
Anche dopo i primi 2 turni nella penisola scandinava, si confermano le buonissime prestazioni e sensazioni legate ai colori biancorissi: Buona lettura.
- Giovedì, 28 agosto 2025
“Lautturi, kuule, mit ä mä toivon”.
Traghettatore, ascolta cosa spero.
“Viekää minut sinne, missä hän on...”.
Portami dove è lui...
“Viekää minut vielä hänen luokseen”
Portami ancora da lui...
L’impianto stereo della Mazda 6, che ci sta conducendo in direzione dell’aeroporto, sta riproducendo “Lautturi”, uno dei cavalli di battaglia dei PMMP, gruppo pop-rock finlandese incentrato sulle vocalist Paula Vesala e Mira Luoti. Considerate, nel loro paese, vere e proprie stelle nel firmamento della musica.
Sono quattro anni che i successi dei PMMP mi risuonano nella testa.
Da quando, nel novembre del 2021, con il fedele amico e compagno di trasferte Charly Pistoi, organizzammo il nostro primo pellegrinaggio in Finlandia, interamente dedicato all’hockey.
Ed all’Armata Biancorossa.
Mai avremmo potuto immaginare quanto amato e popolare fosse il karaoke a quelle latitudini.
La scoperta avvenne casualmente dopo una lauta cena, in un locale di Helsinki. Stracolmo di gente. In attesa di prendere il microfono. E dar vita ad estemporanee esibizioni canore.
Da quel momento Charly si appassionò alle melodiche sonorità appese alle voci di Paula e Mira. A tal punto da scaricare molte loro canzoni nella sua personale play-list.
“Lautturi”, nostalgica ballata costruita su temi come l’assenza e la lontananza, fu perfetta in quella particolare circostanza. Perché scandagliava alla perfezione il nostro stato d’animo, quando giunse la notizia dell’annullamento per covid del match Lukko Rauma - Hockey Club Bolzano, valido per gli ottavi di finale della Champions Hockey League.
Quattro anni dopo, uno scherzo del destino - fuoriuscito da un sorteggio alquanto articolato -, ci ha rimesso a bordo della Mazda 6, direzione Monaco di Baviera. Tappa di avvicinamento alla nostra seconda esperienza finlandese a Rauma. Sperando sia quella buona...
Contemporaneamente, in un auto diretta verso altro aeroporto, quello di Verona-Villafranca "Valerio Catullo", cinque appassionati supporters biancorossi stanno ripassando mentalmente l’initerario che li avrebbe condotti per mano, attraverso Svezia e Finlandia, nei prossimi cinque giorni a venire.
La passione per i colori biancorossi, unita al fascino della CHL, annulla le distanze.
Anche quelle, all’apparenza, più proibitive.
Venerdì, 29 agosto 2025
Il gran giorno dell’esordio stagionale dell’Hockey Club Bolzano in Champions. La quinta partecipazione a questo evento, scorrendo la sua storia.
A Göteborg, i biancorossi stanno trascorrendo tranquillamente in hotel le ultime ore della vigilia che li separa dal match contro il Frölunda, gigante dell’hockey continentale. Capace di sollevare per ben quattro volte l’enorme trofeo destinato al vincitore della CHL.
La quieta vigilanza, con la quale coach Kleinendorst approccia il riposo del suo team, sale di livello quando la delegazione italiana varca la soglia del Frölundaborg; il secondo palazzo del ghiaccio per importanza (dopo il colossale Scandinavium) di questa splendida città della contea occidentale di Västra Götaland. Perfettamente in armonia con la sua flora, di un verde intenso e rigoglioso.
Le paia di decine di tifosi biancorossi in fibrillazione in curva, tra i quali anche coloro che sono decollati da Verona, si stringono a formare un sol uomo al momento degli inni nazionali.
Il popolo scandinavo, tradizionalmente compassato, assiste con stupore al vigoroso coro che si leva dagli spalti, ad accompagnare quello scritto e musicato da Goffredo Mameli.
Essendoci già immersi solo un paio di stagioni fa, in due delle prestigiose realtà dell’hockey delle Tre Corone, fermandoci proprio a Göteborg (Frölunda) e Karlstad (Färjestad), con Charly ci siamo posizionati a 765 chilometri di distanza, ovvero a Turku. Non per assistere alle prodezze del locale Tps ma per la sua vicinanza a Rauma, successiva tappa del tour scandinavo per i Foxes.
Dalle informazioni che ci giungono attraverso un sito specializzato, mentre percorriamo l’interminabile viale alberato lungo il canale che taglia in due Turku, quello che si apre ad uno straordinario arcipelago composto da oltre 50.000 isole, sul ghiaccio di Göteborg il Bolzano regge ottimamente ai primi assalti degli Indiani rossoverdi. Chris DiGiacinto si divora la prima grandissima occasione biancorossa ed è purtroppo Sam a capitolare sul tentativo di Max Lindholm, al 4’19”, originato da un mancato filtro difensivo.
Il Frölunda spinge in attacco con maggiore veemenza, allo scopo di mettere in ghiaccio il risultato, nel più breve lasso di tempo possibile. Ma il sistema di gioco dettato da Kurt Kleinendorst si rivela alquanto indigesto agli svedesi. In più, è il Guardiano del Tempio, proprio Sam Harvey, a far salire d’intensità la sua prestazione. Gratificandola con parate eccezionali.
Dall’altra parte, i biancorossi non stanno a guardare.
Normann viene graziato una prima volta da Matt Bradley, solissimo davanti alla sua porta. Poi si deve superare sui tentativi di Cole Schneider e Max Gildon.
I dispacci che viaggiano in rete ci raggiungono durante un’ottima cena consumata in uno dei migliori ristoranti della città. A parte il cibo, ciò che risulta prelibato è il sapore della prova lusinghiera che stanno offrendo i biancorossi in Svezia.
Probabilmente, lo spettacolo che andremo ad assistere alla Kivikyla Arena di Rauma non avrà esiti così scontati, come vorrebbero far credere i soliti leoni da tastiera. I quali, non possono certo dire di brillare in simpatia. Avendo definito il team biancorosso come un turista dell’hockey europeo.
Il match di Göteborg termina sul 3-0 per il Frölunda. Ancora a segno con Jacob Peterson, in chiusura di secondo tempo, e con l’hempty-net-goal di Henrik Tömmernes, ad una manciata di secondi dal termine. Ma con un buon Bolzano, in mezzo a tutto ciò...
È proprio l’attestato di stima rivolto da Kleinendorst alla squadra a permeare di fiducia anche le nostre personali aspettative, riposte sul confronto domenicale in programma a Rauma.
Domenica 31 agosto 2025
Dopo aver trascorso il sabato a proteggerci dalla pioggia rilasciata da un cielo costantemente plumbeo, saliamo “finalmente” sull’autobus per Rauma. Quello che avremmo dovuto prendere il 24 novembre del 2021, se non avessero annullato il fatidico match a causa della pandemia.
Dai nostri discorsi fuoriescono ancora lo stupore e l’amarezza a causa degli accadimenti di quelle ore. Quando ci vedemmo costretti a gettare nel pattume i biglietti del mezzo pubblico che avevamo acquistato preventivamente.
Anche Rauma ci accoglie allo stesso modo di Turku. Con una giornata dai contorni davvero uggiosi.
Dal nostro hotel al centro cittadino occorre una breve passeggiata di qualche minuto. Durante il quale non incontriamo anima viva. Motivo per il quale - si sussurra - Sam Harvey, con il Lukko per una manciata di mesi nella stagione ‘23-‘24, preferì salvaguardare la sua relazione coniugale chiedendo a Dieter Knoll una sponda per fare ritorno in Alto Adige.
Quando cominciamo a scorgere le tipiche casette in legno di Vanha Rauma (Vecchia Rauma), risalenti tra XVIII e XIX secolo, l’inquietante sensazione di abbandono si fa ancora più netta e preoccupante. Anche le auto si muovono nel rispetto di abnormi limiti di velocità (20 km orari).
È in un contesto del genere che ci congiungiamo al gruppetto di tifosi partiti da Verona-Villafranca, costituito da supporters che appartengono alla galassia di HCBfans.
Dopo esserci rifocillati da Amarillo, locale di estrazione messicana, facciamo il nostro ingresso alla Kivikyla Arena, la casa del Lukko.
I giocatori biancorossi sono alle prese con il loro classico riscaldamento a secco, con il pallone da calcio. Alle loro spalle, Luca Frigo raccoglie a sé la concentrazione svolgendo accurati esercizi di tonificazione muscolare. Immaginiamo Kurt Kleinendorst ed il suo staff nel dedalo di corridoi attigui agli spogliatoi, alle prese con gli ultimi dettagli prima di scendere sulla pista ghiacciata.
Cogliamo la curiosità dei tifosi finlandesi, nello scorgere sette intrepidi italiani. Così lontani da casa. Ma la vera passione per i propri colori, è doveroso ribadirlo, riesce anche nell’impresa di annullare completamente le distanze.
Ora, quello che importa veramente, è che diano inizio alla battaglia di Rauma.
Bolzano scende sul ghiaccio senza l’infortunato Brad McClure. E senza Jason Seed, congedato dal doppio impegno europeo per l’imminente seconda paternità.
Lukko vira sul suo back-up: Daniel Salonen, 21 anni a dicembre, già opzionato dagli Oilers di Edmonton, in luogo del indiscusso leader della gabbia: il leggendario Antti Raanta.
I finnici impostano i primi minuti del match spostando molto velocemente il disco, da un fronte all’altro del terzo difensivo biancorosso. Le Volpi bolzanine sono così costrette ad accorciare sull’avversario, nel tentativo di sporcare le loro iniziative.
La dinamicità dell’Armata Biancorossa, si verrà a sapere solo a fine partita dai diretti interessati, non è quella abituale, risentendo i giocatori della stanchezza accumulata nel corso del trasferimento da Göteborg.
Dopo 4 minuti di superiorità, non sfruttati dal Bolzano, è il Lukko a passare in vantaggio con l’uomo in più. Grazie al suo top scorer, il canadese Alex Beaucage. Ma i biancorossi non si scompongono.
Il pancone di Kleinendorst chiede ed ottiene applicazione nello svolgimento del gioco di squadra. Che reagisce, uscendo gradualmente dalle pastoie degli indolenzimenti cagionati dalla macchinosa trasferta.
È sempre Sam Harvey a tenere in vita i suoi compagni di squadra, opponendosi con classe e bravura a numerosi tentativi dei padroni di casa.
Se il coach di Rauma, Tomi Lämsä, si deve accontentare di un solo gol di vantaggio dopo la prima frazione, i meriti sono da dividere tra il Santo ed i top player del reparto difensivo, tra tutti la linea composta da Mark Barberio e Philip Samuelsson ed un ispiratissimo Max Gildon.
Il periodo centrale si chiude sulla stessa falsariga. Lukko a fare il match e Bolzano a far ricorso sul suo portiere.
Una transizione importante, però, lascia molto spazio a Brett Pollock.
I sette tifosi biancorossi (poi diventati 14 a partita in corso) trattengono il fiato per un paio di secondi, così come tutto il pancone del Bolzano.
L’attaccante canadese battezza l’angolo sbagliato, sulla destra del giovanissimo portiere mancino del Lukko, repentino nel debellare il pericolo all’interno della sua pinza.
Il brivido, corso lungo le loro schiene, scuote i padroni di casa.
Ci pensa il colosso difensivo Eric Gelinas a mettere il sigillo sul 2-0 interno. Con un diagonale che sbuca nel traffico e trafigge Harvey. E, subito dopo, la curva degli ospiti rischia di veder scorrere i titoli di coda quando il Capitano, Daniel Frank, fila in panca puniti a causa di un aggancio con bastone.
In questo preciso istante del match, accade l’imponderabile. Ciò che in pochissimi avrebbero potuto preventivare. Coincidente al momento in cui l’Hockey Club Bolzano scriverà uno dei capitoli più avvincenti della sua storia.
La gloria deve passare necessariamente attraverso la casualità di più eventi favorevoli!
Ciò che accade esattamente al Bolzano, al minuto 14 del secondo periodo.
Bryce Misley, durante il lavoro di sacrificio impostogli dal penalty killing, riesce a rubare il disco al Lukko, poco oltre il terzo difensivo.
La maglia numero 18 vola oltre le trincee finlandesi ed in back va a trafiggere Salonen. Un gol da attaccante di razza. Che fa esplodere il pancone biancorosso.
Ora la squadra ci crede ed il coach statunitense pesca con saggezza nel suo repertorio tecnico. Allo scopo di trasmettere al team i giusti accorgimenti tattici.
Kalle Ervasti sembra andare in soccorso dei biancorossi quando a 90 secondi dalla seconda sirena commette un fallo da frustrazione, molto più che evitabile.
Il power-play biancorosso, rispetto al passato, quest’anno sta andando a nozze.
Lo special team dei Foxes imbastisce un’azione da sogno. Tutta in velocità.
Dustin Gazley scarica su Matt Bradley il quale, senza pensarci troppo, taglia in due il terzo difensivo, pescando il liberissimo Shane Gersich sulla sinistra di Salonen.
Lo specchio della porta del Lukko si apre come nella fiaba “Alì Babà ed i quaranta ladroni”.
“Apriti Sesamo!”. Ed il Bolzano penetra nelle certezze del Lukko. Come un coltello nel burro.
Nella curva biancorossa le esultanze sono un calibrato mix tra gioia ed incredulità.
Si va al secondo riposo con sensazioni ed auspici totalmente ribaltati.
Ora il Bolzano sa di avere tra le mani la chiave tattica per far saltare i piani al blasonato avversario. Senza dimenticare la sua voglia di riscatto.
Quando la rolba esce dalla luccicante pista ghiacciata della Kivikyla Arena ci pensa Cole Schneider a far ripiombare nel buio il team di Tomi Lämsä.
In meno di due minuti di gioco, prima Steve Jandric colpisce in pieno il palo alla destra di Harvey. E nella successiva azione corale, i biancorossi sfondano le linee nemiche.
Chris DiGiacinto pesca nello slot il numero 24. Il quale, manda totalmente fuori giri il marcatore diretto, con una finta bruciante. Salonen è piazzato ma Schneider lo battezza con un sanguinoso diagonale alto, che va a fermarsi nelle ragnatele sotto l’incrocio del palo lungo.
Il Bolzano è in vantaggio! Grazie ad una rete meravigliosa.
18’22” al termine. Veramente difficili da gestire se gli ospiti cercassero solo di lavorare in fase difensiva.
Il disco buono cade ancora una volta sulla stecca di DiGiacinto, che però fallisce clamorosamente il colpo del kappaò, alzando troppo la mira.
Lukko svuota in un sol gesto il sacco delle residue energie. Ma Sam Harvey vive in uno stato di trance agonistica. Che gli permette di andare oltre l’immaginario.
Le 14 anime biancorosse in curva, per ciò che compete loro, non smettono di sostenere la squadra. In un palaghiaccio che risuona solo del loro incitamento.
Il portiere del Bolzano non può nulla solo sull’incursione di Jakob Stenqvist. Che ristabilisce una parità che, nei fatti, continua a mantenere il sapore del miracoloso.
Kleinendorst conduce però per mano la squadra, con una tranquillità ed una sicurezza che i suoi giocatori non possono che apprezzare. Il coach reimposta le contromisure nel momento in cui Lämsä indica i punti potenzialmente nevralgici dove poter colpire l’avversario.
Nel loro assalto finale, alla ricerca di una soffertissima vittoria, i finlandesi peccano però in disciplina. E per due volte il Bolzano può caricare a pallettoni le canne del suo rigenerato power-play.
Sullo scadere della seconda penalità, a soli 20 secondi dalla sirena dei tempi regolamentari, Scott Valentine pesca il liberissimo Matt Bradley, con una rasoiata precisa quanto velenosa.
Il virtuoso attaccante biancorosso appoggia il bastone sul ghiaccio, pennellando la deviazione vincente. Il Lukko crolla di schianto, rischiando anche la quinta marcatura biancorossa nei residui secondi finali, dopo aver richiamato Salonen sul pancone.
Erano quasi 4 anni, esattamente dal 5 ottobre 2021 (come ricordato nel suo sito ufficiale dallo stesso club) che l’Armata Biancorossa non vinceva un match di Champions. Lo ha fatto con la massima risonanza. Con una vittoria di assoluto prestigio.
È qui la festa, caro vecchio Bolzano.
Hai meritato di riscrivere la tua storia. Il tempo, in questo caso, sarà sempre dalla tua parte.
Ora ci apprestiamo a vivere il secondo weekend di Champions Hockey League.
Tutto da gustare, al Palaonda.
Gli avversari saranno due espressioni dell’hockey ceko. Ovvero i campioni in carica dell’Extraliga, il Kometa Brno (oggi, alle ore 19.45) e domenica il Mountfield Hradec Králove (alle ore 15.30).
Il confronto diretto con quella scuola ha avuto riscontri nel breve periodo, proprio nel corso del recente Südtirol Summer Classic. Quando il Bolzano è riuscito a lasciare a zero lo Skoda Plzen, vincendo il suo torneo estivo grazie alle reti di Shane Gersich e Michele Marchetti ed anche alla serata di grazia vissuta da Jonny Vallini.
Un solo precedente tra Bolzano e Brno. Risalente addirittura al 30 dicembre 1962.
In quella circostanza, al Padiglione 1 di via Roma, davanti a ben 5000 spettatori, i ceki vinsero per 4-2 e le due marcature biancorosse vennero realizzate da due leggendari giocatori biancorossi, come Alfredo Coletti e Carmine Tucci.
Kometa Brno ha iniziato col piede giusto il suo girone di qualificazione nella nuova CHL. Superando in casa sia Brynas (con Damian Clara rimasto in panchina) per 4-1, che i danesi dell’Odense per 5-2.
Già in grande evidenza il blocco della prima linea composto dal duo difensivo Libor Zabransky e Filip Kral e dalla terna offensiva formata da Jakub Flek, dallo slovacco Lukas Cingel e Simon Stransky.
Di tutt’altro spessore i risultati conquistati in questo avvio di Champions dal team di Hradec Kràlove. Superato in entrambe le circostanze in casa, nella sua CPP Arena, dagli stessi avversari incrociati dai campioni di Brno.
La sconfitta con Odense è maturata solo ai rigori (3-4), in quella contro Brynas i ceki sono stati surclassati per 5-0 (con shutout e prestazione da incorniciare per Damian Clara).
I profili più in evidenza, in questo inizio di stagione in CHL per Mounfield, sono stati quelli dell’ala sinistra lettone della prima linea Oskars Batna, già in gol contro i danesi, e dell’ala destra del secondo blocco d’attacco, lo sniper ceko Ales Jergl.