Lo stringeremo in una sorta di abbraccio collettivo. Quando sentirà il momento. Di tornare a vestire i panni del Guardiano del Regno.
A me, Harvey ricorda un grande interprete del passato in questo ruolo: Roberto Romano. Il Gatto. Brevilineo, reattivo, elastico ed efficace. Qualche lieve sbavatura, ma stats personali che viaggiavano sempre sull’ottimo andante.
E poi Johnny, il backup che ogni spogliatoio vorrebbe avere. Signor portiere. Uno di quelli che meriterebbe la Grande Chance, senza ombra di dubbio. Ma che al Bolzano è legato da un’appartenenza che va oltre la cittadinanza. E gli garantirà ancora minuti di pregio e quel sapiente tocco di serenità. Che solo lui sa dare al gruppo, nei momenti di apnea.
7, come i difensori.
Partirei dall’erede dell’indomabile Tano: ovvero Enrico Miglioranzi.
Ha lasciato un ginocchio al Palaonda, negli scorsi playoff. Lasciamogli il tempo per tornare più forte ed incazzato di prima. Perché è un giocatore di sicuro affidamento. Uno di quelli che la maglia sanno sempre onorarla. Fino all’ultima stilla di energia.
Proseguirei con Scott Valentine.
L’estate di “Valentrain”, simile ai Freccia Rossa: costantemente in ritardo sulle tabelle di marcia.
Non conosco i dettagli della questione. Ma questa sua estate trascorsa “in stand by” mi fa pensare che avesse un solo desiderio ed una inesauribile e devota quantità di fede. Quando hanno riconsegnato la “44” al suo legittimo proprietario, ho esultato. Lo ammetto.
Quinta stagione in biancorosso, invece, per Dylan Di Perna. Chiamarlo fedelissimo è puro eufemismo. Lui, la maglia, ce l’ha tatuata sulla pelle. E non mi stupirei se una ecocardiografia mettesse in evidenza la scritta Hcb Forever ricamata sul suo cuore. Per amore del gioco e della squadra, ha accettato anche l’esilio a Collalbo, in passato. Il suo contratto è più di un investimento.
Cole Hults... torna il giocatore con il miglior plus/minus contemporaneo della storia biancorossa: +40. Per lui, scomoderei un grande del passato. Giusto per dargli un’identità precisa. Le uscite di zona, ad esempio, mi ricordano John Bellio. Testa alta, padronanza delle geometrie, pattinaggio elegante. Di uno dei più grandi “italo” mai transitati in Italia, Cole ha anche la stessa efficacia negli special team. E non scialacqua una penalità solo per il gusto di una banale vendetta.
Jason Seed; viene da un anno positivo a Cortina. Nel quale ha distribuito una buona dose di assist. Ha esperienza ed ama giocare pulito, senza intervenire sull’avversario al limite del regolamento. Siamo curiosi di vederlo in un campionato più performante della Alps. E siamo ottimisti sul fatto che il suo rendimento possa far dimenticare qualche suo predecessore.
Simon Bourque, lo stavo personalmente aspettando. Nel senso che nutrivo l’auspicio di vederlo con la maglia del Bolzano. Ad Innsbruck, soprattutto nella sua seconda stagione, ha fatto molto bene. Ed anche lo scorso anno in Norvegia, a Stavanger. Bourque ci mette tanto fisico, specialmente negli angoli. Non sono affatto un tecnico, ma lo vedrei bene affiancato al “44”.
Peter Spornberger; tanta gavetta in Germania. Bene a Freiburg. Negli ultimi tre anni ha timbrato il cartellino a Schwenninger, in Del. Con le Wild Wings non ha giocato moltissimo. In Nazionale non mi è dispiaciuto. Madre Natura lo ha dotato di un gran fisico. Se coglie nel modo migliore l’occasione che Knoll gli offre, entrando nelle grazie di Hanlon, Peter potrebbe spiccare il volo.
14, come gli attaccanti.
Braden Christoffer, ha appena compiuto 30 anni ed è ricordato in Italia per la sua stagione ad Innsbruck. Nella quale risaltava soprattutto la sua assidua frequentazione della panca puniti. Braden è un ottimo centro. L’ultimo Botto, perché fosse considerato probabilmente il più pregiato.
Ha trascorso le ultime tre stagioni nella Liiga finlandese. Ed una costante è stata la sua propensione alla penalty box. Oltre ai minuti di penalità, ha tanti punti nelle mani. Lo attendo, con grande curiosità.
Daniel Mantenuto, la Certezza. Terza stagione in biancorosso per uno dei giocatori più redditizi che abbiamo in questo reparto. Le sue prestazioni non sono mai banali. Potrebbe fare “Abnegazione” di secondo nome. In un ipotetico FantaHockey troverebbe sempre posto nel mio personalissimo taccuino, per dirla come il leggendario Rino Tommasi. Attenzione, perché Daniel non ha ancora espresso appieno la sua maturità agonistica. Attendiamo il suo potenziale upgrade.
Dustin Gazley, l’Uomo della Provvidenza. Oramai bolzanino d’adozione, al quinto anno al Palaonda, 154 punti nelle precedenti stagioni. Seppur la sua carta d’identità parli in modo inequivocabile (36 anni il prossimo 3 ottobre) quando il disco vale “la vita o la morte” Dustin se lo ritrova spesso sulla spatola. Come accaduto nei playoff di due stagioni fa. Degno di indossare la “10” che fu di Gerry Morin e Sergej Vostrikov, in parole povere. Clonatelo, please...
Cristiano Digiacinto. Ecco, su di lui sono riposte buona parte delle mie aspettative. Ha il fuoco dentro, il ragazzo. Ed è una caratteristica che dovrebbe sempre apparire nell’equipaggiamento del mio giocatore ideale. Se Glen Hanlon fosse Babbo Natale, nella letterina che gli invierei, esprimerei a chiare lettere il mio desiderio di vederlo in linea con Halmo e Christoffer. Chissà...
Adam Helewka, due anni fa in Ice - ad Innsbruck - ha fatto la sua miglior stagione della carriera (28 reti e 39 assist). Forse questo è il format di campionato che gli si addice di più. Lo avrà pensato probabilmente anche il nostro Doctor K. Draftato dai San Jose Sharks nel 2015, come 106esimo assoluto, Adam è un globe-trotter dell’hockey e vanta esperienze in Khl, Svezia, Slovacchia, Finlandia e Cekia. Giocatore molto fisico, lo attendiamo con impazienza negli angoli sotto la Curva.
Brad Mc Clure, non c’è 2 senza 3. Oramai ha Bolzano nel cuore. Se vogliamo proseguire con il gioco delle analogie, lui mi ricorda Scott Beattie. Tanti punti dai suoi polsi d’acciaio, tanto dinamismo, tanto mutuo soccorso in favore dei compagni di linea. Con Gazley ed Halmo al suo fianco, Brad ha sfoggiato tutto l’indiscutibile talento che possiede, dando un tocco di vivida lucentezza alle sue prestazioni. Un valore aggiunto, al quale non si vorrebbe rinunciare mai.
Matt Bradley, da Vancouver (BC), una delle più belle città del mondo. In un’altra affascinante metropoli, questa volta europea, a Vienna nella fattispecie, questo centro draftato anch’egli nel 2015 dai Canadiens, ha messo in mostra la gioielleria di casa. 81 punti in due stagioni. A Bolzano gli obiettivi sono fin troppo evidenti. Ed uno come Bradley sarà senz’altro utile alla causa.
Michele Marchetti, il Ritorno. Sono trascorsi sette anni dalla sua prima esperienza a Bolzano. Nel frattempo Michele è maturato. E la sua buona struttura, temprata soprattutto nelle ultime stagioni di Ice ad Asiago, tornerà assai utile nelle rotazioni di Hanlon. Sono personalmente curioso di vederlo all’opera. Perché merita una grande platea. E non ho dubbi nell’affermare che Bolzano lo sia...
Anthony Salinitri, il più chiacchierato. Lui e Simon Bourque hanno chiuso la scorsa stagione a Stavanger siglando il nuovo legame professionale col Bolzano. Il possibile approdo di Salinitri in maglia biancorossa è stato più di un semplice chiacchiericcio nelle ultime due stagioni. Finalmente, il circoletto rosso intorno a lui si è chiuso. Ha scelto il numero 71. Ed in Ice (Asiago e Graz) ha sempre lasciato il segno. Sulle sue doti realizzative non è mai sorto il minimo dubbio. Affidabile.
Pascal Brunner, il Figlio d’Arte. Il ragazzo ha solo 22 anni, appena compiuti. E la stoffa del campione. È cresciuto tra Davos e Berna, esplodendo in Alps due stagioni fa. Entrando, in questo modo, nei radar dello scouting biancorosso. Suo padre è stato prodigo di consigli nei suoi confronti. Ora spetta a lui capitalizzarli. La qualità più evidente di Pascal è la grinta. Purissima. Per lui vale lo stesso discorso fatto per Spornberger. Sfruttare ogni opportunità concessagli da Hanlon.
Mike Halmo, la Sentenza. Oramai, non c’è Bolzano senza il “91”. Sesta stagione in via Galvani per uno dei giocatori più controversi (ed odiati) dell’intero circuito d’Oltralpe. A Bolzano invece è idolatrato come pochi e, di suo, può vantare di aver conquistato la seconda Ebel della nostra storia. Quindi, il piano di volo che conduce all’Olimpo è già nel data base del suo navigatore. Nelle ultime due stagioni è andato molto vicino a centrare nuovamente il target. Che è oramai in cima ai desideri del team, dello staff e dei suoi compagni di squadra. Alla fine della scorsa, il suo ciclo pareva esaurito. La sua ponderata riconferma è stata accolta con gioia da tutto l’ambiente.
Giordano Finoro, nato e cresciuto a Guelph, in uno spicchio d’Ontario ad alto tasso d’italianità, è un attaccante con caratteristiche molto precise. Ha un pattinaggio potente, uno spiccato senso per il gol e cura in modo maniacale le due fasi. Il più classico dei “two-way forward”. Non disdegna il ruolo di playmaker e ad Asiago ha lasciato di sè un ottimo ricordo. Lo aspettiamo con impazienza.
Luca Frigo ed il nostro capitano, Daniel Frank.
Last but not least.
Il primo è oramai un piemontirolese, ma suona davvero male. La storpiatura delle sue origini è una licenza che di poetico ha molto poco. Vuole solo dimostrare il grado di appartenenza che può vantare questo emblema vivente del nostro hockey. Nona stagione in biancorosso, l’elenco delle sue reti d’autore potrebbe dare vita ad un lungometraggio di successo. Il ragazzo di Moncalieri ora è diventato uomo d’esperienza. Che in campo - e soprattutto in spogliatoio - riesce a trasmettere al gruppo abbondanti dosi di tranquillità, indicando la via che porta all’autostima perduta. Un totem.
Il capitano invece è l’unico in attività a poter dire di aver alzato entrambe le Ebel, vinte sullo stesso ghiaccio di Salzburgo. Dodicesima stagione al Palaonda per Daniel. Numeri che cominciano a dare le vertigini. Lui è rimasto lo stesso ragazzo, ambizioso e dai modi gentili, giunto da Merano per dare vita ad un’esperienza che nemmeno lui avrebbe lontanamente potuto immaginare. La “C” che indossa con orgoglio sull’armatura è come una medaglia al valore. Conquistata sul ghiaccio, col sangue ed il sudore.
Come sempre, saranno loro due e l’altro assistente, Mike Halmo, gli uomini di polso dello spogliatoio. Quelli che trasferiranno le consegne ai nuovi arrivati. Che spiegheranno loro cosa significhi indossare questa maglia. E quanto impegno richiederà la tutela della nostra storia, se minacciata dagli attacchi altrui.
Saranno loro, infine, a metterci la faccia, quando servirà. A rispondere al coaching staff. In caso di atteggiamenti poco consoni ed opportuni. Che potrebbero recare un danno allo spirito di gruppo.
A proposito di coach, anche in questo caso, la coppia resta indissolubile. Glen Hanlon e Fabio Armani. Oramai conoscono a menadito l’ambiente. E le dinamiche dello spogliatoio. Fabio è diventato il miglior reagente di Glen. E viceversa. Si muovono in sintonia, viaggiando paralleli, di comune accordo. Sono i primi ad essere focalizzati sul lavoro che ci sarà da svolgere.
Da oggi fino alla prossima primavera.
Un lavoro che ricercherà due elementi fondamentali: bellezza ed armonia.
Con un solo obiettivo.
Riportare la Coppa a casa.