Dai ricordi delle sfide infinite con il Cortina all'attualità delle due partite del fine settimane: Eccovi il 34° episodio degli Assi di Bastoni di Andrea Scolfaro.

 

• Venerdì 26 settembre 1975...

Hockeytown è al tappeto. Ferita e delusa.

Ai suoi discepoli non sono bastati i lunghi pomeriggi estivi, trascorsi tra svaghi e decompressioni di vario tipo, per cancellare completamente la delusione.

Quasi a nulla sono dunque serviti i weekend spesi in qualche baita, in compagnia degli amici, con una bella tavolozza di speck a centro tavola, contornata da una generosa quantità di birre ghiacciate. Oppure quelli più agili e fruibili che sapeva offrire il Lido di Coca ColaBolzano, la “spiaggia più affascinante e lontana dal mare” di tutto l’Alto Adige.

L’Hockey Club Bolzano Coca Cola sta ancora smaltendo i devastanti effetti di un uppercut senza precedenti, nonostante l’equinozio d’autunno si sia appena portato via un’estate che verrà ricordata per i planetari successi cinematografici di pellicole come “Lo squalo” o “L’inferno di cristallo”. O per canzoni indimenticabili, per quelle generazioni..., come “Sabato pomeriggio” di Claudio Baglioni.

E l’uomo più deluso per il momento attraversato dalla sua squadra del cuore, inevitabilmente, è il suo presidente. Uno dei più grandi ed amati nella storia dell’Armata Biancorossa: Ander Amonn.

Contornato dai suoi consiglieri più fedeli, il grande imprenditore ha riflettuto a lungo sulla clamorosa débâcle biancorossa patita nel precedente campionato per mano dello Sportivi Ghiaccio Cortina Doria. L’eterno rivale.

Lui, discendente da una visionaria famiglia di laboriosi commercianti - che da sette generazioni si prende cura della “J.F. Amonn”, la più antica azienda attiva sul territorio - in un momento di debolezza non ha saputo far tesoro dei preziosi insegnamenti ricevuti dai suoi avi.

Quelli che dovrebbero convincerti a non cedere alle diaboliche lusinghe dell’entusiasmo.Amonn 31 5 33

A non farti prendere decisioni affrettate nei momenti meno opportuni.

Invece, quando due anni prima Amonn convocò nel suo ufficio Gerard Morin, per concordare i passaggi più eloquenti del prolungamento del suo contratto, il presidente si fece ammaliare dagli ubriacanti effetti della straordinaria vittoria conquistata il 9 marzo 1973, nello spareggio per il titolo di campione d’Italia giocato ad Ortisei. Quella che rimarrà, per sempre, nella storia dell’hockey. Per l’incredibile rimonta (da 1-4 a 5-4) operata dai biancorossi nel terzo tempo, proprio contro gli “odiati” cortinesi. Che coincise con il secondo scudetto biancorosso.

A distanza di 10 anni dal primo.

Gerard Morin, giunto dai Diavoli Milano proprio in quella stagione, sostenuto da un debordante talento, tanto da far innamorare la città con le sue sbalorditive giocate, chiese ed ottenne un lauto triennale al suo presidente, il quale siglò - senza appellarsi alla sua proverbiale prudenza - un accordo che nelle successive annate si trasformò fatalmente in un invalidante capestro.

Morin, virtuoso canadese capace di elaborare giocate sopraffini, in quel triennio si crogiolò sul mucchio di dollari ottenuto dall’Hockey Club Bolzano. Incapace di dare giusta e doverosa continuità a quella esuberanza tecnica che aveva fatto di lui molto più di un semplice beniamino della piazza bolzanina. Come dimostrato anche dai risultati conseguiti dal Bolzano.

Nell’anno vissuto da Campione d’Italia, nella stagione ‘73-‘74, al club biancorosso non bastò una mezza rivoluzione interna per confermarsi ai vertici.Morin 29 4 13

Nonostante il ritorno sul pancone biancorosso di un vero e proprio totem come Carmine Tucci, in luogo di Gino Camin, coach e dirigente di successo, una delle più apprezzate e carismatiche guide tecniche dell’epoca per i biancorossi, all’Hockey Club Bolzano non rimase altro che assistere al compimento della spietata vendetta perpetrata nei loro confronti dallo Sportivi Ghiaccio Cortina Doria. Il quale, subì solo due sconfitte in quella stagione. Per mano della stessa avversaria: l’Alleghe, del suo straordinario allenatore-giocatore. Il nazionale jugoslavo Viktor Tišler, vero e proprio leader della difesa. E della squadra.

Quello che accadde però l’anno seguente ci riporta al nostro equinozio d’autunno, quello del 1975, testimone dei tormenti patiti dall’indimenticato Ander Amonn.

Nel tentativo di rispondere al Cortina, ed al suo dodicesimo scudetto conquistato nelle sue ultime 16 partecipazioni alla serie A, alla vigilia della stagione ‘74-‘75 la piazza chiede un ulteriore sacrificio al presidente dell’Hockey Club Bolzano, in sede di mercato estivo.

 

Richiesta che Amonn accoglie, alla sua maniera.Roberts

Dopo numerosi giri di consultazione, ed un’accurata selezione, l’entourage di Ander Amonn individua quello che, a ragione veduta, potrebbe essere il profilo giusto per rilanciare l’interminabile sfida agli ampezzani. Quello che conduce a Ronald Roberts.

Ala destra canadese, 32 anni appena compiuti, vero e proprio guerriero sul ghiaccio, bomber di razza ed in possesso di un tiro micidiale, Roberts viene prelevato dall’H.C. Salzburg con credenziali di tutto rispetto (57 gol in 28 incontri nella sua prima delle due stagioni vissute in Austria). Ed il suo arrivo a Bolzano ha il potere di infiammare letteralmente l’ambiente. 

Le sue prime uscite, indossando la maglia biancorossa numero 9, stregano anche Sandy Archer, il nuovo e signorile coach approdato in via Roma.

Trascinato dalle roboanti marcature di Ronald “Ronnie” Roberts (furono complessivamente 48 in quel campionato) e dalle fiammate intermittenti di un incostante “Gerry” Morin, nella prima fase della stagione l’Hockey Club Bolzano Coca Cola battaglia con fierezza contro quelle che saranno le sue due principali concorrenti al titolo: i campioni in carica ed il sorprendente Hockey Club Gardena (sospinto dalle eccezionali doti realizzative della sua coppia d’attacco, composta da Adolf Insam e dal finlandese Timo Lahtinen).

Con 32 punti, sono proprio i gardenesi ad aggiudicarsi la stagione regolare (18 incontri) sopravanzando di una sola lunghezza l’Armata Biancorossa, ferma a 31, e di tre gli ampezzani (a 29). Ma, nel girone finale a sei squadre, accade ciò che a Bolzano non avrebbero mai desiderato. Ovvero, ritrovarsi alle ultime battute del campionato con un solo punto di vantaggio sul Cortina ed un ultimo, decisivo confronto diretto, da giocarsi però al Palaghiaccio di via Roma.

Gli ampezzani non hanno mai battuto in stagione i biancorossi, ottenendo nei tre precedenti solo due pareggi ed una sconfitta.

La vigilia di quell’ultima battaglia è “spasmodica” (come si sbizzarrirono a descriverla, con termini decisamente obsoleti, i giornali dell’epoca).

I favori del pronostico propendono verso i biancorossi. 

Ma, nel Giorno del Giudizio, il Cortina Doria viaggia verso Bolzano con una consapevolezza: l’eccezionale periodo di forma attraversato dal suo giovanissimo portiere, Joe Bertagna.

Morin2Sarà proprio lui, non Ronnie Roberts (o Gerry Morin), l’eroe della serata. 

Davanti alle tribune del Padiglione 1 della Fiera Campionaria di Bolzano, esaurite in ogni ordine di posto, gli ampezzani vincono addirittura di larga misura (5-1) aggiudicandosi l’ennesimo titolo conquistato nell’era della Dinastia Da Rin.

La frustrazione dei biancorossi sul ghiaccio è tangibile ad occhio nudo. Come quella di Ander Amonn in tribuna (o nascosto in spogliatoio, come gli era solito fare nelle occasioni davvero importanti).

Il pubblico abbandona sia le poltroncine dei distinti, che i tralicci in tubi Dalmine della galleria, tra imprecazioni di ogni tipo. Senza immaginare che, quello appena conquistato a Bolzano, sarà l’ultimo scudetto per i cortinesi. Prima di collassare nell’oblio di una lunghissima astinenza, durata la bellezza di 32 anni, ed interrotta solamente nel 2007.

Anno dell’avvento di un certo Kenny Corupe sotto il massiccio delle Tofane...

Tornando a noi, quel 26 settembre 1975 fu un venerdì dal sapore particolarmente intenso.

L’alpinismo mondiale poté celebrare gli scalatori britannici Dougal Haston e Doug Scott, per la conquista della proibitiva parete sud-ovest dell’Everest. 

A New York, al termine del doppio confronto di baseball tra i Mets ed i Philadelphia Phillies, i record di durata in Major League vennero letteralmente stravolti e riscritti. In quella giornata, ancora oggi memorabile, i due match (3-2 Mets e 3-4 Phillies) si chiusero entrambi al terzo extra-inning. Oltre 24 fasi di gioco, completate solamente alle 3.15 di notte, dopo otto ore trascorse sul diamante.

Ma ciò che ci interessa maggiormente è quanto avvenne in quel venerdì di 50 anni fa, a Jesenice. In quel weekend, infatti, si giocarono le fasi finali della Coppa delle Caravanche. Uno dei primissimi test di assemblaggio internazionale della storia, tra consolidate realtà del Nord-Est europeo.

Quel trofeo, intitolato alla catena montuosa che funge da confine orografico tra Austria e Slovenia, organizzato proprio dall’HK Jesenice, nacque in contrapposizione alla sempre più evanescente Coppa delle Alpi e vide affrontarsi unicamente le migliori realtà slovene (i padroni di casa e l’Olimpija Lubiana) ed austriache (ATSE Graz e Klagenfurter AC).

 

  Karawanken-Pokal 1975

Immagine 2025 09 26 000423  *due partite in meno

 

Quando nel 1983 il board del trofeo rivisitò sia la ragione sociale che i contenuti, soprattutto per aprire la lista dei partecipanti anche ad altre nazioni, nacque la Coppa Alpe Adria.

Alla sua prima edizione prese parte anche l’Hockey Club Gardena. L’anno successivo l’H.C. Auronzo.

Nonostante il buon richiamo a livello internazionale, la sperimentazione non procurò alcun positivo riscontro all’organizzazione. E nel 1985, dopo aver annunciato la chiusura al termine di quell’edizione, vinta dal Klagenfurter AC, calò definitivamente il sipario sulla storica Karawanken Pokal.

Viste le modalità, e la stessa filosofia d’aggregazione, potremmo certificare che l’attuale Ice Hockey League, 13 ICE logo newo la Alps, sono in qualche modo lontane parenti delle manifestazioni internazionali di quegli anni. Che espressero la stessa volontà di apertura nei confronti di scuole diverse da parte di quella austriaca, o slovena, oltre al desiderio di confezionare un format che fosse realmente appetibile per le abbondanti potenzialità del bacino d’utenza.

Una costante però emerge da un primo confronto. Ed è proprio da qui che vorremmo introdurre il terzo weekend di Ice Hockey League, in programma a partire già da questa sera.

A dominare la maggior parte delle edizioni della Karawanken Pokal fu la stessa squadra che ora troviamo in vetta alla ICE: l’H.K. Olimpija Ljubjana.

Sono stati giocati solo quattro match dall’inizio della regular season, ovvero un dodicesimo di essa. Ma sono abbastanza evidenti valori a noi già noti. Come le posizioni occupate dai campioni in carica e dalle stesse Foxes Bolzano, dai Graz 99ers o dai Vienna Capitals, infine da Innsbruck Haie e Pioneers Vorarlberg.

L’Hockey Club Bolzano è reduce da un impeccabile weekend esterno “da sei punti”, raccolti tra Feldkirch e Klagenfurt.

Molto positiva la volontà espressa dal collettivo di riemergere immediatamente dopo la sconfitta maturata all’esordio, per mano di Salisburgo.

In quella circostanza la squadra si è smarrita nel corso del secondo periodo, subendo tre gol in appena sette minuti.

Al termine di quel match, alcuni giocatori misero in evidenza quanto fossero sulle gambe, sia a causa dei carichi di lavoro che delle ravvicinate incombenze del calendario di Champions Hockey League.

gol Frrigoil gol di Frigo a Klagenfurt

 

Lo sviluppo delle due gare, e la generale brillantezza manifestati la scorsa settimana dall’Armata Biancorossa, sia contro i Pioneers che le Rotjacken, hanno fatto svanire ogni minimo dubbio sul conto dei biancorossi.

Un reparto in particolare, che ha ritrovato immediatamente il sorriso, è sicuramente quello composto dalla batteria dei due goalie. In grande fiducia sia Jonny Vallini in Vorarlberg (prestazione bagnata da un eccellente shutout, all’esordio stagionale in ICE) che Sam Harvey a ridosso del Wörthersee (dove il Santo ha visto riapparire le sue proverbiali stigmate su pinza e biscotto).

Oggi i Foxes Bolzano (ore 19.45) torneranno al Palaonda per affrontare gli ungheresi del Ferencvarosi Torna Club, squadra che si è appena accomodata nella Ice Hockey League e che i biancorossi affrontarono al loro esordio assoluto in Coppa Europa, nel lontano 13 ottobre 1973, proprio grazie alla conquista del secondo scudetto della loro storia, successo che aprì loro - per la prima volta - le porte che conducono alle competizioni europee indette dalla IIHF.

L’FTC, espressione del quartiere di Budapest dal quale proviene, ha centrato la prima vittoria in ICE proprio nell’ultimo turno, battendo nettamente un incerottato Innsbruck per 6-2. FTC

C’è un aspetto importante che accomuna l’Hockey Club Bolzano al Ferencvaros. Ed è la loro  costante ricerca della vittoria. Una similitudine che è facilmente assimilabile quando si vanno a confrontare le bacheche delle due franchigie. Da un lato, 19 scudetti, due Ebel, i trionfi in Alpenliga, Sei Nazioni, Coppa Italia e quant’altro. Dall’altra ben 31 titoli nazionali ed un carisma che a pieno titolo è il vero vanto applicato idealmente sulla maglia verde dei magiari.

Domenica 29 (ore 18.00) i Foxes ospiteranno Linz, una delle squadre che hanno maggiormente conservato il proprio Line-up rispetto a quello della scorsa stagione. A Bolzano, nelle Black Wings  mancheranno sicuramente all’appello sia Sean Collins (lungodegente) che Luis Lindner. Il difensore ha rischiato davvero molto nell’ultimo impegno a Vienna, a causa di un impatto fortuito contro un avversario in campo aperto, in piena zona neutra. Fortunatamente, tutti i controlli strumentali ai quali si è sottoposto il giocatore hanno escluso potenziali lesioni a livello cerebrale. Lindner è tenuto sotto stretto controllo medico, in attesa di conoscere l’entità del suo recupero.

Linz

 

Al PalaOnda, comunque, un occhio di riguardo cadrà sui due nuovi profili degli austriaci: il difensore canadese Ryan MacKinnon ed il suo connazionale, l’attaccante Travis Barron.

Chi, invece, sta subendo il primo sommario processo della stagione sono i carinziani del KAC, bastonato pesantemente sia dai Red Bull (4-1 a Salisburgo) che dall’Armata Biancorossa (1-5 casalingo lo scorso 21 settembre).

A Klagenfurt, buona parte della piazza aveva già cominciato a rumoreggiare perché insoddisfatta dallo scarno mercato di potenziamento, passato quasi sotto traccia. Fatta eccezione per il fenomenale Mario Kempe, attaccante svedese di 36 anni, con un ricchissimo palmares raccolto nella sua lunga carriera e già andato in gol con una certa regolarità, a partire dalla Champions.

I tifosi delle Rotjacken non fanno alcuno sconto. Sia alla società, che alla squadra. Molti giocatori, secondo le accuse, sarebbero oramai lanciati sull’autostrada del tramonto.

Il più bersagliato risulta essere il goalie Sebastian Dahm, che avrebbe perso definitivamente lo smalto degli anni migliori. Se vorrà uscire a testa alta dalla gogna mediatica, montata in special modo sui soliti social, il portiere danese, che ne compirà 39 il prossimo 28 febbraio, questa volta dovrà fare leva su tutto il proprio orgoglio.

Già questa sera, a Klagenfurt, il KAC avrà l’occasione per il riscatto.

Peccato che, dall’altra parte della linea rossa, si posizioneranno nientemeno che i 99ers di Graz, apparsi già, a livello di prestazione collettiva, su rendimenti molto alti.

Un’altra gara che oggi verrà sicuramente setacciata con interesse è il big-match di Brunico, dove i lupi gialloneri ospiteranno i Red Bull di Salisburgo, i quali si presenteranno con un nuovo rinforzo. L’attaccante Brandon Coe, 23 anni, draftato nel 2020 dai San José Sharks e reduce da tre stagioni consecutive proprio coi Barracudas, società satellite della franchigia della NHL.Immagine 2025 09 25 234955

Dal canto loro, i Puschtra non hanno certo occultato le loro attuali ambizioni in questa Lega e scendono sul ghiaccio con tutta l’intenzione di rendere molto complicata la prestazione dei quattro volte campioni in carica. Cosa che si è già verificata nel recente passato. Dato che il riscontro della passata stagione indica un bilancio tra le due squadre di perfetta parità (due vittorie a testa).

La capolista Olimpija Ljubijana, che condivide la vetta proprio con i Red Bull, non dovrebbe avere problemi questa sera ad Innsbruck, che in settimana ha salutato l’ingaggio di un nuovo attaccante, Max Coatta, lo scorso anno a Villach, a sopperire il vuoto lasciato dagli infortunati Darren Craighead e Lukas Bär, e già a disposizione di coach Kinasewich.

I Draghi Verdi domenica prossima avranno in casa un impegno molto più probante, dovendo affrontare l’Alba Volàn Fehervar. Ma l’entusiasmo che si respira a Lubiana, dopo che la squadra ha centrato quattro vittorie in altrettanti match, è davvero di alto livello. I grandi acquisti azzeccati in sede di mercato hanno aumentato in modo esponenziale il suo più che discreto potenziale. Uno tra tutti, quello di T.J. Brennan. Torneranno a Lubiana i fasti della mitica Karawanken Pokal?