Dopo otto mesi di aspri confronti, innumerevoli cambi di scenografia ed acute riproposizioni - condite, a volte, anche da feroci polemiche - tra gli spalti e le piste ghiacciate della ICE Hockey League è calato definitivamente il suo gigantesco sipario. Rigorosamente in velluto rosso.
Richard Wagner, celeberrimo compositore tedesco dell’Ottocento, fu pervicace nel sostenere che quel colore avesse dalla sua la particolarità di assorbire il suono dell’orchestra, annullando in modo unico l’effetto eco, presente nel teatro di Bayreuth. Il palcoscenico che in vita gli fu più caro.
Leggenda vuole che, nel febbraio del 1883, il grande drammaturgo morì a Cà Vendramin, uno dei meravigliosi palazzi lungo Canal Grande, a Venezia. Sorpreso da un attacco di cuore, dopo essersi alzato per l’ultima volta dal treppiede di un pianoforte. In un elegante salone, rosso carminio.
Rosso, come il sangue di Sigfrido nell’Anello del Nibelungo, musicato magistralmente proprio da Wagner.
E “versato sui fiori, fino a renderli molli”.
Rosso, come il colore preponderante nelle arene della ICE.
Quello inconfondibile, che cerchiamo e ritroviamo nella maglia del Bolzano, del quale non ci stancheremo mai. E che non è - e non sarà mai - della stessa tonalità delle Rotjacken di Klagenfurt. E nemmeno di quella dei due Tori impressi sulle Lattine.
Rosso, come lo stop che i salisburghesi sono riusciti ad imporre a qualsiasi avversario.
Anche quest’anno. Per la quarta volta consecutiva.
Un titolo reiterato. Che è “la replica della replica, della replica” di quello conquistato, in una oramai lontana primavera del 2022.
Rosso, infine, che unito al bianco formano i colori base del palcoscenico del PalaOnda. Riempito quest’anno da oltre centomila anime. Le quali, tutte insieme, hanno filtrato ogni emozione contenuta nel complesso di via Galvani.
L’ultimo atto, prima che calasse il velluto rosso sulla stagione appena conclusa, ha spiazzato più di un addetto ai lavori. A causa della perentorietà. Con la quale i Red Bull si sono letteralmente sbarazzati del loro avversario, nel corso della finalissima.
Quattro a zero, che si potrebbe tradurre anche con un complessivo “tredici reti a due”.
Uno “sprofondo rosso”, che ha letteralmente annichilito Klagenfurt. Sceso sul sentiero di guerra con ben altre prospettive. Ma che è stato costretto ad incassare, proprio sul più bello, un’umiliante lezione di hockey. Dalla sua rivale di sempre, in Österreichische Eishockey-Liga.
In questi playoff, solo il Bolzano ha venduto cara la pelle ai pluricampioni in carica.
Tenendo testa al tentativo di poker orchestrato da Salzburgo. Peraltro riuscito.
E qui parlano i fatti. Non il paranoico amore per la nostra squadra del cuore.
Dopo aver perso il trofeo a soli 108 secondi dall’ultima sirena, nel 2023, e la finale un tantino rubacchiata, nel 2024, il Dottor Kappa aveva studiato nei minimi dettagli la propria doppia rivincita sui Red Bull. Allestendo una guarnigione assetata di gloria.
Glen Hanlon, l’uomo che ne ha successivamente preso il comando sul ghiaccio, godeva della sua totale fiducia. Figlia di una gestione sagace e ponderata. Dimostrata, anche qui nei fatti, nelle due precedenti edizioni della ICE.
Poi, gli eventi che si sono accavallati negli ultimi otto mesi, hanno avuto lo stesso effetto di un malware nel delicato sistema informatico dello spogliatoio biancorosso.
Le chiacchiere, che da sempre ruotano attorno alla squadra ad Hockeytown, storicamente non stanno mai a zero. Gli spifferi, che fuoriescono dal lungo corridoio dei sotterranei della Sparkasse Arena, vengono raccolti da decine e decine di persone. E distillati con una maestria che neanche loro sanno probabilmente di possedere.
Le voci che circolano nel nostro ambiente propenderebbero a far credere che Glen Hanlon, pur dall’alto della sua esperienza, non avrebbe potuto prevedere che qualcuno dei suoi non fosse assetato solo di vanagloria. Ma di ben altro.
Il coach di Vancouver, purtroppo per lui, non è uscito indenne dai soliti luoghi comuni. Che lo vorrebbero troppo tenero coi suoi giocatori. E, a causa di ciò, tutto tranne che un vincente...
Da quando Salzburgo ha alzato all’Eisarena il suo quarto Karl Nedwed Trophy consecutivo, molte cose sono accadute e molte altre sono sul punto di accadere.
Iniziamo da ciò che ci riguarda da vicino.
Dieter Knoll e Glen Hanlon si son stretti la mano per l’ultima volta. Dunque, un atto congedante. Che ha, di fatto, messo la parola fine non soltanto all’esperienza a Bolzano. Probabilmente, anche alla carriera di allenatore dell’oramai ex coach biancorosso. I cui doveri familiari, da oggi, saranno finalmente prioritari. Su quelli professionali.
Ora, il CEO dell’Hockey Club Bolzano è focalizzato sulla scelta del nuovo condottiero con il quale avallare ogni mossa in vista dell’imminente campagna di potenziamento. Necessaria perché la truppa biancorossa si possa allineare a fine agosto, strutturata a modo in ogni reparto, al nastro di partenza della Champions Hockey League. Il più bell’obiettivo conquistato in stagione.
Oltre all’immancabile suggestione Tom Pokel, un profilo che è stato ultimamente accostato all’Armata Biancorossa è quello dell’attuale tecnico della Nazionale italiana: Jukka Jalonen.
Nella sua ultradecennale carriera, il 62enne tecnico di Riihimäki ha fatto incetta di medaglie in Patria. Come head coach della Finlandia.
In un’altra circostanza, nella stagione 2012-2013, Jalonen seppe ricoprire il doppio ruolo. Quando si alternò sia sul pancone del St. Pietroburgo in KHL che su quello della sua Nazionale.
Dieter Knoll e Jukka Jalonen potrebbero avere avuto molto tempo a disposizione per definire la questione. Visti gli otto giorni di training camp della Nazionale italiana alla Sparkasse Arena.
Dopo aver sostenuto le due amichevoli di Sosnowiec con la Polonia, l’Italia avrà qualche giorno di tempo per definire gli ultimi dettagli prima dell’impegno più importante della stagione.
Domenica 27 aprile, infatti, si alzerà il vellutato sipario sui Mondiali Divisione I Gruppo A, in programma a Sfântu Gheorghe, in Romania. Competizione che potrebbe vedere l’Italia tra le protagoniste.
Gli Azzurri faranno il loro debutto quel giorno, alle ore 12.30, affrontando il Giappone. Dopo il quale seguiranno i confronti con Ucraina, Polonia, Gran Bretagna ed i padroni di casa.
In palio ci sono due ingressi nell’Olimpo della Top Division. E l’Italia può cullare legittimamente tutte le sue ambizioni a riguardo.
In attesa delle scelte definitive del coaching staff, questo è l’attuale roster azzurro (a venerdì 18 aprile).
Portieri:
Davide Fadani (HC Ambrì Piotta / Bellinzona Snakes), Jake Smith (Esbjerg Energy) – Damian Clara (Anaheim Ducks).
Difensori:
Dylan Di Perna, Jason Seed, Peter Spornberger (HC Bolzano), Daniel Glira, Luca Zanatta (HC Val Pusteria), Thomas Larkin, Alex Trivellato (Schwenninger Wild Wings), Gregory Di Tommaso (SG Cortina), Gregorio Gios (Asiago Hockey), Phil Pietroniro (Rytiri Kladno).
Attaccanti:
Pascal Brunner, Luca Frigo, Dustin Gazley, Daniel Mantenuto, Anthony Salinitri (HC Bolzano), Ivan Deluca, Mikael Frycklund, Matthias Mantinger, Tommy Purdeller (HC Val Pusteria), Matteo Gennaro, Alex Ierullo, Bryce Misley (Asiago Hockey), Diego Kostner (HC Ambrì-Piotta), Nick Saracino (HC Bolzano/Asiago Hockey), Marco Zanetti (HC Lugano), Daniel Tedesco (Guildford Flames), Alessandro Segafredo (Lions Zurigo).
Dall’imminente azzurro, torniamo al rosso di casa nostra. O, meglio, al biancorosso.
Da giorni il mercato ha riaperto i battenti. Ma i tempi delle primizie dei “botti alle otto” non sono ancora del tutto maturi.
In via Galvani, comunque, si sono registrati i primi movimenti in uscita.
Per la seconda volta in carriera, Cole Hults ha liberato il suo stipetto e salutato il team. Il prossimo settembre lo vedremo indossare la maglia giallonera di Vienna, assieme al fratello Mitch.
Rispettabili fonti austriache rivelano che VSV Villach e Matt Bradley sono agli ultimi dettagli prima di apporre le rispettive firme sul contratto, che li legheranno per la prossima stagione.
La stampa locale, invece, ha stilato la lista dei potenziali “partenti”: Dylan Di Perna, Anthony Salinitri, Adam Helewka, Braden Christoffer e Giordano Finoro.
In vista della prossima stagione, ogni tifoso biancorosso vorrebbe tenersi stretto il gruppetto dei cosiddetti “incedibili”: Sam Harvey, Jonny Vallini, Scott Valentine, Enrico Miglioranzi, Luca Frigo, Daniel Mantenuto, Chris DiGiacinto, Dustin Gazley, Brad McClure e Pascal Brunner.
Nell’ideale pacchetto difensivo uno come Simon Bourque dovrebbe esserci a prescindere. Jason Seed e Peter Spornberger invece sono anch’essi fidelizzati alla causa. Solo a Mondiali conclusi, nel riprendere fiato, si metteranno al tavolo con la società.
Capitan Daniel Frank non ha riserve da sciogliere ma siamo certi che l’interessato voglia tornare ad essere quel giocatore che si è sempre fatto apprezzare dalla piazza bolzanina.
Il destino del “Grande 91”, Mike Halmo, lo conosce bene soltanto lui. A nostro avviso, il ragazzo giunto dall’Ontario nell’estate del 2017, uno dei principali artefici della seconda EBEL biancorossa ed inviso come pochi altri al di là del Brennero, andrebbe comodamente clonato prima che saluti definitivamente Hockeytown. Stasera stessa o fra cent’anni.
Molto fervore, come prevedibile, anche nelle franchigie austriache. Mentre il board della Ice Hockey League è stato chiamato a ratificare le richieste di accorpamento di due nuovi team: Ferencváros Budapest, acerrimi rivali dell’Alba Volàn Fehérvár, ed il nuovo profilo societario, amministrato da una grande figura di riferimento qual è Mario Lievore, sorto ad Asiago sulle ceneri della precedente gestione.
Mentre gli ungheresi hanno dimostrato di possedere titoli e garanzie per entrare a far parte della Ice, la domanda inoltrata dalla nuova struttura societaria giallorossa non ha raggiunto il fatidico quoziente di voti, necessari perché Asiago potesse conservare il suo vessillo all’interno di questa Lega. Lievore non si è arreso davanti alla preventivabile evidenza. Dicendosi disposto anche a ripartire dalla IHL, con una squadra composta sostanzialmente da atleti del vivaio.
Dopo la lussureggiante festa allestita in occasione del suo ennesimo trionfo, Salzburgo è stata costretta a salutare alcuni dei suoi attori principali.
Chay Genoway ha chiuso con l’hockey giocato. Il navigato colosso d’acciaio del pacchetto arretrato, la cui assenza per infortunio non è sorprendentemente pesata durante i playoff, si è congedato dalla città di Mozart dopo aver messo in bacheca ben tre trofei con i Red Bull.
Ryan Murphy, uno dei migliori difensori two-way ammirati in Europa, anche nell’ultima Champions, dopo due titoli consecutivi ha espresso il desiderio di voler affrontare nuove sfide professionali, smettendo la maglia numero 24 delle Lattine. Sulle sue tracce ci sono già alcuni dei team più prestigiosi del Vecchio Continente.
Anche due giovanissimi profili nell’orbita della Ice Hockey Academy della Red Bull, ovvero i germanici Philipp Sinn e Philipp Krening, verranno liberati dai salisburghesi, nell’attesa che si conoscano i loro prossimi approdi.
Ci spostiamo in Carinzia, per registrare il personale addio di Steven Strong dopo 10 anni (e 578 match) spesi con le Rotjacken di Klagenfurt. Strong percorrerà il tragitto inverso. Che lo ricondurrà a Villach. Dove il trentaduenne difensore è di casa.
I vicecampioni devono tenere conto anche della anticipata partenza dell’ottimo attaccante canadese Kevin Clark, dopo appena 21 incontri in maglia KAC. Verrà ricordato a Klagenfurt soprattutto per la magia che decise gara-5 di semifinale contro Linz.
A proposito delle Black Wings, in questi giorni sono state ufficializzate le conferme di alcuni dei suoi titolarissimi: in primis Rasmus Tirronen e Logan Roe, l’asse difensiva sulla quale poggia il team della città dell’acciaio. Inoltre, Philipp Lukas potrà nuovamente contare su Shawn St-Amant, il 25enne attaccante da brivido delle “Ali Nere”. Ma il vero colpo di mercato a Linz, per il momento, è l’aver blindato il promettentissimo ventenne Patrick Söllinger, prodotto del suo vivaio, una delle più grandi sorprese dell’ultima edizione della ICE.
Dopo aver speso una barca di quattrini, i Graz 99ers stanno rifacendo il look alla franchigia.
Il “misero” quarto di finale conquistato in stagione, e gettato clamorosamente alle ortiche dopo essersi trovati avanti 3-1 nella serie con le redivive Black Wings, ha indotto alle estreme misure il direttore sportivo dei 99ers, Philipp Pinter. Il quale, non rinnoverà il contratto con Sam Antonitsch, Jacob Pfeffer, Michael Kernberger, Ramon Schnetzer, Rok Tičar e Stephen Harper.
Per contro, Pinter ha avuto la soddisfazione di chiudere con un neo-campione: il gigantesco difensore dei Red Bull, Paul Stapelfeldt. Che ha accettato di buon grado il biennale propostogli.
L’ultimo colpo di una certa rilevanza, in questa prima finestra di mercato, lo ha saputo piazzare l’HC Innsbruck. Dove si è accasato un ottimo regista difensivo. Qual è il canadese 29enne di Guelph, Patrick Kudla.
Già noto in Europa per le sue esperienze passate con Nové Zámky e Dukla Trenčín in Slovacchia e Litvinov in Repubblica Ceka, nelle ultime tre stagioni Kudla ha totalizzato in East Coast Hockey League - con gli Idaho Steelheads - la bellezza di 140 punti in 171 match.
Se vogliamo chiudere nel modo più degno il nostro panoramico focus, a 360 gradi, non si può eludere il più grande palcoscenico esistente al mondo, quello della National Hockey League. Venerdì scorso è calato il sipario sulla regular season (1312 incontri totali, seguiti da oltre 20 milioni di spettatori!). Che ha vissuto a New York il suo momento più alto, nella notte di domenica 6 aprile quando, nel match tra gli Islanders ed i Washington Capitals, Aleksandr Michajlovič Ovečkin (a settembre 40 anni) ha fatto cadere il primato di reti (894) realizzate in carriera in NHL, appartenuto a Wayne Gretzky, il Più Grande.
Fino a qui, Winnipeg e Washington sono stati dominanti. E gli ultimi duelli, per la definizione della griglia degli ottavi di finale, si sono decisi proprio all’ultima delle 82 giornate in programma.
Nonostante rush finali davvero importanti, con quattro vittorie consecutive a testa, Calgary e Columbus sono rimaste fuori dai giochi. Per buona pace di St. Louis, cresciuta moltissimo negli ultimi mesi, ad Ovest. E di Montreal e New Jersey, ad Est.
Gli ottavi di finale (ultimo aggiornamento - lunedì 21 aprile):
Toronto Maple Leafs - Ottawa Senators (gara 1: 6-2; serie 1-0): i primi non vincono dal lontano 1967 ed hanno la tendenza a dissipare la stagione proprio ai playoff. Inoltre, i Senators sono la peggior squadra che avrebbero potuto incontrare lungo la strada verso i quarti di finale. Buona la prima per Toronto. E fagiolata finale - al 59’16” - con 13 giocatori spediti in panca puniti, tutti con penalità minori.
Tampa Bay Lightning - Florida Panthers (serie: 0-0): ottavo di fuoco. Tampa ha tutto per arrivare in fondo. I Panthers sono i campioni uscenti ma non sembrano croccanti come lo scorso anno.
Washington Capitals - Montreal Canadiens (serie: 0-0): Ovi vs. Samuel Montembeault. Non il duello che sposterà l’esito della serie. Ma certamente uno dei più emblematici. Attenzione a Montreal (soprattutto a Nick Suzuki e Cole Caufield). I Canadiens potrebbero essere la mina vagante del lotto. Come nel 2021.
Carolina Hurricanes - New Jersey Devils (gara 1: 4-1; serie: 1-0): le previsioni su questo ottavo di finale sono all’insegna dell’estremo equilibrio. Da qui, una delle due potrebbe spiccare un volo destinato ad arrivare molto in alto.
Winnipeg Jets - St. Louis Blues (gara 1: 5-3; serie: 1-0): i rispettivi bioritmi sono lampanti. Una è stata dominante nel lungo periodo. L’altra nel breve. I Blues non hanno nulla da perdere. Per loro vale lo stesso discorso fatto per i Canadiens. Ma attenzione a Mark Scheifele (WJ), già immerso nel mood playoff. Pesantissimo regolamento di conti sul finale di gara 1: 100 minuti di penalità per eccessiva durezza, distribuiti su dieci giocatori. Aspettiamoci di tutto in questa serie.
Dallas Stars - Colorado Avalanche (gara 1: 1-5; serie 0-1): Nathan McKinnon (due gol in gara 1) e Cale Makar vorrebbero affettare Dallas. Ma le Stars sono un cliente davvero difficile da affrontare. Se Jake Öttinger (fenomenale goalie di Dallas) manterrà le percentuali di inizio aprile, sarà una serie estremamente equilibrata. Occhio al possibile ribaltone dei texani.
Vegas Golden Knights - Minnesota Wild (gara 1: 4-2; serie 1-0): il deserto del Nevada è davvero ostico ed inospitale. Capitan Stone è un maestro nel catechizzare lo spogliatoio. Servirà la miglior Minnesota. Ma potrebbe anche non bastare, contro una formidabile coppia di portieri come Adin Hill (partente in gara 1, match deciso ad 1” dalla sirena da un empty-net gol di Brett Howden) ed Ilya Samsonov.
Los Angeles Kings - Edmonton Oilers (serie: 0-0): tutti attendono gli Oilers. O meglio sarebbe dire Connor McDavid e Leon Draisaitl. Anche loro non vincono dal 1967. Una maledizione. Ma attenzione ai Kings. Capaci di exploit notevoli in regular season. E quindi accreditati a continuare il loro cammino.
Dopo il capitolo dedicato all’universo NHL... permetteteci di chiudere la nostra rubrica rivolgendo una carezza piena di commozione a Thomas Commisso. Che il tuo personale modo garbato di stare al mondo ed il tuo talento non siano mai dimenticati.
Ciao Tommy, riposa in pace...