In vista delle partite contro Villach, su gentile concessione, vi riproponiamo due interessanti interviste comparse sui due sit web locali grazie all'intraprendenza e preparazione di giovani giornalisti che hanno il pregio di proporre domande e argomenti affini a quanto si chiedono e discutono gli appassionati fedeli alle partite dei Foxes. (Carlo Bassetti e Simon Bolognini con la collaborazione di Fabio Gobbato per Salto.bz e Alex Foppa per SportNews.bz). Bravi, complimeti e grazie.
Salto.bz: "I love these guys"
Quando, alla fine di ogni partita casalinga, pochi secondi dopo il suono della sirena, Glen Hanlon cammina un po’ curvo sul ghiaccio della Sparkasse Arena, dà l’idea di essere la persona più pacifica e riservata del mondo. Il coach biancorosso si concede al massimo un cenno verso la curva che lo “adora” e poi scompare veloce nel tunnel verso gli spogliatoi.
Ma tra fine anni Settanta e fine anni Ottanta l’allenatore biancorosso, che vanta la bellezza di 500 presenze in NHL in difesa della gabbia di Canucks, Blues,
Rangers e Red Wings, era conosciuto oltre che come un ottimo portiere anche come un duro pronto a gettare i guanti a terra ogni volta che si rendesse “necessario”. Un vero fighter. “Era un altro mondo quello di allora”, dice, aprendosi in un sorriso radioso. Allora i “fights” erano normali perché la società era completamente diversa. A Hanlon il gioco fisico, anche duro, piace ancora – anzi, ritiene sia l’essenza dell’hockey – ma le scazzottate old style che fanno impazzire di gioia i tifosi non le gradisce in quanto “fuori tempo massimo”.
Dall’intervista che segue emerge comunque un uomo di sport con una personalità fantastica: altro che “duro”, forse uno dei segreti dell’Hanlon coach, oltre che la solida preparazione tecnica maturata niente meno che in NHL e in Russia, è il lato sentimentale e empatico che gli consente di creare un feeling speciale con il gruppo. “Come coach forse non dovrei dirlo, “but I love these guys”, dice, riferendosi alla squadra, e definendo questo come uno dei motivi principali per cui è tornato a Bolzano. E il suo rientro in città è coinciso con la rinascita della squadra che a fine settembre sembrava destinata all’ultimo posto in classifica. Il Bolzano è arrivato quarto e domenica alle 18 comincia la serie playoff contro Villach, squadra davvero molto forte.
SALTO: Allenatore Glen Hanlon, la tua prima partita di ritorno sulla panchina degli allenatori di Bolzano è stata il 3. Ottobre 2023. Fino a quella partita, l'HCB aveva guadagnato solo tre punti in sette partite, i fan erano delusi, niente sembrava funzionare. Come sono riusciti a creare questo incredibile Win-Streak dopo questo momento difficile?
Glen Hanlon: Penso di aver avuto un grande vantaggio. La maggior parte dei giocatori conoscevano ancora il mio sistema di gioco dell'anno scorso. Quindi non ho dovuto iniziare da "nuovo", perché di solito può richiedere diverse settimane o addirittura mesi. Quando sono tornato, i miei ragazzi conoscevano gli esercizi. Sapevano come dividere le loro forze. La squadra è arrivata al mio ritorno dal periodo più difficile e frenetico della stagione. Hanno avuto poco tempo per respirare in questo periodo tra le partite di Champions League, le amichevoli e le prime partite del campionato. Quando sono arrivato, il piano di gioco è diventato un po' più facile e siamo stati in grado di catturare queste vittorie.
Come ha trovato la squadra appena arrivato?
Beh, li ho trovati completamente diversi da quelli dell'anno scorso perché... sono esseri umani e quando non si vince si perde fiducia. Quando ero qui, il nostro spogliatoio era sempre pieno di positività ed energia. Ma stavamo vincendo. Quindi quando sono arrivato... se perdi non importa chi tu sia. Si è visto quest’anno anche in NHL ad inizio stagione con gli Edmonton Oilers di Connor McDavid. Iniziano, perdono la prima partita, 8-1 contro Vancouver e non si riprendono più fino al cambio dell’allenatore a novembre e poi tornano vincenti. Quindi è solo questo: è lo sport.
E il sistema di gioco? Quando è tornato crediamo abbia trovato la squadra che giocava con un sistema diverso, più nordeuropeo.
Sì, beh, giocavano in modo un po' diverso. Ma la risposta a tutti i problemi è sempre solo nei i giocatori. Se avessi dovuto insegnare tutto dall'inizio, sarebbe stato più difficile e ci sarebbe voluto molto più tempo. Ma la maggior parte dei giocatori c’erano già nella passata stagione, in più 14 giocatori sono di provenienza nordamericana e sicuramente avevano già giocato in questo modo nella loro carriera. Di questi alcuni arrivano a Bolzano per la prima esperienza in Europa.
Quindi quale è stato il fattore di svolta? Come è andata all’inizio?
Sapete cos'è stato? Bisognava solamente cercare di ottenere un paio di vittorie per riuscire a ricordare come ci sentivamo l'anno scorso. Sta tutto qui, nell'hockey e nello sport in generale, conta la condizione mentale. Noi dovevamo solo tornare a sentirci bene e questo è stato difficile perché, se pur facendo ogni sforzo, le vittorie non arrivano, nella testa tu non riesci ad essere una squadra vincente. Il primo mese le cose non sono andate tutte nel verso giusto, A Linz abbiamo fatto una pessima figura ma quello che abbiamo fatto è stato parlare tra noi e concentrarci sulle cose che avevamo fatto bene… poi credo che abbiamo vinto la partita successiva ed è iniziato un buon periodo.
Sì, è stato davvero impressionante, immediatamente dopo siete esplosi in una serie di 10 vittorie consecutive e poi di 17 vittorie su 19. Da lì, in un paio di mesi la squadra è passata da essere la peggiore alla migliore.
Beh è successo che siamo passati da essere fuori dai playoff a quella serie 17/19 che ci ha portati fino a poco dopo Natale quando abbiamo battuto Villach 4-1 in casa. Quella vittoria ci ha fatto superare la soglia del sesto posto. A quel punto ci è stata una flessione. Abbiamo spinto, spinto, spinto per quelle 19 partite e poi una volta entrati zona play-off, penso ci sia stato un calo mentale e abbiamo perso 4-5 incontri. Da lì ad oggi abbiamo vinto e perso partite come succede nell’hockey.
In questo percorso quanto è stato importante il ritorno di Sam Harvey e la presenza di un forte backup come Johnny Vallini?
Quando rispondo a queste domande, penso sempre soprattutto ai giocatori che sono qui. Ma spendo una parola per Niklas Svedberg. La responsabilità per cui abbiamo perso alcune partite non è sua. Anzi, ha fatto parte del periodo 17 su 19. Ha giocato molto bene per noi. Ma il ritorno di Sammy è stata una grossa spinta mentale per noi. Sappiamo tutti la stagione che ha avuto l'anno scorso, ma detto questo, Johnny ci ha portato alcuni punti davvero importanti lungo la strada e ogni volta che abbiamo messo Johnny in campo per far riposare Sam, ha fatto un ottimo lavoro. Johnny è stato il primo nella classifica dei gol contro, il primo nella classifica delle percentuali di salvataggio, e questo è molto, molto importante. E’ fantastico per il portiere che sta giocando, sapere di avere supporto da un backup sempre pronto e valido. Poi ci sono molte cose che non vedete e che tutti apprezziamo moltissimo. Ad esempio, adesso Vallini è qui fuori che si allena duramente (l’intervista avviene a fine dell’allenamento sul ghiaccio, n.d.r). È sempre il primo ad arrivare all’allenamento e l’ultimo ad andarsene. E’ normale si notino principalmente chi segna i gol o fa le parate, ma vi sono anche quelli che fanno davvero spogliatoio e Johnny è uno di questi.
A proposito di goalie-unit, cosa implica allenare i portieri essendo anche un ex portiere. Nelle ultime partite, in un paio di occasioni Harvey è stato sostituito durante la partita. È una cosa piuttosto insolita. Nelle partite successive, Harvey è stato molto concentrato, calmo e sereno fino all’ottimo shutout nell'ultima partita contro Klagenfurt. SI ha l’impressione che tra portieri si parli la stessa lingua e si conoscano le sensazioni e le implicazioni del ruolo. È così?
Beh, sicuramente è un vantaggio. Prima di tutto vorrei chiarire che non amo sostituire il portiere a partita in corso, perché il più delle volte non è colpa sua se si prendono gol. La prima volta che ho tolto Sam, l'ho fatto per tutte le cose che ho appena detto su Johnny e sapendo quanto i tifosi lo amino. Ho pensato che Vallini in campo ci avrebbe dato un'ottima spinta, ne avevamo bisogno e così è stato. La seconda volta, invece, si è trattato della normale situazione in cui un allenatore osserva un giocatore e vede che qualcosa non va. Alcune sere la tua mente non ti permette di fare il tuo lavoro al meglio. Così l’ho sostituito. La cosa bella è che, come avete detto, nella partita successiva Sam è stato fantastico. Quello che avete visto l'anno scorso da Sam, costantemente al top, non è cosa normale nel nostro sport. Anche i grandissimi portieri hanno partite sbagliate, non può che essere così. Per questo lo shutout è molto importante per Sam per ritrovare il massimo della fiducia. Davanti al portiere c’è il resto della squadra e con loro inizio dicendo che l’obiettivo è cercare di non superare le 10 occasioni da gol da parte degli avversari. Se gli avversari hanno 10 occasioni da gol nei primi 10 minuti, è colpa dei giocatori di movimento. Questo per me è il lavoro del portiere: non puoi aspettarti che il tuo portiere fermi 20 occasioni incredibili. E se ferma 20 occasioni da gol e poi prende un gol “brutto”, alla fine la sconfitta non può essere colpa sua. E’ così che lavoriamo. Vogliamo avere un sistema difensivo che permetta ai nostri portieri di dare il meglio di sé.
Quindi, come ripete sempre, defense first?
Al 100%. Non serve aggiungere altro.
Lei ha allenato ovunque, dalla NHL alla Russia, e ha ottenuto molte vittorie, ma anche alcune delusioni. A che livello colloca la sconfitta dell'anno scorso in gara 7 della finale contro il Salisburgo? È una delle delusioni più grandi?
Abbiamo perso, si... ero con Vancouver nel 1994, quando abbiamo perso gara 7 della Stanley Cup. Abbiamo colpito il palo a quattro minuti dalla fine (questo peraltro ricorda il palo colpito da Frank in gara 7 che avrebbe portato il Bolzano sul 2-0, ndr). Quella fu davvero una delusione enorme… ma, sì, questa non era... questa non era da meno. Perché alla fine vincere è vincere. Ed è per questo che giochiamo a hockey, ed è per questo che lo faccio ancora. Si, si inseguono ancora queste cose… L’unica cosa che rende tutto meno difficile è che dopo le prime ore di delusione generale in cui si tende a prendersi tutte le colpe si riesce a concentrarsi anche su tutte le cose belle, come l’aver giocato qui in questo palazzetto, in gara 7, in questo luogo bellissimo in cui vivere che è Bolzano. Forse gli allenatori dovrebbero essere più distaccati, ma non so che dire, io voglio davvero bene a questi ragazzi (I love these guys). E quindi uno dei motivi per cui sono tornato, probabilmente il motivo principale, è proprio questo, il piacere di stare di nuovo con questo gruppo e cercare di avere successo assieme.
Anche i tifosi di Bolzano hanno assicurato il loro ritorno nel capoluogo?
Sì, ne sono sicuro, sicuro al 100%. Anche dopo Gara 7 non hanno smesso di sostenerci, è stato incredibile. Ho sentito che ci sono state fino a 30.000 richieste di biglietti per Gara 7, il che penso sia pazzesco. Il nostro settore tifosi (Curva Figli di Bolzano A.d.R) è semplicemente fantastico. È semplicemente divertente essere qui. Aiuta anche i giocatori, ad esempio se la squadra perde 1-2 e negli ultimi minuti hai il supporto di 5000 o 6000 tifosi come qui, può essere molto utile. Tieni sempre presente quanto è bello vincere qui. Uno dei motivi per cui vogliamo vincere è perché qui è molto divertente.
Conosciamo la sua carriera da allenatore e quella prima da giocatore. Abbiamo visto che anche lei era un giocatore duro. Su YouTube si vedono dei bei fight (dal minuto 4.30 una scazzottata impressionante con Phil Myre) . In questo come è cambiato l'hockey? Che ne è dei fights vecchia maniera? QUI > https://m.youtube.com/watch?v=Gf0ElSoYXa8&t=433s&noapp=1
Sapete, è divertente. Stephen Whyno dell'Associated Press mi chiamerà alle 4 di oggi per parlare della stessa cosa. Credo che il dibattito derivi dal giovane Matt Rempe, il rookie dei New York (protagonista nelle ultime settimane di 4 fights molto discussi e spettacolari, n.d.r.). Lamia sensazione è che più invecchio, più mi allontano dall'essere realmente sul ghiaccio, meno mi entusiasmano i combattimenti. Non sono per nulla d'accordo con il fatto che due giocatori si siedano in panchina sapendo do già che andranno a fare a pugni per far divertire i tifosi. L’intrattenimento non è la loro professione. Mi piace che nel nostro gioco ci sia ancora la possibilità di essere, se lo si desidera, un giocatore duro e ruvido, ma nell’ambito del nostro gioco, non per il gusto di esserlo. Capite cosa intendo? I giocatori possono giocare duro in balaustra, quello mi piace ancora. Penso ancora infatti che questo gioco debba essere giocato fisicamente. Penso che parte dell'essere una squadra vincente sia la capacità di giocare in balaustra, anche duramente. però, per farvi capire, non mi piacciono le penalità. Giocare duro non è fare un cross-checking pericoloso. Giocare duro per me è farsi spazio fisicamente… quell’avversario che pattina lungo la balaustra lo contrasterai duramente, spingerai e prenderai posizione col corpo. E se stai scendendo lungo la balaustra con il disco, e l’avversario sta arrivando non darai via il disco ma sarai pronto ad un duro scontro. È così che vedo il gioco. Ci deve essere ancora contatto e gioco fisico.
C’è la giusta via di mezzo tra il gioco fisico e il fight?
Parlare di fight è davvero difficile perché...Il mondo è cambiato. Capisce cosa intendo? Ad esempio, quando ero bambino non usavamo mai le cinture di sicurezza in macchina. I bambini andavano in giro tranquilli…Oggi se stessi guidando e mio figlio non avesse la cintura di sicurezza allacciata...mi sbatterebbero in prigione…(ride). Quando giocavo io era un altro mondo, le scazzottate erano la norma, ma oggi … oggi credo che abbia senso il gioco duro, ma i fights non molto.
Quindi, cosa possiamo aspettarci per la prossima partita?
Beh, è una domanda difficile (l'intervista è stata fatta nel pomeriggio, prima del pick round, ma le opzioni probabili erano Linz e Villach e su queste si è ragionato, ndr) L'anno scorso, eravamo circa 35 punti avanti al Linz nella regular season, ed è la prima squadra che abbiamo incontrato ai playoff. e il tuo cervello è così cattivo a volte. Continuavo a pensare: "Non possiamo perdere questa serie, ervamo 35 punti avanti". Capite cosa voglio dire? Non possiamo avere 110 punti ed essere primi nel power play, primi nel penalty killing, tutte queste cose, e poi perdere... Se perdiamo questo primo turno, sarà una catastrofe. Quest’anno è diverso. Giochiamo contro una squadra su cui in campionato abbiamo avuto uno o due punti di vantaggio per cui la serie non può che essere aperta. Di mio penso solo a fare tutto il possibile per vincere. Questo è il modo in cui ci si deve approcciare.
Grazie coach, un’ultima domanda. Chi vincerà la NHL?
È una bella domanda. Beh, io sono un ex giocatore di Vancouver che mi ha anche draftato nel 1970. Ma sono soprattutto originario di Vancouver e lì abito. I Canucks non hanno mai vinto la Coppa in 50 anni circa di storia…Quindi insomma, spero che questo sia l’anno buono.
Carlo Bassetti e Simon Bolognini con la collaborazione di Fabio Gobbato. QUI l'originale > "I love these guys" | SALTO
SportNews.bz: Glen Hanlon ci dice come prepara Bolzano per i playoff
A Bolzano fa caldo, Bolzano brucia, Bolzano ha voglia di ripartire. Questa impressione è stata data da 23 uomini in divisa rossa durante l'allenamento sul ghiaccio nella Sparkasse Arena giovedì. Dovrebbe essere teatro di serate di playoff indimenticabili e cariche di emozione per le prossime settimane. Negli ultimi dieci anni è stato quasi sempre così nella ICE Hockey League.
Ora, però, molte cose sono diverse. Un nuovo ruolo attende i Foxes. Dalla preda al cacciatore, questo è il punto di partenza. "L'anno scorso potevamo letteralmente solo perdere dopo una stagione regolare eccezionale, quest'anno abbiamo dovuto lottare a lungo per entrare nei playoff", dice Hanlon in un'intervista a SportNews . Per lui questa situazione è positiva: “Abbiamo imparato a perdere, per così dire. Possiamo affrontare le difficoltà e liberarci dalla depressione. Le ultime settimane e mesi lo hanno dimostrato. In ogni caso, niente ci farà deragliare dai playoff in tempi brevi”.
Con una netta vittoria casalinga contro il Klagenfurt primo in classigfica, l'HC Bozen ha lasciato ancora una volta un segno forte al termine della stagione regolare, mettendo sé stesso e il pubblico di Bolzano in modalità playoff. I crack dell'HCB hanno quindi avuto due giorni liberi dall'allenamento per curare piccoli fastidi e dolori e ricaricare le batterie per il finale di stagione.
Tuttavia, un uomo non era libero: Glen Hanlon. Rifletté, analizzò e fece progetti. Il risultato è stato presentato ai suoi giocatori alla ripresa degli allenamenti. "Abbiamo lavorato solo sulla difesa per due giorni, sul ghiaccio e negli studi video."
Il portiere di lunga data della NHL, allenatore di Washington e allenatore della nazionale svizzera sa dove è sepolto il cane. “Continuo a ripetere e ripetere quanto sia importante lavorare senza disco. I ragazzi lo sanno e giocano con il nostro sistema da quasi due anni, eppure non mi stanco mai di ricordarglielo. "Adoro il lavoro difensivo e non me ne vergogno", ha detto Hanlon. Il motivo lo spiega subito: “L'attacco fa vincere le partite, la difesa vince i campionati. Non vogliamo vincere le partite, vogliamo vincere il campionato".
Anche se solo tre squadre hanno subito meno gol dei Foxes e i loro rigori sono tra i migliori del campionato, ciò che "dobbiamo evitare il più possibile sono gli errori individuali e le situazioni di inferiorità numerica nel nostro terzo "Se n'è parlato nello spogliatoio negli ultimi giorni", rivela Hanlon.
Preferiresti Linz o Villach?
Un altro argomento è stato probabilmente la scelta dei playoff giovedì sera. Quarto in classifica, il Bolzano non ha scelta, ma può contare sul vantaggio casalingo nei quarti di finale di domenica. È molto probabile che i due volte campioni affrontino Linz (quinto) o Villach (sesto) come avversari. Hanlon conosce a fondo entrambe le squadre. “Il Villach è forte in attacco e allontana l'avversario.
I Linzers giocano una partita simile alla nostra, giocando compatti e fisici in difesa. Ma potrebbe anche trattarsi di un avversario diverso. Adesso sii onesto, sappiamo che tipo di hockey gioca ciascuno dei partecipanti ai playoff. Dobbiamo piuttosto guardare a noi stessi. Siamo l’HC Bozen, uno degli avversari più antipatici di sempre”.
Tuttavia Hanlon non si ferma con affermazioni come queste, anzi. “Ho una squadra che vuole migliorare e ha bisogno di migliorare. Siamo nel bel mezzo di un processo. Questo processo continuerà di partita in partita. Vogliamo migliorare costantemente. Non guardo nemmeno il risultato, ma piuttosto come posso adattare ancora meglio la squadra nella prossima partita. Così è stato l'anno scorso fino alla settima partita finale e così sarà anche quest'anno, con un risultato, si spera, piacevole."
Al termine della conversazione nelle catacombe della Sparkasse Arena, abbiamo chiesto ad Hanlon se non vedeva l'ora alla grande serata dei playoff alla Bolzano Arena non vede l'ora di sapere se sarà felice di iniziare finalmente la quinta stagione. La sua risposta: “No. Come allenatore, in realtà non sono mai felice. La mia mente è troppo impegnata nel suddetto processo, troppo concentrata. Sono felice solo quando il lavoro è finito. Non vedo l'ora. A maggior ragione con un trofeo in mano, ovviamente”.
Alexander Foppa. QUI l'originale > Glen Hanlon rivela: come preparare Bolzano per i playoff - ICEHL | SportNews.bz